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Per la Cassazione dare del “frocio” ad altri è diffamazione

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Il termine “frocio” è sempre offensivo e lede la personalità della persona a cui è rivolto. Lo ha detto la Corte di cassazione nella sentenza 19359 del 2021, con la quale ha posto fine ad una vicenda processuale che ha visto alla sbarra un transessuale, che aveva così appellato sui social un uomo con il quale aveva avuto in precedenza un rapporto sessuale.

L’imputato è stato condannato per diffamazione sia in primo che in secondo grado, ma il suo difensore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che dare del “frocio” ad una persona sui social non è diffamazione, in quanto oggi tale termine non è più considerato diffamatorio ed offensivo. I giudici supremi sono stati però di diverso avviso, considerando che il termine “frocio” continua ad essere offensivo e lesivo della personalità altrui, a maggiore ragione quando viene usato per diffamare gli altri sui social, confermando così la condanna per diffamazione inflitta all’imputato nei precedenti gradi di giudizio.

Ciro Cardinale

Com. Stam.

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