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PALERMO: OPERAZIONE “ERMES”: Arresto fiancheggiatori Messina Denaro (Aggiornamenti)

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Nelle prime ore della mattinata la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’O.C.C. in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, D.ssa M. Pino su richiesta della Procura di Palermo DDA (D.ssa T.M. Principato Proc. Agg.to, Dr. P. Guido e Dr. C. Marzella Sost.) nei confronti di:

1. GONDOLA Vito, nato a Mazara del Vallo (TP), il 16/04/1938, allevatore pluripregiudicato, reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo;
2. GUCCIARDI Michele, nato a Salemi (TP) il 11/10/1953, imprenditore agricolo pregiudicato, reggente della famiglia mafiosa di Salemi;
3. SCIMONELLI Giovanni Domenico, nato a Locarno (Svizzera), il 08/08/1967, imprenditore pregiudicato, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Partanna;
4. GIAMBALVO Pietro, nato ad Ustica (PA), il 28/07/1938, allevatore pregiudicato, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Santa Ninfa (TP);
5. GIAMBALVO Vincenzo, nato a Mazara Del Vallo (TP), il 01/05/1977, allevatore pregiudicato, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Santa Ninfa (TP);
6. GIGLIO Sergio, nato a Salemi (TP), il 07/08/1969, allevatore, pregiudicato;
7. DI LEONARDO Ugo, nato a Santa Ninfa (TP), il 27/04/1942, geometra in pensione, incensurato;
8. TERRANOVA Michele, nato a Salemi (TP), il 23/09/1969 ed ivi residente, allevatore, incensurato,
9. MATTARELLA Giovanni, nato a Mazara del Vallo (TP), il 10/03/1966, commerciante pregiudicato, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo;
10. AGUECI Leonardo, nato a Salemi (TP), il 11/11/1987, ragioniere incensurato di Gibellina (TP);
11. LORETTA Giovanni, nato a Mazara del Vallo (TP), il 31/10/1972, autotrasportatore.

I predetti sono indagati per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso (dal nr.1 al numero 8) e favoreggiamento aggravato dalla modalità mafiosa (dal nr.9 al nr.11) per aver agevolato la latitanza del noto boss Matteo MESSINA DENARO.

La misura cautelare nei confronti di GONDOLA Vito è stata eseguita congiuntamente a Militari dell’Arma dei Carabinieri in forza al R.O.S., le cui risultanze investigative hanno contribuito ad evidenziare il ruolo apicale, in seno al mandamento mafioso di Mazara del Vallo, dell’anziano uomo d’onore.

Le indagini, svolte da investigatori del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Palermo e Trapani, finalizzate alla cattura del latitante MESSINA DENARO, rappresentano l’evoluzione investigativa degli esiti raggiunti con le operazioni “Golem I e II” prima, ed “Eden I e II” poi, esperite dai medesimi Uffici di Polizia Giudiziaria.

In seguito all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi emessi nell’ambito dell’indagine Golem II – marzo 2010 – che era focalizzata nel ricostruire la catena di supporto del latitante e di veicolazione delle sue comunicazioni, le attenzioni investigative si sono concentrate su quei soggetti che, per caratura criminale e ruolo assodato all’interno delle consorterie mafiose della provincia di Trapani, potessero succedere agli arrestati del tempo nella struttura di favoreggiamento del latitante.

Tra questi venivano individuati GONDOLA Vito, anziano ed autorevole capo-mandamento della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, GUCCIARDI Michele, ai vertici della famiglia mafiosa di Salemi, GIAMBALVO Pietro di Santa Ninfa e SCIMONELLI Giovanni Domenico di Partanna (già arrestato nel 1998 nell’ambito dell’operazione Belice per analoghe condotte).

Le indagini, pertanto, consentivano di individuare i primi mesi del 2012, quale periodo di effettiva riapertura dei canali di comunicazione del latitante che, come accaduto in passato, avrebbe utilizzato riservatissime comunicazioni scritte (cd. pizzini) per trasmettere ai propri sodali le disposizioni e continuare ad esercitare l’indiscussa azione di comando.

I più sofisticati mezzi tecnici d’indagine consentivano di individuare la rete di veicolazione dei pizzini diretti al latitante o originati dallo stesso e destinati alle diverse famiglie mafiose della provincia di Trapani. Rete che si strutturava grazie a riservatissime comunicazioni tra i predetti uomini d’onore che, al fine di eludere le investigazioni dirette alle loro persone, utilizzavano alcuni insospettabili soggetti per fissare discreti appuntamenti in isolatissimi luoghi delle campagne tra Salemi, Mazara del Vallo, Santa Ninfa e Partanna.

In particolare, si evidenziava il ruolo apicale del GONDOLA Vito in tale struttura. All’anziano mazarese, come rilevato da importanti intercettazioni, era stato attribuito il gravoso compito di gestire i tempi ed i modi di consegna e distribuzione della “corrispondenza” del MESSINA DENARO.

Lo stesso capomafia mazarese aveva dovuto individuare dei “tramiti” (così denominava i soggetti di fiducia lo stesso latitante in scritti in precedenza sequestrati) di provata affidabilità, per poter interloquire in maniera riservata con gli altri capimafia.

Si evidenziavano, pertanto, soggetti incensurati e apparentemente insospettabili, quali il TERRANOVA Michele (un allevatore di Salemi, nonché gestore di un caseificio in quel centro) che garantiva il discreto collegamento tra GONDOLA e GUCCIARDI, ai quali era legato da apparentemente lecite ragioni lavorative connesse alla pastorizia.

In egual modo, LORETTA Giovanni (autotrasportatore mazarese, fratello di LORETTA Carlo, già tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “PERONOSPERA II”) assicurava, per il tramite di AGUECI Leonardo (un ragioniere di una ditta di Santa Ninfa, legata al LORETTA per ragioni d’affari), le comunicazioni tra GONDOLA e GIAMBALVO.

Analogamente DI LEONARDO Ugo, un geometra in pensione di Partanna, permetteva al GONDOLA di fissare dei riservati incontri con SCIMONELLI Domenico e, talvolta, agevolava quest’ultimo nel fissare appuntamenti con GIAMBALVO Pietro.

MATTARELLA Giovanni, genero del GONDOLA, già tratto in arresto e condannato per aver favorito la latitanza di SINACORI Vincenzo, infine, agevolava la pianificazione e la fissazione di riservati incontri tra il di lui suocero e lo SCIMONELLI Giovanni Domenico.

La trasmissione della riservata corrispondenza, per quanto emerso, avveniva con cadenza trimestrale e con modalità dettate dallo stesso latitante che, evidentemente al fine di scongiurare ogni possibile tentativo da parte degli investigatori di risalire la filiera di trasmissione dei pizzini, aveva deciso di evitare più frequenti contatti con i suoi accoliti.

Lo scambio dei messaggi avveniva in aperta campagna nell’occasione dei menzionati incontri tra gli indagati che, pure in quelle occasioni, usavano la massima accortezza nel linguaggio, per riferirsi al latitante o alle dinamiche criminali sottese alle direttive da questi impartite mediante gli stessi riservati messaggi.

Le investigazioni del ROS, infine, hanno consentito di meglio definire il ruolo di vertice di GODOLA Vito, concretizzatosi nella risoluzione di controversie interne al sodalizio e nel capillare controllo del territorio finalizzato all’infiltrazione del tessuto economico locale, attraverso imprese di diretta emanazione dell’organizzazione criminale.
Sono stati, infatti, documentati i suoi ripetuti interventi per dirimere contrasti inerenti la spartizione dei guadagni provenienti dalla realizzazione del parco eolico denominato “Vento di Vino”, destinati anche al sostentamento del nucleo familiare dei MESSINA DENARO e dello stesso latitante.

Nello stesso contesto sono state eseguite 18 perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altri soggetti indagati a piede libero nell’ambito del medesimo procedimento penale.

Sono attualmente in corso verifiche di natura finanziaria presso alcuni istituti di credito svizzeri, ove si ritiene plausibile che alcuni indagati possano aver distratto somme di denaro finalizzate al sostentamento economico del latitante.

Gli arrestati sono stati condotti in carcere a disposizione dell’A.G.

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