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Festival del noir a Favignana, Diego De Silva affascina il pubblico con una lezione sulla ricerca della parola giusta

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L’uso della parola nella letteratura è fondamentale. Ogni romanzo è frutto di un lungo lavoro di riflessione, di scrematura, di aggiustamenti. Diego De Silva, prolifico autore napoletano, creatore del personaggio dell’avvocato Vincenzo Malinconico, amatissimo protagonista di una serie di romanzi e di fiction televisive di successo, ospite ieri sera del

Festival del noir mediterraneo “Come è profondo il mare” organizzato dal Comune di Favignana, ha parlato del difficile lavoro dello scrittore, della ricerca della parola giusta, capace di catturare emozioni e trasmetterle al lettore. 

“Il compito di ogni scrittore – ha detto – è dare parole alle cose. Credo che questo sia un istinto naturale di ogni essere umano, noi abbiamo l’esigenza di raccontare quello che ci capita, se non diamo le nostre parole a quello che viviamo non lasciamo nulla, non capiamo nulla. Questa è la funzione della letteratura. Spesso quando scrivo magari ho un bel giro di frase che mi gira nella testa ma non riesco ad andare avanti, a un certo punto mi fermo e mi chiedo: quale è la cosa che voglio comunicare? Allora trovo la parola giusta e quella parola è estremamente più semplice del giro di frase precedente, ma attenzione, bisogna arrivarci ed è un percorso lungo e complesso. Dietro a ogni pagina c’è dell’altro, un lungo lavoro di scrittura, di scrematura, parole a cui lo scrittore rinuncia in nome della pagina finita. Ma ciò che non vediamo lo sentiamo. Nella musica accade la stessa cosa, quando si ascolta un chitarrista che suona in maniera incantevole si resta affascinati perché si intuisce che dietro quella leggerezza c’è molto di più. Se uno vede Eric Clapton suonare dice è facile, ma poi va a casa, prendi la chitarra e capisci perché lui è Clapton e tu no”. 

Una vera e propria lezione di scrittura, quella di De Silva, che ha svelato alcune tecniche narrative e l’importanza della tipologia di linguaggio e di struttura linguistica.

“Se io scelgo di raccontare una storia che ha come protagonista un analfabeta devo parlare come un analfabeta, dico di più, devo pensare da analfabeta. Devo avere nei confronti del mondo, della mia capacità espressiva, un disincanto, un’impotenza e una frustrazione che fa si che quando io cerco la parola sbaglio, non metto bene a fuoco il concetto ma ci vado vicino. Nell’andare vicino, nella ricerca della parola, c’è già un esercizio letterario. Molto spesso le persone che non hanno avuto la possibilità di studiare hanno una creatività, una capacità espressiva di cui noi rimaniamo sorpresi. Non hanno la gabbia dell’istruzione e un vocabolario da cui attingere e si inventano le parole e ciò è estremamente affascinante. Perché, ad esempio, ci piace tanto quando i bambini iniziano a parlare? Perché inventano le parole e noi spesso ci leghiamo alle loro espressioni e le facciamo nostre, ci impadroniamo del loro modo di esprimersi”. 

Un dialogo leggero e frizzante, quello tra Diego De Silva e Giancarlo De Cataldo, curatore della rassegna letteraria, che ha interessato il folto pubblico presente suscitando numerosi spunti di riflessione. 

Questa sera alle 21.30 è in programma l’ultimo appuntamento. Dopo Savatteri, Genisi, Carrisi e De Silva arriva Carlo Lucarelli, giornalista e affermato scrittore di letteratura gialla. Un altro incontro da non perdere per appassionati del noir e non solo. 

Com. Stam. + foto

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