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Tutela lavoro: campagna “Estate Sicura” (Video)


L’Arma dei Carabinieri dal lontano 1926 dedica particolare attenzione alle tematiche di forte rilievo sociale, quale la tutela del lavoro. Nello specifico settore sono impiegati circa 450 militari, specializzati in materia giuslavoristica, ed aventi la qualifica di “ispettori del lavoro”. Tali risorse sono coordinate, a livello centrale, dal Comando Carabinieri per la tutela del lavoro che si avvale di 5 Gruppi (Roma, Milano, Venezia e Napoli – con competenza interregionale – e Palermo – responsabile per la sola regione Sicilia –, nonché   101 Nuclei presenti in tutte le province d’Italia, ad eccezione di quelle autonome di Trento e Bolzano.

L’attività svolta dai Carabinieri per la Tutela del Lavoro, in coordinamento con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, rappresenta un solido punto di riferimento sia per il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alle cui dipendenze funzionali opera, sia per le Forze di Polizia nazionali ed internazionali, nonché per le Istituzioni e per quanti hanno a cuore la salvaguardia del lavoro regolare e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Nel corrente anno, le ispezioni in materia di lavoro condotte dai militari del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro (anche in sinergia con gli altri Reparti Speciali e l’Arma Territoriale) sono state generalmente orientate nei confronti di illeciti sostanziali, ossia di quei fenomeni di violazione che incidono sulle garanzie fondamentali che stanno alla base del rapporto di lavoro e della sana concorrenza tra imprese.

Durante il periodo estivo, dato l’elevato numero di lavori stagionali, l’attività di vigilanza diventa più impegnativa e viene indirizzata, soprattutto, al contrasto di quei fenomeni illeciti che incidono sulle garanzie fondamentali che sono alla base del rapporto di lavoro.

È per tali motivi che, nel periodo estivo, l’attività del reparto speciale,  d’intesa con il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, con le strategie operative definite con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è stata denominata, volutamente,  “ESTATE SICURA”, in quanto ha ricompreso le ordinarie attività di controllo replicate in più periodi dell’anno, incrementate da iniziative di carattere straordinario, volte a conferire maggiori energie nel contrasto di quei fenomeni che, nella stagione estiva, presentano spiccata virulenza, anche in termini di allarme sociale, quali: il lavoro “nero”, le truffe perpetrate in danno degli Enti previdenziali e assistenziali, il tristemente noto “caporalato”, la sicurezza sui luoghi di lavoro ed il lavoro minorile.

In generale, dal 1° gennaio al 30 settembre, l’attività del comparto di specialità sull’intero territorio nazionale ha consentito di:

  • controllare 14.746 aziende;
  • verificare la posizione contrattuale e previdenziale di 43.685 lavoratori;
  • sospendere 1.879 attività d’impresa;
  • denunciate all’Autorità Giudiziaria 5.287 persone (di cui 38 tratte in stato di arresto);
  • accertare evasioni/omissioni contributive per circa 12 milioni di Euro;
  • contestare sanzioni amministrative per oltre 20 milioni di Euro.

In merito, rimane molto alta la percentuale di aziende in cui sono state riscontrate irregolarità, ovvero il 68%di quelle controllate (10.066 su 14.746), così come rimane alto anche il numero di datori di lavoro, ove hanno trovato occupazione lavoratori “in nero”.

Sono stati, infatti, adottati provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale nei confronti di 1.879datori di lavoro perché dai controlli sono emerse 8.182 posizioni lavorative “in nero”.

In conclusione, la consolidata professionalità maturata dai militari del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, unitamente alle peculiarità proprie dei Carabinieri, nonché la possibilità di operare in sinergia con l’Arma territoriale e le altre specialità, costituisce uno strumento particolarmente efficace per garantire il rispetto delle norme che regolano la materia giuslavoristica, nonché un valore aggiunto per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e per l’Ispettorato Nazionale del lavoro,

Di seguito, invece, sono riportati i commenti e i dati relativi alla campagna “Estate Sicura”, effettuata da questo Comando nel periodo dal 1° maggio al 30 settembre 2017, e finalizzata a contrastare alcuni fenomeni maggiormente allarmanti, quali: il lavoro nero, la sicurezza nei luoghi di lavoro, le truffe in danno degli enti previdenziali e assistenziali e il “caporalato”. Infine, un breve spaccato è stato dedicato al lavoro minorile.

LAVORO NERO

Il ricorso al lavoro “nero” si conferma una costante tra le violazioni più ricorrenti, oltre a quelle relative al mancato rispetto delle previsioni dei contratti collettivi nazionali di lavoro dei singoli settori e delle condizioni contrattuali (retribuzione, orario di lavoro, godimento dei riposi ecc).

Tale fenomeno, che consiste nell’occupazione senza alcuna forma di comunicazione agli enti competenti, fa sì che i lavoratori non abbiano alcuna forma di garanzia. Ad esempio, non avendo alcun contratto lavorativo, la prestazione dovuta dipende esclusivamente dalla volontà del datore di lavoro, inoltre non possono vantare alcun diritto in caso di infortunio, licenziamento e non maturano il diritto al trattamento pensionistico, nonché al trattamento di fine rapporto.

È di tutta evidenza che il ricorso a tale prassi, oltre che falsare il mercato della libera concorrenza, espone i lavoratori a gravi soprusi lasciandoli in uno stato di costante “incertezza”.

Talvolta si è comunque accertato che sono proprio i lavoratori a ricercare tali forme di occupazione, in quanto percettori di indennità da parte di istituti previdenziali (es. indennità di disoccupazione, di maternità, etc.) benefici che, evidentemente, perderebbero se fossero regolarmente assunti.

Nell’attuazione della campagna “Estate Sicura”, particolare attenzione è stata dedicata a quei settori dove, per ragioni connesse all’intensità del lavoro concentrata nel periodo estivo e all’elevato turn over del personale, sono particolarmente interessati dal citato fenomeno, quali l’agricoltura, l’edilizia, il commercio e la ristorazione.

In generale, sono state verificate oltre 25.000 posizioni lavorative, delle quali 5.593 (circa il 22%), risultate “in nero”, ovvero totalmente sconosciute alla pubblica amministrazione; mentre altre 3.398 posizioni lavorative hanno presentato, invece, delle irregolarità.

Nel dettaglio, 10.709 posizioni lavorative verificate hanno riguardato cittadini stranieri provenienti da paesi diversi da quelli dell’Unione. Il ricorso al lavoro nero (2.145 unità) e in generale al lavoro irregolare (1.508unità) di immigrati rimane molto alto, attestandosi sul 34% circa del totale dei lavoratori controllati.

SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

La sicurezza sui luoghi di lavoro continua a costituire un aspetto dolente del mondo del lavoro.

Nel periodo dal 1° gennaio al 31 agosto 2017, sono stati 421.969 gli infortuni sul lavoro verificatisi, dei quali 682 con esiti mortali[1].

Non è accettabile che oggigiorno, donne ed uomini si rechino al lavoro per garantire il sostentamento proprio e dei nuclei familiari e ritornino a casa menomati ovvero non facciano rientro a casa perché infortunati proprio nel corso dell’attività lavorativa. Una società civile deve garantire a tutti, ed ai lavoratori in particolare, l’incolumità personale.

Al fine di contrastare efficacemente tale preoccupante fenomeno, durante la campagna “Estate Sicura”, particolare impulso è stato conferito all’azione di vigilanza tecnica, volta a verificare il livello di regolarità dei rapporti di lavoro, soprattutto sotto il profilo della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

In particolare sono state eseguite 1.165 ispezioni tecniche da cui sono conseguiti i seguenti risultati:

  • 1.453 imprese controllate, delle quali 1.072 irregolari (oltre il 73%);
  • 1.502 persone denunciate all’Autorità Giudiziaria;
  • 2 cantieri e/o opifici sottoposti a sequestro;
  • 122 sospensioni di attività in edilizia;
  • € 3.045.789 euro di ammende contestate.

È doveroso, comunque, sottolineare che la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro non si consegue – solo – con l’attività preventiva e repressiva degli organi di controllo, ma deve costituire un imperativo per tutti gli attori coinvolti, in particolare i datori di lavoro ed i lavoratori, attivando un circolo virtuoso che consenta di creare le condizioni ideali per lavorare in sicurezza.

TRUFFE IN DANNO DEGLI ENTI PREVIENZIALIE ASSISTENZIALI

Altro settore che desta preoccupazione è quello delle truffe in danno degli Enti previdenziali e assistenziali (INPS ed INAIL in particolare).

Anche questo è un odioso fenomeno che, oltre a determinare illeciti arricchimenti, causa un maggiore esborso da parte dei predetti Istituti. Ciò provoca una serie di pregiudizi a carico dei lavoratori onesti che vedono diminuire le proprie aspettative, sia in termini di età pensionabile, sia in termini di ammontare del trattamento pensionistico.

Logica conseguenza di queste considerazioni è la particolare attenzione rivolta a tali attività illecite. Sono state scoperte diverse truffe, soprattutto con la costituzione di rapporti di lavoro fittizi (in particolare nel settore agricolo) e altre forme di false assunzioni, cui sono seguite indebite prestazioni.

Durante la campagna “Estate Sicura” i Carabinieri hanno accertato 37 casi di truffa per un importo pari a € 7.575.367. e denunciato all’Autorità Giudiziaria 260 persone

CONTRASTO AL REATO DI “CAPORALATO”

Anticamente, il termine “caporalato” era riferito a un sistema di organizzazione del lavoro agricolo temporaneo, svolto da operai inseriti in gruppi di lavoro più o meno numerosi.

Oggigiorno, il crescente numero di persone immigrate in cerca di lavoro, la perdurante crisi economica e il crollo dei prezzi agricoli (dovuto anche alla concorrenza internazionale ed al contestuale aumento del costo della manodopera) hanno amplificato la pratica del caporalato che è progressivamente degenerata, trasformandosi in un’attività sempre più frequentemente volta all’elusione della normativa giuslavoristica, nonché mirata allo sfruttamento di lavoratori in condizioni di bisogno e necessità.

Nel 2015, una serie di eventi luttuosi (tra i quali quello di CLEMENTE Paola, classe ’65, di Crispiano (TA), deceduta il 13/07/2015 per arresto cardiocircolatorio mentre era impegnata, quale operaia di un’azienda agricola, a raccogliere uva) riportava prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica e politica questo esecrabile fenomeno, fino a sostenerne la rivisitazione della norma penale di riferimento.

La norma, introdotta nel nostro ordinamento giuridico nel 2011[2] ridisegnata nel novembre del 2016[3], infatti, ha meglio delineato gli elementi costitutivi del reato, consentendo agli investigatori di superare i dubbi interpretativi preesistenti ed individuare più agevolmente le condotte illecite. Degna di nota è altresì l’applicabilità della norma incriminatrice anche al datore di lavoro, mentre precedentemente era perseguibile il solo intermediatore (caporale).

A tal proposito, il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, grazie alla recente riformulazione dell’art. 603bis del c.p., ha avuto la possibilità di agire con maggiore successo contro lo sfruttamento dei lavoratori.

Le 25 indagini avviate durante la campagna “Estate Sicura” hanno permesso di denunciare all’Autorità Giudiziaria 48 persone, delle quali 13 in stato di arresto, responsabili di aver sfruttato complessivamente 203lavoratori.

LAVORO MINORILE

Il lavoro minorile resta un tema complesso e un fenomeno poco controllato a livello nazionale. Nell’ambito della vigilanza ordinaria svolta nel comparto di specialità, i militari di questo Comando hanno verificato la posizione lavorativa di 376 minori accertandone la posizione irregolare in 175 casi, ovvero nel 46,5% del totale dei lavoratori minori controllati. Comunque, nessun caso accertato è stato segnalato come child labour[4] in quanto tutti riconducibili ad attività lavorative che non ostacolano di fatto l’istruzione e/o lo sviluppo (fisico psichico e sociale e morale) del minore, ma che gli consentono di contribuire all’economia familiare, spesso anche di supporto alla stessa attività lavorativa della famiglia.

Si tratta, in sostanza, di un fenomeno che deve essere costantemente monitorato, ma che, allo stato, non presenta particolari criticità.

[1] Fonte INAIL.

[2] D.L. 13 agosto 2011 n. 138.

[3] Legge 199/2016.

[4] E’ il caso in cui si fa riferimento al lavoro che non consente di accedere all’istruzione, ovvero al lavoro pesante che ostacola lo sviluppo fisico psichico e sociale e morale dei minori coinvolti.

KKKKK
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