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Ragazza indiana rifiuta il matrimonio e denuncia i familiari, lieto fine

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“Un’altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico”, si sfoga l’avvocato Barbara Iannuccelli, raccontando la storia della sua giovane assistita.

Una ragazza19enne di origini indiane e residente in provincia di Modena che ha denunciato i familiari per maltrattamenti e costrizione al matrimonio e che, mercoledì notte, dopo cinque ore in commissariato per cercare una soluzione, è stata ospitata dalla preside della sua scuola. Proprio ai suoi insegnanti la 19enne ha raccontato di essere stata isolata, tenuta a digiuno due giorni dai familiari che le avrebbero dato da bere del latte dal sapore cattivo che l’ha fatta addormentare e poi risvegliare con un gran mal di testa. Il 13 aprile la scuola ha segnalato i fatti alla Polizia.

Il padre aveva scoperto che si era innamorata di un giovane connazionale e l’avrebbe picchiata: si sarebbe seduto davanti a lei dandole dei calci e avrebbe minacciato di tagliarle la gola. “Ieri – racconta l’avvocato Barbara Iannuccelli – ho ricevuto una richiesta di aiuto da parte di questa ragazza. Era andata a scuola, ma una volta arrivata a casa i familiari le hanno sequestrato il cellulare.
È riuscita a comunicare con me grazie ai social, mi ha chiesto di vederci questa mattina. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata e le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo”.
Oggi l’ho accompagnata a sporgere denuncia in un commissariato del Bolognese, ma non c’era nessuna possibilità di collocamento in protezione, se non metterla da sola in un b&b e se volevo avrei potuto dormire io con lei. Ora è stata affidata alla preside, una privata cittadina, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando. Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati”. Ora la giovane, dopo aver trascorso la notte a casa della preside della scuola, a cui è stata affidata, verrà portata in una struttura protetta.

di Paola Bonacina

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