Inchieste

Gli ottici sono stufi delle promesse

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[dropcap size=big]L[/dropcap]a lotta continua ma le risposte dal Comune sembrano tardare. Tante le incongruenze sul rilascio delle autorizzazioni a esercizi commerciali di ottica e oftalmica.
La questione nasce dall’operato di alcuni Comuni che con la mera presentazione della Scia autorizzano l’attività di ottico. Un esempio, su cui si può fare riferimento, per esplicitare e rendere maggiormente chiara la questione, risale al 26 settembre 2013 quando l’Ottica New Line di Vincenzo Accardi indìce una causa contro il Comune di Campobello di Mazara per un’autorizzazione rilasciata a Fotottica Media Vision di Fabrizio Luppino. La controversia ha come oggetto la decisione con la quale il Comune ha autorizzato l’Ottica di Luppino ad esercitare a titolo permanente l’attività sul territorio, violando gli art.1 e 12 della legge della Regione Autonoma Siciliana del 2004.
La legge prevede che le ottiche su un determinato territorio debbano sottostare ai limiti di densità demografica del Comune di riferimento; sono previsti, infatti, un esercizio commerciale per ottomila residenti e, inoltre, queste attività non devono mai essere più vicine tra loro di 300mt. Sono fatte salve le autorizzazioni rilasciate prima della data di entrata in vigore della presente legge. Quindi, alla luce di tutto ciò,è solo dopo aver comprovato le esigenze territoriali, che l’autorità comunale provvede al rilascio dell’autorizzazione. Ma, fatta la legge, nasce l’’inganno, infatti, moltissimi ottici hanno richiesto al Comune la Scia, ossia la Segnalazione certificata d’inizio attività che ha validità trenta giorni, nell’attesa di ricevere la reale autorizzazione. Peccato, che l’inottemperanza del Comune rende la SCIA, una vera e propria autorizzazione, non controllando, dopo trenta giorni, data ultima di scadenza, che l’esercizio sia provvisto o meno della certificazione per svolgere legittimamente la propria attività. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha deciso di sospendere il giudizio e di sottoporre alla Corte di Giustizia le questioni legate, innanzitutto all’esigenza di tutela della salute umana (dal momento in cui ci sono ottiche, autorizzate ai controlli della vista, che oltre a svolgere attività di carattere tecnico, quindi assemblaggio, vendita e riparazione, costituiscono dei veri e propri centri sanitari) e poi ai limiti di densità demografica e di distanza degli esercizi, prevedendo che nel territorio regionale esercizi di ottica, siano proporzionati, ossia non eccessivi rispetto all’obiettivo. Esiste da tempo un’Associazione Ottici nella provincia di Palermo, l’Assopto, che ha impugnato tutte le questioni legate ai dinieghi e alle autorizzazioni irregolari e ha portato all’attenzione la legge regionale Siciliana 12/2004 e dopo aver preso atto del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea nella causa 539/11, ha ribadito che le attività di ottica e oftalmica hanno bisogno della vera licenza,e non una SCIA, per poter esercitare nella totale legalità la professione. Per chi crede che la questione inerente ai centri commerciali sia differente, sbaglia di grosso. Infatti, questi ultimi devono sottostare alla legge nazionale, esattamente come se non fossero dentro il centro. “Molte volte le autorità, su richiesta del Comune fanno degli interventi per far chiudere le attività che non hanno le autorizzazioni, ma dopo poco tempo queste riaprono; molti sono gli abusivi a Palermo e la città dovrebbe agire nel pieno della legalità, invece, così non è. Uno o due interventi all’anno non mettono il Comune in pari con i propri doveri” dichiara il presidente dell’Assopto, Antonino Matranga.
L’Assessore alle attività produttive Giovanna Marano ha dichiarato, che è stato aperto un tavolo tecnico per risolvere la questione:”Il dubbio non sussisterà, con la Scia non sarà possibile avviare l’attività di ottico.” Nei prossimi giorni seguirà la nostra inchiesta.
Maria Trafficante

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