Gli ultimi scandali finanziari che hanno colpito il Vaticano, al di là di come andranno a finire sotto il profilo giudiziario, avranno comunque l’effetto di accelerare l’annunciata riforma delle finanze vaticane da parte di papa Francesco. Era il 15 febbraio, il Covid-19 già incombeva, ma non era ancora esploso e Bergoglio ha aperto l’anno giudiziario in Vaticano, annunciando l’avvio di “un processo di conformazione” della legislazione canonica alle norme del diritto internazionale, impegnandosi “in modo particolare a contrastare l’illegalità nel settore della finanza a livello internazionale”.
Nel novembre dell’anno precedente era già scoppiato lo scandalo dell’immobile acquistato a prezzi gonfiati a Londra in Sloane avenue ed oggi un nuovo scandalo vede al centro il cardinale Becciu. Entrambi non faranno altro che accelerare l’iter di riforma voluto dal pontefice. L’idea è quella della centralizzazione delle spese e la fine dei fondi riservati dei vari dicasteri. Gli investimenti saranno tutti rendicontati ed ogni dicastero avrà un suo budget, che dovrà essere approvato dalla Segreteria per l’economia. La “cassaforte” del Vaticano sarà l’Apsa, l‘Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, guidata da un uomo di cui Francesco si fida, Nunzio Galantino, che già gestisce beni immobili, società estere, investimenti finanziari, esautorando di fatto lo Ior, l’Istituto per le opere di religione, colpito da scandali ed evitando così che vi siano più centri di deposito di denaro, con difficoltà di controllo.
Ciro Cardinale
CS
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