Italia

IL PONTE … DOVE LO METTO?

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Lasciamo perdere che l’idea di collegare la Sicilia al “continente” sia abbastanza vecchia da fare impallidire persino gli storici, pensate che i Romani tentarono un ponte su barche per fare attraversare gli elefanti presi ai Cartaginesi come bottino di guerra dopo la battaglia di Palermo avvenuta nel 251 a.C. .

Mettiamo da parte anche i progetti e le proposte che andavano dall’unità d’Italia fino alla seconda guerra mondiale, anche per far sentire i siciliani ancora più italiani nel caso avessero dimenticato gli sforzi dei governanti di un tempo, vedasi quei buontemponi dei Savoia e del loro fidato esportatore di ideali unitari, un po’ come gli odierni esportatori di democrazia, un tal Giuseppe Garibaldi con i suoi mille eroi del risorgimento, per avvicinare sempre più l’isola alla penisola. Si cominciò perciò nell’anno 1866 con l’allora Ministro dei Lavori Pubblici Jacini e via via si arrivò al 1908 quando si scoprì che quella porzione di territorio attraversata da una striscia di mare era ed è ad altissimo rischio sismico, tanto che Messina e Reggio Calabria, insieme ad altri comuni limitrofi, vennero rasi al suolo da un terremoto pari a 7,2 di magnitudo – 11 gradi della vecchia scala Mercalli, e per non farsi più fregare da questa sciagura naturale l’anno successivo, e siamo al 1909, venne presentato un progetto di galleria sottomarina, così il terremoto ci avrebbe fatto un baffo.

Di anno in anno, di progetto in progetto, siamo giunti al periodo post-bellico caratterizzato da vari tentativi progettuali avveniristici, nel 1955, nel 1969, e altri ancora negli anni successivi.

Ma la classica ciliegina sulla torta giunge con la legge 1158 del 1971 con cui il governo Colombo autorizza la creazione di una società di diritto privato a capitale pubblico, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario, società che diviene operativa nel 1981 e che comincia a spendere i soldi dei cittadini per il “non ponte”. Ad oggi sembrerebbe che l’onere per la “grande incompiuta” viaggi sull’ordine del miliardo e mezzo, ma se si impegnano un tantino possono sforare anche vette più alte, un po’ come il Mesner dell’acqua minerale o il grande Mike Buongiorno con la sua grappa.

E visto che il nostro luminoso premier sfida l’Europa, tanto da assomigliare al Wallace scozzese, soprattutto in materia di migranti, perché non andare oltre, considerato che l’audacia non gli manca, e provare a lanciare una scialuppa di salvataggio, ma che dico, un ponte vero fatto di cemento e acciaio, verso le coste africane? Sai che figura ci faremmo con i nostri dirimpettai? Magari salgono in macchina prendono il ponte Tunisi – Mazzara del Vallo, quasi una gita fuori porta, e vengono a votare per il Matteo nazionale la riforma costituzionale!!!

Gianfranco Pipitone

KKKKK
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