Evidenza

Come mai quando si parla della Sicilia spesso si danno i numeri….sbagliati?

• Bookmarks: 1


Qualche mese fa le prime pagine dei giornali hanno riportato i commenti di un famoso cantautore che ha definito la Sicilia “un luogo di merda”. Pochi giorni fa, è stata la volta di Carlo Panella che, intervenendo al programma Uno Mattina sulla tv di stato e parlando delle violenze nei confronti delle donne da parte di un gruppo di extracomunitari a Colonia, la notte di Capodanno, ha detto che sono “porcate che i maschi facevano in Sicilia e che forse fanno ancora in Sicilia”. Niente di più sbagliato. A cominciare dal fatto che le “violenze di gruppo” (cui il dotto esperto ha fatto riferimento), considerate reato dall’art. 609 octies del codice panale (“Chiunque commette atti di violenza sessuale di gruppo. La violenza sessuale di gruppo consiste nella partecipazione, da parte di più persone riunite, ad atti di violenza di cui all’art. 609 bis [violenza sessuale, n.d.r.]”), sono solo una minima parte dei casi di violenza generale in Italia: le violenze di gruppo subite da estranei rappresentano solo il 2,2 per cento del totale. La stragrande maggioranza dei casi di violenza denunciati è stata ad opera del partner (oltre il 60 percento) o dell’ex partner (oltre il 21 per cento). E poi  non è vero che la maggior parte dei casi di violenza verso le donne avvengono al Sud e tanto meno in Sicilia. Secondo l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, la percentuale maggiore di casi di donne che hanno subito violenza e non solo come stupro, ma anche come tentato stupro o molestie di carattere sessuale, sia fisiche che verbali, è avvenuta nel Lazio (il 26 per cento) seguita dalla provincia autonoma di Trento e dal Veneto. La Sicilia è terzultima tra le regioni italiane (con il 16,8 per cento, al di sotto anche della media nazionale che è del 21 per cento). A confermare questi numeri è anche lo studio dei Centri Antiviolenza di D.i.Re., l’associazione “Donne in Rete contro la violenza”, che da anni ormai in moltissimi centri analizza capillarmente il problema: nel 2014 (ultimo dato disponibile), le denunce di violenze sono avvenute per più del 56 per cento al Nord d’Italia, per il 26 per cento al Centro e “solo” per il  18 per cento al Sud. Per non parlare del fatto che mentre sia il Centro che il Sud presentano un calo dei casi di violenza verso le donne rispetto all’anno precedente, il numero delle segnalazioni al Nord d’Italia è in aumento.  Quindi questa non è una peculiarità “siciliana”: a fare queste “porcate” non erano e non sono i maschi siciliani! Nella stessa sede l’ ”esperto” Panella (il suo curriculum è disponibile su “https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Panella) ha aggiunto che questo maschilismo che genera violenza di gruppo sarebbe un elemento di “branco” e di “consuetudine storica” e ha fatto riferimento al Corano.  La verità è che, diversamente da quanto ha affermato l’esperto chiamato a fare queste dichiarazioni dalla televisione di stato (sarebbe interessante capire in base a quali criteri è stata decisa la sua partecipazione alla trasmissione), il maggior numero di casi di violenza non avvengono in paesi islamici. In Europa, secondo una ricerca dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, presentata al Parlamento di Bruxelles, i paesi in cui più frequentemente vengono esercitate violenze fisiche, sessuali o psicologiche (a soggetti al di sopra dei 15 anni) sono Danimarca, Finlandia, Svezia, Olanda, Francia e Regno Unito. E le violenze, al contrario di quanto ha affermato Panella, non avvengono su spinte religiose né tanto meno islamiche. In questa classifica, l’Italia si trova molto in basso e ben al di sotto anche della media dei paesi europei (merito anche delle regioni meridionali, checché ne dica qualche esperto in Tv). Lo stesso se si estendono i confini oltre l’Europa. Al mondo il maggior numero di violenze sessuali pare avvengano nel Lesotho, nell’Africa del Sud. Ma il paese al  primo posto per numero di violenze per numero di abitanti è la Svezia dove, secondo lo Swedish National Council for Crime Prevention, agenzia che opera sotto la vigilanza del Ministero della Giustizia, nel 2011 sono state 29.000 le donne svedesi che hanno denunciato di essere state violentate. Tornando al problema delle violenze di gruppo nei confronti alle donne, negli ultimi anni questo fenomeno ha visto la crescita in paesi come la Cambogia o l’India. E, anche in questi casi si è trattato di paesi non “musulmani”.  Forse a fuorviare Panella, sono stati i termini “taharrush gamea” o “al-taḥarrush al-jinsī”, con cui sono state definite le aggressioni subite dalle donne a Capodanno nel rapporto del Ministero dell’Interno della Renania Settentrionale-Vestfalia. Ma un esperto in cultura e religione musulmana (almeno stando ai testi che ha scritto), dovrebbe sapere che con il termine al-taḥarrush si definiscono principalmente molestie e stupri aventi come vittime i bambini. Solo recentemente, dopo l’uso che ne hanno fatto i media egiziani, a partire dal 2005, questo termine ha cominciato ad essere usato per indicare la molestia sessuale (letteralmente significa proprio questo) di donne in spazi pubblici. Proprio in quel periodo, una Ong egiziana, il “Centro egiziano per i diritti delle donne” (ECWR), ha lanciato una campagna contro le molestie sessuali in strada, riferendosi al fenomeno con il termine al-taḥarrush al-jinsī, “molestie sessuali”. Casi di violenza che sono stati condannati dai vertici religiosi: “La morale sessuale islamica non ammette il concetto di sesso libero e violento”, ha detto Ahmed al-Tayeb, il grande imam del Consiglio musulmano degli anziani. Parlando di violenze di gruppo Pannella avrebbe potuto parlare di quello che avviene durante l’Eid El Fitr, alla fine del Ramadan. È in questa occasione che, in passato, si  sono verificati casi di molestie lungo le strade e anche atti di vera e propria violenza sessuale. E invece, stranamente, un esperto come lui non ne ha parlato e ha preferito riferirsi alla cultura e alle tradizioni dei Siciliani.  Senza contare che anche in questo caso si tratta di violenze verso le donne per niente superiori a quelle che sono avvenuti e che avvengono in Europa. Come in Germania, dove, ogni anno, in occasione dell’Oktoberfest, non mancano i casi di violenze sessuali e gli stupri: “Il solo tragitto verso il bagno diventa una sfida. Uomini sconosciuti che cercano di abbracciarti, pacche sul sedere, tentativi di alzarti la gonna e una pinta versata di proposito nella scollatura sono il bilancio di soli 30 metri,” hanno detto Karoline Beisel e Beate Wild sulla Suddeutschen Zeitung nel 2011 (ovvero molto prima dei flussi di immigrati “islamici” degli ultimi mesi). E ancora, “Se reagisci in modo scontroso, ti danno della ‘troia’ o peggio”. Ad ogni Oktoberfest sono decine gli stupri che vengono denunciati (e se si dice che quelli non denunciati arrivino anche a 200 – secondo uno studio del 2004, 10mila donne tedesche sono state vittime di molestie e solo tra il cinque e l’otto percento di queste donne hanno denunciato i fatti alla polizia). Stranamente, però, né da Panella né da nessun sociologo ha definito questo come“esempi” della cultura occidentale. C’è solo da sperare che quello di Panella sia stato semplicemente un espediente per far parlare di sé o l’ennesima scusa trovata per attaccare la Sicilia e classificare lei e i Siciliani come non sono e non sono mai stati. Di sicuro, è la dimostrazione che chi stava parlando non conosce i “numeri”.

di   C.Alessandro Mauceri

KKKKK
137 views
bookmark icon
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com