Musica

Intervista al cantautore Dellamore

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Originario di Palermo e grande fan di Dylan Dog, Dellamore è un artista che nella musica mette tutto sé stesso. Precedentemente conosciuto con il nome d’arte di Fre (ma all’anagrafe Federico Tarantino), questo cantautore siciliano ha già collaborato con artisti del calibro di Emis Killa, Jesto, Hyst, MadBuddy, Johnny Marsiglia, Davide Shorty.

Abbiamo provato a conoscerlo meglio in occasione dell’uscita di Interstellar, il suo ultimo singolo, un pezzo che ci ha colpiti per la sua capacità di far incontrare i gusti di cinefili, astronomi e appassionati di rap.

  1. Federico Tarantino, in arte Dellamore. Da dove deriva la necessità di avere un nome d’arte e perché proprio Dellamore?

Dalla necessità di scindere l’uomo dallo scrittore, l’umano dall’alieno, un po’ come Clark Kent e Superman. Il nome d’arte Dellamore deriva dal primo film ispirato interamente a Dylan Dog, di cui sono sempre stato molto fan.

  • Come ti sei avvicinato alla musica e, in particolare, al genere rap?

Se ben ricordo, grazie a mio padre, grande appassionato di rock. Poi da ragazzino, non so, forse per la mia personalità che si è venuta a plasmare negli anni, una volta ascoltato un brano rap e recepito tutte le emozioni, rabbia ed energia che trasmetteva questo genere, ne sono stato definitivamente colpito per sempre.

  • Interstellar è il tuo ultimo singolo. Che cosa racconta di te questo pezzo?

Il mio essere lunatico. Il mio pensare sempre troppo, facendomi domande alle quali il più delle volte non ho risposte certe, come quando guardo il cielo di notte e mi chiedo ‘’chissà come sarà lì fuori’’. Interstellar racconta un viaggio romanzato di una storia d’amore che rompe le barriere terrene ed ha che fare con la bellezza dell’ignoto dell’universo, ma anche con il suo cinismo. Lì non ci sono regole, tutto può succedere, nulla è sotto il nostro controllo, un po’ come nella vita alla fine.

  • Prima di diventare Dellamore eri conosciuto con il nome di Fre. In che modo pensi che la tua musica sia evoluta da allora ad oggi?

Penso si sia liberata da un paio di cliché che il rap spesso può portare. Penso sia più libera, ecco. Se domani devo raccontare una storia, e sento che il rap non sia il migliore strumento in quel caso, non ci penso due volte ad uscire fuori con una creazione che passi dall’indie, all’it-pop ecc…

  • Palermo è la tua città natale, ci racconti qualcosa sulla scena musicale palermitana?

Palermo è pieno di talenti, lo è sempre stata. Però è anche vero che quando c’è un talento a Palermo, si tende quasi il più delle volte ad oscurarlo, poiché ritenuto ‘’pericoloso’’. È difficile farsi notare per davvero, ecco. Sarà anche per la posizione scomoda a livello geografico. Comunque, in questi anni sono nate delle realtà veramente fresche come lo Studio Borealis, il videomaker Frank Falletta, che sono dei punti cardine ormai per chi fa musica a Palermo. Sta crescendo piano piano.

  • Sappiamo che nel corso della tua carriera hai avuto modo di collaborare con molti artisti di grande calibro. Qual è quindi la collaborazione di cui vai più fiero?

Sicuramente quella con Emis Killa, per la spontaneità con la quale essa è nata: una sfida di freestyle!

È bello pensare che dall’essere perfetti sconosciuti in un palco, ad offenderci, sia nata una simpatia e rispetto reciproco, portandoci a collaborare nel mio primo disco Sintomi (che dovrei caricare su Spotify qualche giorno, è un piccolo pezzo di storia palermitana).

Com. Stam.

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