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Diversità: Fidapa, la comunicazione inclusiva è  il salto di qualità

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Palermo. Si è concluso con successo ieri sera a Villa Magnisi il convegno “Differenze, disagi e risorse. Comunicare per superare gli stereotipi” organizzato in partenariato dalla Fidapa Palermo-Mondello.

Al centro dell’incontro, che ha riunito istituzioni, esperti e professionisti della salute, la destrutturazione dei pregiudizi e degli stereotipi legati alle persone con disabilità attraverso una comunicazione efficace ed inclusiva.

A fare gli onori di casa il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, consigliere del direttivo Fnomceo, che ha ricordato come la presenza di una disabilità è solo una parte della vita delle persone e che per costruire un ambiente inclusivo bisogna partire da un linguaggio che tenga conto di tutte le ‘differenze’. “Come medici – ha detto – abbiamo il dovere di adottare una comunicazione che riconosca l’unicità di ogni individuo indipendentemente dalla loro diversità. Questo significa adottare un linguaggio adeguando la relazione attraverso l’ascolto attento delle testimonianze perché solo la partecipazione attiva può garantire una rappresentazione autentica e inclusiva dei bisogni di salute. Come Ordine, continueremo a mettere in campo la formazione adeguata perché i medici abbiano gli strumenti necessari”.

Ad aprire i lavori la presidente della Fidapa Mondello-Palermo Carmela Sapuppo, che ha spiegato i due obiettivi dell’evento. “Il nostro primo scopo – ha spiegato – è valutare in che modo la comunicazione possa diventare un mezzo efficace per superare le barriere invisibili che originano dalla nostra mente, ovvero quegli stereotipi, che influenzano, anche involontariamente, il comunicare, le relazioni e gli atteggiamenti che abbiamo nei confronti delle differenze-diversità.  Il secondo è analizzare le ricadute positive dell’evoluzione linguistica che, con i termini differenza-diversità, ha permesso di andare oltre il termine disabilità. Termini scelti non a caso, che restituiscono a ciascuna persona le proprie individualità, valorizzandone le abilità, qualunque esse siano”.

“Una società inclusiva, capace di offrire realmente benessere diffuso, quale risorsa estesa a tutti – ha aggiunto Sapuppo –  è possibile solo se esiste un welfare attivo ed evoluto che permette di individuare e potenziare le capacità inclusive della persona”.

“E’ possibile ridurre le ‘differenze’, riducendone i disagi, arginando tutte quelle barriere determinate dalla comunicazione, relazioni, atteggiamenti, dalla società, dalla politica e da altri fattori ambientali – ha sottolineato la vicepresidente internazionale della Bpw international Giuseppina Seidita -. Ma è necessario individuare e potenziare attività e numero di ‘facilitatori’ che consentano l’inclusione di tutti a beneficio di tutta la collettività”.

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