Breve

Una manovrina piccina piccina…….o no!?

• Bookmarks: 1


Tempo di primavera, tempo di novità. E tra queste le raccomandazioni della Commissione europea per la “ manovrina ” (come si usare i diminutivo rendesse meno sgradevole la notizia per i destinatari finali) a causa del mancato rispetto dell’Italia delle regole del Patto di stabilità e crescita. In poche parole, dato che i governi in barba alle promesse fatte e ai finti PIL potenziali (in cui sono state inserite voci discutibili) non sono riusciti  a mantenere le promesse fatte a Bruxelles (e agli italiani), la Commissione ha presentato oggi  un “pacchetto” di possibili richieste e valutazioni su bilanci e squilibri macroeconomici dei Paesi.

In altre parole, dato che le promesse fatte dal governo Renzi non sono state mantenute e i risultati ottenuti dopo due anni di governo del nuovo che avanza non sono serviti, la Commissione, in attesa di portare avanti i negoziati d’autunno, chiederà l’introduzione di  “alcune misure concrete: oltre alla reintroduzione dell’Imu sulla prima casa, si parla anche di riforma del catasto, di ampliamento dell’obbligo di fatturazione e di pagamenti elettronici”. Da sempre il fatto che gli italiani siano proprietari delle proprie abitazioni non piace a chi comanda in Europa.

Ma alcune di queste misure potrebbero essere incostituzionali. Con l’ordinanza n. 25 del 25 marzo 2015 la Commissione Tributaria Provinciale di Massa-Carrara aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’Imu. Secondo la Commissione Tributaria, la norma violerebbe gli artt. 42 e 53 della Costituzione dato che: “L’imposta di cui si tratta appare, invero, in contrasto con il principio della capacità contributiva, essendo dovuta indipendentemente dalla percezione di un reddito da parte del proprietario del bene”. In altre parole la capacità contributiva si misura dal reddito e non dalla proprietà immobiliare. Successivamente, però, la Corte Costituzionale (con l’ordinanza n. 169 del 13 luglio 2016), aveva detto che la legge istitutiva dell’IMU non era  illegittima a livello costituzionale.

Due sentenze che dimostrano che la questione è decisamente spinosa e lungi dall’essere risolta. E le richieste della Commissione europea potrebbero rendere la situazione ancora più complicata e scatenare un conflitto tra poteri: conta di più la decisione della Commissione Europea o quella della Costituzione Italiana e del Parlamento? Ovvero l’Italia dispone ancora della propria sovranità nazionale? In pratica, la Commissione europea chiede agli italiani di stravolgere completamente la propria Costituzione e di spostare l’imposizione fiscale dai fattori di produzione (per esempio le imposte sul lavoro) ai fattori come la tassa sulla prima casa per i redditi alti.

Anche dal punto di vista fiscale ed economico le conseguenze potrebbero essere non indifferenti: quali altre misure potrebbe chiedere la Commissione oltre ad un ulteriore aumento dell’IVA al 25%?

L’unica certezza è che, come al solito, le promesse dei governi di risolvere i problemi del paese e di rilanciare l’economia non sono state mantenute. E a dirlo non è solo la richiesta di trovare da qui ad ottobre altri dieci miliardi, pari allo 0,6% del Pil, per fare uno “sforzo strutturale”. Lo dimostra il fatto che, già oggi, a pagare le tasse e a consentire al paese di sopravvivere è circa un terzo dei contribuenti.

Eppure c’è qualcuno che presenterà questa sconfitta come un successo: il primo a farlo sarà certamente il ministro Pier Carlo Padoan, che con i colleghi di Francia, Spagna e Portogallo ha scritto una lettera alla Commissione chiedendo di tenere in considerazione alcune criticità, non mancherà di presentare agli italiani come un ottimo risultato il fatto che la Commissione abbia riconosciuto di voler adottare una linea più morbida che tenga in considerazione circostanze particolari. Grazie a questo riconoscimento la mazzata inferta all’Italia (e agli italiani) potrà essere “robusta” per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, ma non dovrà pregiudicare la crescita. Né la Commissione né il ministro Padoan, però, sembrano aver letto gli ultimi dati sull’Italia diffusi dall’Istat. Quelli che indicano che i due terzi della popolazione non può contribuire alla spesa comune e che il livello di povertà continua a crescere anno dopo anno. Secondo gli ultimi dati Istat, l’11,5 per cento della popolazione vive in “condizioni di grave deprivazione”, una performance ben al di sopra (di 3,4 punti) della media europea. La povertà assoluta riguarda il 6,1% delle famiglie residenti, ovvero 4 milioni 598 mila individui. E i problemi di diseguaglianza tra Nord e Sud, misurata in termini di concentrazione del reddito continuano ad essere notevoli. Il Pil pro capite, nel Bel Paese, rimane al di sotto del livello del 2012 e inferiore del 4,5% rispetto a quello medio dell’Ue.

E questo nonostante (ma stranamente anche di questo né i membri della Commissione né il nostro ministro pare abbiano parlato), la pressione fiscale ben oltre il 40% continui ad essere tra le più elevate in Europa. Dati che avrebbero dovuto far capire a degli economisti e a dei fiscalisti esperti che il peso che grava sulle spalle dei contribuenti e in generale di tutti gli italiani è già fin troppo elevato. E che le misure di austerity imposte fino ad ora sono servite solo a peggiorare la situazione e a ritardare la ripresa. Oggi sotto molti aspetti l’Italia è agli ultimi posti in Europa: come nel settore dell’occupazione dove al di là delle promesse fatte dal passato governo il tasso di occupazione in Italia è fermo al 61,6% (solo in Grecia è inferire, mentre per contro in altri stati è abissalmente più elevato: in Svezia supera l’80%), ma in alcune regioni del Mezzogiorno non raggiunge il 50%) e anche la differenza tra uomo e donna è notevole (la media di occupazione per le donne è del 51,6%). E chi non lavora non ha entrate sufficienti per pagare le tasse. E allora cosa hanno deciso i “tecnici” di Bruxelles? Invece di calcolare le tasse sul reddito e sulle entrate, hanno pensato bene di far pagare una tassa sull’unico bene che gli italiani possiedono: la prima casa.

Le misure imposte da Bruxelles non serviranno ad altro che ad impoverire ancora di più il paese. Ma forse, a pensarci bene, è proprio questo che qualcuno vuole all’interno di un’Unione europea sempre più divisa e diversa da Nord a Sud.

C.Alessandro Mauceri

KKKKK
192 views
bookmark icon
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com