Inchieste

Natale Giunta gestisce un bene sequestrato alla mafia

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[dropcap size=big]L[/dropcap]a notizia risale al 2 ottobre 2014 lo chef antimafia Natale Giunta vince il bando per l’affitto dei locali dell’ex supercinema in via Cavour. L’immobile che era chiuso da ben 3 anni era stato sequestrato alla mafia, e affidato al Tribunale di Palermo. Giunta aveva presentato un progetto imprenditoriale che ha riunito ristoranti e negozi specializzati: lo stesso Giunta raccontava in un articolo apparso su Repubblica il suo progetto imprenditoriale. “L’idea – racconta Giunta – è quella di creare qualcosa di mai visto prima in Sicilia e in Italia, ovvero un luogo in cui il sapore e il gusto della nostra Isola vengano esaltati nella loro migliore veste. Un punto di ritrovo non solo per i palermitani ma anche per i tanti turisti che ormai arrivano sempre più numerosi in città. La galleria ospiterà un drink bar e una birreria con birre siciliane. Al piano terra, ci sarà uno street food restaurant, nella migliore tradizione del cibo da strada, una cioccolateria, una gelateria, una torrefazione, una latteria. Al primo piano, troveranno spazio attività commerciali di vendita e degustazione: un pastificio, un negozio di formaggi, un negozio di ortofrutta, una macelleria e una pescheria. La clientela potrà scegliere di acquistare le specialità da portare a casa oppure gustarli ai piani, nei punti ristoro. E cercheremo di accontentare tutti i palati e anche le esigenze di chi mangia vegetariano”. All’ultimo piano, infine, un’enoteca con le migliori etichette, un lounge bar, un ristorante e una sala eventi, per feste o congressi. I locali al piano sotterraneo e al pianterreno torneranno a essere collegati con la Libreria Feltrinelli. Un’operazione che, conclusi i contratti con i vari imprenditori locali, dovrebbe rilanciare anche il mercato del lavoro. Sono previste infatti a regime circa 100 assunzioni, tra personale di cucina e addetti alla vendita. “In un momento di crisi, in cui chiudono in tanti – dice Giunta – continuiamo a investire e a credere in questa città”. Una realtà imprenditoriale importante per la nostra città, un riscatto per un bene che sequestrato alla mafia, viene affidato ad uno chef che ha lottato contro la criminalità organizzata, subendo diverse intimidazioni. Sin qui tutto bello, ineccepibile, insomma una bella storia. Peccato che la vicenda non finisce qui. La società che gestisce tutta la baracca oltre a essere posseduta da Natale Giunta, ha un amministratore unico molto “particolare” che ne è proprietario per il 50% della stessa. Si tratta di Giovanni Avanti ex presidente della Provincia di Palermo, condannato per bancarotta fraudolenta. Avete capito bene, non si tratta di uno scherzo. Un bene confiscato alla mafia viene gestito da un tizio che è stato condannato per bancarotta fraudolenta. Il gip Luigi Petrucci accolse l’accordo tra la difesa e il pm Gaetano Guardì, Avanti infatti patteggiò.
Nel momento in cui la società fallì, Avanti era ancora Presidente della Provincia, oggi abolita, come tutte le altre dell’Isola, e commissariata. Secondo l’accusa l’amministratore unico dell’azienda avrebbe tenuto le scritture contabili in modo tale da non consentire la ricostruzione del patrimonio e dell’andamento degli affari, omettendo anche di rilevare debiti tributari e previdenziali. Nel momento in cui “Ingegneria integrata” era in crisi e in stato di insolvenza, tra il 2009 e l’aprile 2012, sempre secondo il pm Guardì, Avanti, che fu pure assessore delle giunte di centrodestra del Comune di Palermo, avrebbe effettuato pagamenti per 237.975 euro. Tra il 2005 e il 2010 Avanti avrebbe nascosto le perdite dell’azienda, non inserendo nei bilanci i debiti tributari e previdenziali, “liquidi ed esigibili” perché già iscritti a ruolo. Il bene, oggi gestito da Giunta fu sequestrato a Vincenzo Rizzacasa, noto imprenditore edile di Palermo cacciato dalla Confindustria. In totale a Rizzacasa vennero sequestrati beni per un valore di 200 milioni di euro. Al momento dell’assegnazione del bene il procedimento nei confronti di Giovanni Avanti era in corso, la condanna infatti arrivò a dicembre, il bene venne assegnato a ottobre qualche mese prima.
Ma la cosa assurda è che, da quanto emerge dalla visura camerale, l’amministratore unico dell’azienda è sempre Giovanni Avanti.
Le sorprese non sono finite, la politica colpisce ancora, insieme a Natale Giunta, e Giovanni Avanti sapete chi era il terzo socio? Tale Fabio Rubino cognato guarda caso di Francesco Cascio, attuale deputato regionale ed ex presidente dell’Ars. Rubino in data 28/08/14 ha però ceduto le sua quota societaria. In questa sede vogliamo ricordare che l’amministratore giudiziario esplicitamente ai sensi di legge (art.35 co.5 D.lgs.159/2011) riveste la qualifica di pubblico ufficiale ed è quindi incaricato di svolgere una pubblica funzione con il preciso dovere di applicare la legge.
Come per tutti i pubblici ufficiali, se è vero che la legge è uguale per tutti, se produce un danno o un vantaggio patrimoniale che è in contrasto con le norme di legge o di regolamento dovrebbe ben rispondere di abuso d’ufficio poiché invece dovrebbe sempre operare secondo i principi che regolano il buon andamento e l’imparzialità della Pubblica amministrazione, cioè quelli di evidenza , trasparenza , pubblicità.
Ma la questione è più grave, sia in termini di applicazione della legge che in termini di principio di opportunità ed etica. Infatti, se è vero che un comune mortale per essere affidatario da parte di un pubblico ufficiale, anche solo della fornitura di un rotolo di carta igienica non deve avere condanne a suo carico o aver commesso illeciti, dimostrando e attestando, tra le tante altre, di non avere debiti con l’erario, è pur vero anche che in nome del popolo italiano e del ripristino della concorrenza è oggi un pubblico ufficiale incaricato dal Tribunale stesso ad affidare un bene in nome del ripristino della legalità ad un soggetto che da amministratore di società ha fallito e che ha patteggiato la pena per il reato bancarotta, perché avrebbe nascosto le perdite dell’azienda, non inserendo nei bilanci i debiti tributari e previdenziali, “liquidi ed esigibili” perché già iscritti a ruolo e che, udite udite, è persino debitore dello Stato per un milione di euro per danno erariale dopo due gradi di giudizio. Sic! Paradosso ormai consolidato è che se l’obiettivo dei sequestri è, nell’ esclusivo interesse generale, la repressione degli eventuali abusi lesivi della libera concorrenza, unitamente a quello della effettiva tutela della stessa è vero anche che in più di un caso senza censura alcuna da parte della magistratura, come in quello esaminato, non solo ci si trova davanti a comportamenti altamente lesivi della libera concorrenza, ma di veri abusi palesemente contrari ed in violazione dei requisiti basilari imposti dalla legge e quindi ben lontani dall’interesse generale di ripristino della legalità.
Eppure, a chi ha il dovere di applicare la legge ” in modo uguale per tutti” dovrebbe ben bastare solo la questione etica di opportunità per non imbarazzare e umiliare la funzione di interesse generale che invece dovrebbe essere esercitata per dovere.
La questione, peraltro, ha anche il sapore gravemente amaro di “groviglio” tra politica e magistratura.
Come le tante questioni che esplodono via via nella cronaca dell’antimafia degli affari, della legalità delle patenti e delle etichette che fa ancora credere a molti di poter beneficiare degli abusi impunemente.
Nell’indolenza generale, di chi invece avrebbe competenza per intervenire rispetto alle numerosissime denuncie e ai gravi fatti che emergono giorno per giorno, ma invece semplicemente ignora trovandosi invece in conflitto di interesse più o meno palese, trattandosi di pubblici ufficiali chissà, forse è ora di interpellare l’Autorità anticorruzione, che non ha figli mariti, mogli nipoti ,fratelli, zii, cugini, conviventi, conviventi di figli etc in Sicilia per fortuna, perché in assenza di regole e veri controlli ormai è noto : può accadere di tutto, come raccontano tristemente le cronache degli ultimi giorni.
E se Dante Alighieri fosse vivo ,state certi, oggi scriverebbe un intero capitolo sugli ignavi.

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