Cronaca

Scoperto un sistema di utilizzo illecito di cittadini extracomunitari ospitati presso il CAS 10 le persone arrestate Video

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Livorno.  Operazione contro il caporalato: scoperto un sistema di utilizzo illecito di cittadini extracomunitari ospitati presso il Centro di Accoglienza Straordinaria – CAS di Piombino, impiegati nel settore agricolo in diverse province della Toscana. 10 le persone arrestate.

Su ordine dalla Procura della Repubblica di Livorno, i militari del locale Comando Provinciale, unitamente a quelli del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro labronico e di quelli dei reparti territorialmente competenti, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di 10 soggetti di nazionalità pakistana, regolari sul T.N. e residenti nelle province di Siena e Grosseto, ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, delle condotte riconducibili al reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” il cd. “caporalato” (ai sensi artt. 110 e 603 bis c.p.) fattispecie commessa anche con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

L’indagine, sviluppata nell’arco temporale dal maggio 2023 al febbraio 2024 a cura dei Carabinieri della Compagnia di Piombino con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, è stata condotta avvalendosi di diversi contributi investigativi frutto delle attività di tipo tecnico e dinamico, riscontrate dalle dichiarazioni rese proprio dai lavoratori-parti offese.

L’intera operazione si è articolata attraverso servizi di ocp, intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione di documenti attestanti le prestazioni lavorative effettivamente svolte e risultate totalmente difformi da quanto desumibile invece dalla documentazione amministrativa di 6 ditte individuali fornitrici di lavori e servizi nel settore agricolo riconducibili ad altrettanti arrestati.

In particolare l’attività ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura, di età compresa tra i 30 e i 56 anni, posti in essere in maniera continuativa durante tutto il periodo delle indagini, nonché dalla personalità degli indagati, i quali hanno dimostrato una particolare inclinazione a delinquere, persistendo nelle condotte delittuose, attuate con modalità organizzate e quindi assai allarmanti, i quali disponevano quotidianamente di stranieri impiegati in maniera irregolare in ordine:

  • alla sussistenza di 3 distinti gruppi dediti al reclutamento ed il prelevamento presso il Centro di Accoglienza Straordinaria “Le Caravelle” di Riotorto (LI) di 67 ospiti richiedenti status di protezione internazionale di rifugiati ovvero di beneficiari di protezione sussidiaria o umanitaria, di nazionalità pakistana e bengalese, in grave stato di bisogno, per poi sottoporli a condizioni di sfruttamento;
  • al modus operandi relativo all’individuazione, al trasporto, all’impiego ed al controllo delle vittime in aziende agricole site nelle province di Livorno e Grosseto;
  • alle modalità di reclutamento che avveniva, non sulla base di eventuali capacità o competenze personali, bensì esclusivamente in termini quantitativi ovvero sul numero di lavoratori richiesti per le diverse attività agricole.

Sono state riscontrate, inoltre, reiterate violazioni della normativa sull’orario di lavoro (i lavoratori svolgevano turni anche di oltre 10 ore giornaliere, che si protraevano dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio, in violazione alla legge relativa all’orario di lavoro) per lo svolgimento di attività agricola (consistente nella raccolta di ortaggi ed olive nonché nella manutenzione di vigneti) con la sistematica corresponsione di retribuzioni inferiori rispetto a quanto previsto dai contratti collettivi territoriali, in modo sproporzionato rispetto al lavoro svolto e senza versamento di contributi previdenziali ed assistenziali, nonché in palese violazione delle normative in materia di sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro, sui riposi e sulle ferie.

Delle ripetute violazioni degli accordi sindacali inerenti alla retribuzione, veniva in particolare accertato:

  • il mancato rispetto dell’orario giornaliero, stabilito in 6,30 ore giornaliere (art.34 del citato Contratto);
  • il non rispetto delle pause dal lavoro, avendo i lavoratori il diritto ad interrompere l’attività lavorativa per una pausa di 10 minuti retribuita nell’arco della giornata nel caso in cui l’orario di lavoro superi le 6 ore continuative (art.34 del citato Contratto) ed essendo emerso che i lavoratori fruivano di una sola pausa pranzo pur lavorando più di sei ore;
  • il non rispetto dei parametri minimi di retribuzione oraria previsti dai Contratti Provinciali del Lavoro per gli operai agricoli della Provincia di Grosseto, accertando che la contribuzione oraria poteva variare tra i 3 e i 9 euro circa all’ora ed in un caso addirittura all’importo di 0.97 euro all’ora;
  • la costante violazione delle norme in materia di sicurezza ed igiene sui luoghi di lavoro, infatti nessun lavoratore veniva formato (art.37 D.lgs.81/08), a nessun lavoratore venivano consegnati i dispositivi di protezione individuale, tranne in un caso un paio di guanti (art.18 c. 1 lett. “D” D. Lgs. 81/08) e nessun lavoratore veniva sottoposto a visita medica (art.18 c. 1 lett. “G” D. Lgs. 81/08);
  • ritardi nei pagamenti degli stipendi anche oltre 3 mesi, nonostante lo stato di bisogno delle famiglie dei lavoratori e in alcuni casi è emerso addirittura il mancato pagamento dei lavoratori per l’attività svolta;

Nel corso delle indagini è stato altresì accertato:

  • il mancato versamento di oneri previdenziali ed assistenziali da parte dei titolari delle ditte individuali per un importo complessivo di oltre 45.000 euro, con duplice danno per i lavoratori e per lo Stato. Per il recupero di tali somme illegittimamente non versate, è stato disposto il sequestro preventivo a carico dei 6 titolari delle ditte coinvolte;
  • il grave stato di bisogno dei lavoratori impiegati, che li ha indotti ad accettare qualsiasi condizione lavorativa che potesse consentire loro una prospettiva di guadagno per supportare le famiglie nei rispettivi Paesi d’origine, e gli indici di sfruttamento;
  • la mancata garanzia ai lavoratori di poter espletare le proprie funzioni fisiologiche.

Condizioni di lavoro, quelle appena descritte, chiaramente possibili soltanto in ragione della particolare situazione in cui versano i lavoratori extracomunitari, i quali si trovano in stato di temporanea accoglienza in un paese straniero e non hanno generalmente altro mezzo, né materiale né culturale, per guadagnare viveri da destinare ai propri bisogni ed a quelli dei loro cari, spesso rimasti nelle terre di origine in attesa di ricevere i proventi di chi si è spinto a lasciare il proprio paese nella speranza di trovare una situazione lavorativa ed economica per uscire dalla propria condizione di povertà.

All’esito delle complesse indagini i carabinieri di Piombino hanno comunicato alla Procura della Repubblica di Livorno gli elementi di reato a suffragio dei gravi indizi di colpevolezza raccolti a carico degli indagati, ritenuti determinanti per il GIP che ha ravvisato un “quadro indiziario gravissimo che converge univocamente” a carico dei 10 soggetti pakistani quali autori del reato cd. “caporalato” e delle violazioni dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

La sussistenza, infine, di un“concreto ed attuale pericolo di reiterazione del reato”, dovuta all’alta probabilità che possano commettere ulteriori delitti della stessa specie, unito al “concreto e attuale pericolo che gli indagati si diano alla fuga lasciando il territorio nazionale”, sono stati gli elementi alla base della richiesta dell’AG inquirente che è stata pienamente accolta dal Tribunale ed a cui ha fatto seguito la fase finale ed esecutiva delle indagini ad opera dei carabinieri.

Dei soggetti destinatari della misura cautelare, 1 è stato localizzato all’estero ed è in corso l’internazionalizzazione del provvedimento.

Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, sono da ritenersi presunte innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – sino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.

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