L’inchiesta della procura di Napoli riguardante le tangenti pagate per portare metano nei comuni dell’isola flegrea – che ha portato all’arresto il primo cittadino di Ischia Giuseppe ‘Giosi’ Ferrandino del Pd e altre nove persone – e, soprattutto, il fatto che sia stato fatto il suo nome durante un’intercettazione agli atti dell’inchiesta, ha portato il non indagato Massimo D’Alema a replicare immediatamente, durante un convegno al Palazzo Arcivescovile di Salerno: «Sono offeso e indignato per essere chiamato in causa in questa vicenda, nella quale sono del tutto estraneo. Il mio nome non è stato fatto in merito a quest’inchiesta – continua l’ex Premier – il fatto del vino non c’entra nulla. Una cosa è conoscere i dirigenti di un’impresa, un’altra cosa è invece un’indagine che riguarda una vicenda ben precisa e cioè l’ipotesi che siano state pagate tangenti per il programma di metanizzazione dell’isola di Ischia. Un’indagine – prosegue ancora – che dura da diversi anni e se io avessi compiuto dei reati, credo che i magistrati mi avrebbero mandato un avviso di garanzia. Se nessuno mi ha chiamato in causa, quindi, io di conseguenza non sono sospettato di aver commesso alcun illecito. Non c’è alcuna intercettazione fra me ed i dirigenti di questa cooperativa. Con loro avevo un rapporto “normale”, lo stesso che posso avere con migliaia di persone».
Le precisazioni sull’accaduto non terminano qui. «I rapporti con la Cpl Concordia ci sono, anche perché tenni tempo fa una sua assemblea annuale. Ma così come ho rapporti con la Cpl, ho anche rapporti con altre aziende private. Per quanto riguarda i libri invece – continua D’Alema – nessun beneficio personale ma una legittima attività editoriale. Sono stati acquistati, infatti, per una manifestazione elettorale dedicata ai temi europei, alla quale fui invitato dal sindaco di Ischia, allora candidato del Pd».
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