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Colpo di stato in Myanmar. Arrestata Aung San Suu Kyi

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Colpo di stato in Myanmar, ex Birmania. L’esercito si è impossessato dei palazzi delle istituzioni, ha interrotto le linee telefoniche e sospeso le trasmissioni tivvù, arrestando anche Aung San Suu Kyi, la leader del partito di maggioranza, e dichiarando lo stato di emergenza per un anno.

Il capo delle forze armate ha dichiarato che nelle elezioni dello scorso 8 novembre si sarebbero verificati brogli ed illegalità, facendo vincere il partito di Aung San Suu Kyi e che, pertanto, l’esercito aveva il dovere di intervenire per ristabilire le regole. Le elezioni erano state vinte nel 2020 dalla Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, criticata da molti per aver negato il genocidio della minoranza musulmana dei rohingya, conquistando 368 seggi sui 434 del parlamento birmano, mentre il principale partito di opposizione, sostenuto dai militari, aveva conquistato solo 24 seggi. Da subito i militari avevano contestato l’esito del voto, parlando di irregolarità e brogli a favore del partito di maggioranza, finché hanno deciso adesso di intervenire duramente con il golpe.

Ciro Cardinale

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