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Catania: La D.I.A. confisca beni alla famiglia Vacante per un valore di 2 milioni di euro ( Agg.-Video)

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La Direzione Investigativa Antimafia di Catania, sta eseguendo un Decreto di confisca di beni, emesso ai sensi della vigente normativa antimafia, dal Tribunale di Catania, nei confronti di Roberto VACANTE, 52 enne di Catania, ritenuto affiliato alla consorteria mafiosa SANTAPAOLA.

Il predetto è coniugato con Irene Grazia SANTAPAOLA, figlia di Salvatore SANTAPAOLA (deceduto il 3.1.2003), fratello di SANTAPAOLA Benedetto, rappresentante provinciale dell’organizzazione Cosa Nostra.

Con il provvedimento in parola, è stato disposto la confisca di due ville, un’impresa di gestione di impianti sportivi e disponibilità bancarie per un valore complessivo di circa due milioni di euro, nonché la sottoposizione del VACANTE alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. per la durata di 2 anni e 6 mesi, con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza.

Le indagini di natura economico-finanziaria e patrimoniale, delegate dalla locale D.D.A. – espletate dal Centro Operativo D.I.A. di Catania, diretto dal Primo Dirigente della Polizia di Stato dott. Renato PANVINO, hanno permesso di individuare una serie di beni che, benché formalmente intestati ai suoi prossimi congiunti, sono stati ritenuti effettivamente riconducibili alla titolarità di quest’ultimo attraverso l’intestazione degli stessi alla propria moglie SANTAPAOLA Irene Grazia ed al fratello VACANTE Giancarlo.

In particolare è stata accertata la capacità reddituale del VACANTE e del suo nucleo familiare nell’arco temporale compreso tra il 1988 e il 2013, il cui esito ha evidenziato forti profili sperequativi tra i proventi dichiarati e il patrimonio posseduto. Da qui la presunzione, accolta dal Tribunale, di un’illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose connesse all’inserimento del VACANTE nell’ambito del clan “SANTAPAOLA”.

Giova altresì rammentare che l’adesione del VACANTE Roberto al consesso mafioso SANTAPAOLA, deve farsi risalire sin dagli inizi degli anni ‘90, allorquando nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “VEGA”, venne tratto in arresto unitamente ad altri 33 coindagati tutti appartenenti al clan “SANTAPAOLA”, in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, poiché ritenuto responsabile di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni, rapine usura ed omicidi.

Lo stesso veniva nuovamente tratto in arresto in data 07.12.2000, nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “ZEFIRO”, unitamente ad altri 8 soggetti tutti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni ed al gioco d’azzardo.

VACANTE Roberto è stato, altresì, tratto in arresto in data 09.10.2007, nell’ambito dell’operazione di P.G. convenzionalmente denominata “ARCANGELO”, condotta da questo Centro Operativo, in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, in quanto responsabile di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di traffico di stupefacenti ed estorsioni.

La sua intraneità all’organizzazione mafiosa “SANTAPAOLA-ERCOLANO” è stata inoltre confermata dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.

In particolare VACANTE Roberto annovera due condanne, con sentenze passate in giudicato, per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

La prima sentenza di condanna ad anni 2 e mesi 10 di reclusione, emessa dalla Corte d’Appello di Catania in data 22.01.2003, definitiva il 7.2.2003, ha affermato la responsabilità del predetto in ordine all’appartenenza all’associazione a delinquere di stampo mafioso denominata “ERCOLANO-SANTAPAOLA” a far data dal 1996.

Una successiva pronuncia di condanna alla pena di anni 6 di reclusione, all’esito del procedimento “ARCANGELO”, giusta sentenza del G.U.P. di Catania del 9.2.2009, per fatti accertati fino al novembre 2005, parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Catania con sentenza del 14.7.2010, definitiva il 27.1.2012, con la quale la pena è stata ridotta ad anni uno di reclusione.

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