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Gli onesti partecipino alla vita politica del Paese del prof. Vincenzo Musacchio

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Gli italiani sono sempre più lontani dalla politica. L’attuale clima di sfiducia, mette apertamente in crisi profonda la cd. democrazia rappresentativa ed in primis, i partiti che insieme al Parlamento ne sono i principali interpreti. Noto che in ogni livello istituzionale e di governo vi è stata una emorragia di consenso (Stato centrale, Regioni, Province, Comuni). La nostra democrazia, si dimostra sempre più inefficiente (penso soprattutto ai servizi pubblici essenziali: sanità, scuola, lavoro). La degenerazione della politica e dell’azione dei partiti, manifestata soprattutto dagli ultimi scandali per corruzione, in pochi anni, ha destabilizzato il sistema facendo perdere i principali riferimenti alla società civile. Sono venuti meno partecipazione e fiducia dei cittadini, elementi essenziali della società, delle istituzioni e della stessa economia. In questa perdita di valori e di riferimenti, l’italiano “onesto” (quello che ancora paga il biglietto quando sale sul tram) è colui che paga il prezzo più salato. E’ lui la vittima sacrificale della corruzione e dell’evasione fiscale dei più furbi. Sono convinto che sia arrivato per gli onesti (quelli veri) il momento di comprendere che la loro maggiore difesa consiste nella partecipazione attiva alla vita politica, economica e sociale del Paese. Tutti dobbiamo essere interessati al bene comune e tutti ne siamo responsabili con le nostre condotte attive ed omissive. Naturalmente ognuno con gradi e con modalità diverse: politica, magistratura, mondo ecclesiastico, industria, finanza, impresa, sindacati, associazioni, mass media, volontariato, e soprattutto, singoli cittadini. Ogni soggetto ha il dovere di fare del proprio meglio per il bene della comunità che è in gravi difficoltà e che oggi è stremata. Se l’onestà è un valore, per essa occorre lottare strenuamente e il fatto di continuare a rimanere immobili ed insensibili è insopportabile. Martin Luther King, a buona ragione, affermava di non aver paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti. Io credo che la cosa più aberrante che si possa far passare in questo particolare momento storico è convincersi dell’inutilità dell’onestà. Chiudo queste brevi riflessioni chiamando in causa don Lorenzo Milani e il suo messaggio ancora attualissimo: “a che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca? Ecco, occupatele!”. Solo in questo modo, probabilmente, l’onestà potrà tornare ad essere una virtù ed una speranza per un’Italia migliore

VINCENZO MUSACCHIO
Docente di Diritto Penale presso la Scuola di Formazione (CONF.S.A) in Roma
Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sulla Corruzione in Roma
Direttore Scientifico della Scuola della Legalità “Don Peppe Diana”
Editorialista de “L’Ora” di Palermo e della Gazzetta del Mezzogiorno

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