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La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza individuano gli “ Scafisti ” di alcune imbarcazioni colme di migranti, alla deriva in pieno mediterraneo

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La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno individuato e sottoposto a fermo 12 cittadini stranieri, tra cui 2 minori, provenienti da diversi paesi dell’area sub sahariana, ritenuti gli “ scafisti ” di alcune imbarcazioni che avevano trasbordato i migranti, in pieno Mediterraneo, al largo della Libia.

Nella mattinata di ieri, è giunta al porto di Palermo la nave, “Dattilo” della Guardia Costiera, con a bordo 655 migranti, tra cui alcune donne incinte e più di 150 minori, “raccolti” in acque internazionali nel corso di 7 operazioni di salvataggio, condotte dalla predetta nave Dattilo e da altre imbarcazioni di organizzazioni non governative.

Tra i migranti avevano tentato di confondersi e di celare il loro reale ruolo  anche 12 individui, che gli investigatori della Squadra Mobile, del GICO e della Stazione Navale della Guardia di Finanza hanno, invece, scovato.

Erano, in realtà, “scafisti”, privi di scrupoli ed appartenenti ad un’organizzazione criminale, dedita a favorire l’illegale ingresso di stranieri nel territorio italiano.

Poliziotti e finanzieri hanno  sviluppato le preliminari informazioni raccolte a bordo dall’equipaggio della nave e al porto di Palermo ed hanno completato il quadro probatorio a carico degli indagati, sentendo a verbale decine di migranti ed individuando numerosi testimoni.

Fondamentale per il buon esito delle indagini l’apporto fornito dall’equipaggio della nave Dattilo: gli uomini della Guardia Costiera, infatti, già durante le prime fasi dei soccorsi in alto mare, durante il trasbordo dei migranti dai “barconi” su cui viaggiavano, hanno svolto un prezioso ed incisivo lavoro di accertamento preliminare, volto all’individuazione degli “scafisti”, effettuando video, foto e altre acquisizioni investigative a bordo, poi messe a disposizione degli investigatori e significative ai fini dei successivi Fermi.

Le informazioni raccolte hanno consentito di ricostruire nel dettaglio le modalità del viaggio iniziato da Sabrata, sulle coste libiche, delineando uno spaccato, purtroppo non inedito, di soprusi e privazioni, ancor prima di partire: alcuni dei migranti prima del viaggio sono stati tenuti rinchiusi in capannoni, con scarsissime razioni di cibo e acqua, sotto vigilanza armata e costretti a pagare circa 1000 dollari ciascuno per la traversata verso le coste italiane.

 I migranti hanno raccontato poi le fasi dell’intero viaggio ed hanno indicato gli “scafisti”, chiarendone i ruoli: ciascun barcone ne conteneva 2, i quali si occupavano, rispettivamente, della conduzione dei precari natanti e delle coordinate della navigazione, attraverso una bussola di cui erano dotati; altro loro compito era quello di mantenere l’ordine a bordo, se il caso anche attraverso minacce e violenza.

I fermati sono stati condotti presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” e al Centro di Prima Accoglienza “Malaspina”, per quanto riguarda i due minori.

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