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Cos’hanno in comune il Kenia e la Sicilia? …..la ferrovia (ma la prima è migliore)

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Le linee ferroviarie in Sicilia sono poco meno di 1400 km (1.379 ultimo dato RFI). C’è un altra regione (non italiana ma africana) dove le linee ferroviarie sono simili: in Kenia (e paesi limitrofi) le ferrovie coprono 1300 km.

Le differenze tra queste due regioni finiscono qui. Delle ferrovie siciliane (che, è bene ricordarlo, è una regione di uno dei paesi più sviluppati del pianeta) solo 190 km sono a doppio binario, quasi 1200 invece sono a semplice binario. A confermare il livello di evoluzione e modernizzazione il numero di km di linea elettrificata: 801 km. Gli altri, quasi 600 km, non sono neanche elettrificati e i treni che vi circolano sono i vecchi treni diesel.

Completamente diversa la situazione in Kenia, paese sottosviluppato, dove è stata appena inaugurata la Madaraka Express una linea ad alta velocità (almeno per i limiti e i livello africani, non per altri paesi) pensata per ridurre a un terzo i tempi di percorrenza tra la città costiera di Mombasa e la capitale Nairobi. Un totale di 470 km sui 1300 totali. Quando sarà completata la linea collegherà il Kenya con Uganda, Congo, Ruanda, Burundi e Sud Sudan. L’obiettivo è quello di ridurre sensibilmente il traffico su gomma che ogni giorno riempie le strade del Kenya e dei paesi vicini.

Anche in Sicilia il traffico su gomma dovrebbe essere ridotto a causa delle condizioni terrificanti delle strade  autostrade che rendono praticamente impossibile attraversare l’isola: la scorrimento veloce Palermo-Agrigento è interrotta da un numero indicibile di cantieri e semafori a senso unico alternato; l’autostrada PA-CT è ancora in attesa di vedere risolti i problemi di stabilità che hanno portato al crollo di un viadotto (e in diversi punti la situazione appare critica). E mentre in Africa paese in cui le tribù sono in guerra da decenni si accordano per migliorare i trasporti e, di conseguenza, favorire lo sviluppo economico, in Sicilia, regione di uno dei paesi più sviluppati del pianeta, i treni si fermano in Calabria: chi volesse attraversare lo Stretto di Messina deve prendere i propri bagagli, scendere dal treno, attraversare lo Stretto sul battello e poi risalire su un altro treno.

Diversa la situazione in Kenia: la linea ha seguito solo in parte il vecchio tracciato ferroviario, in diversi punti, dove non è stato possibile seguire il vecchio tracciato, sono state costruite nuove linee. E accanto a queste sono sorti centri commerciali e strutture per uffici. Strutture che hanno fatto crescere le aspettative di sviluppo economico lungo il percorso. Non è la prima volta che i cinesi investono in Africa in progetti di sviluppo a lungo termine come le infrastrutture. La nuova ferrovia è stata realizzata cercando di ridurre al massimo l’impatto sull’ambiente: ad esempio visto che la linea ferrata attraversa il Parco nazionale Tsavo, sono stati monitorati gli spostamenti degli elefanti con collari satellitari e sono stati costruiti dei sottopassaggi per permettere a elefanti e altri animali di non passare sui binari. Una scelta che avrà un ritorno anche dal punto di vista dello sviluppo turistico dell’area.

Ancora una volta ben diversa la situazione in Sicilia dove si attende ancora firma del contratto di servizio tra Trenitalia e Regione. Un ritardo che non solo non valorizza l’ambiente e le risorse del territorio ma che mette a rischio anche un servizio essenziale per la Regione, come ha denunciato la Federazione Trasporti e Ambiente della Cisl: “Non è più rinviabile la firma”, “se ciò non avverrà, i servizi potrebbero essere a rischio dato che l’Azienda ha annunciato il blocco della circolazione dei treni nell’Isola, e quindi appare inutile discutere di nuove tratte se non ci sarà un servizio, il contratto deve essere la priorità”.

Secondo la Cisl, si “deve prevedere da parte della Regione un corposo piano di investimenti sul materiale rotabile per un trasporto finalmente adeguato alle esigenze degli utenti”. Prospettive difficili da realizzare visti gli stanziamenti non solo della Sicilia ma anche del governo italiano.

Diversa la situazione in Kenia, dove scelte politiche ed economiche lungimiranti hanno creato un effetto a cascata che ha permesso di realizzare strade, autostrade e metropolitane leggere. Anche qui non sono mancate le polemiche. C’è stato chi ha obiettato che i lavori sono stati possibili grazie alla Cina che si è accaparrata l’appalto per la realizzazione dei lavori. Anzi alcuni hanno contestato che i nuovi treni fossero troppo “vecchi” e non l’ultimo ritrovato della tecnica.

Come quelli ad alta velocità che circolano nelle regioni settentrionali dell’Italia, ma che in Sicilia non potrebbero mai circolare. Secondo un rapporto del 2015, il materiale rotabile della Sicilia è il quarto più vecchio d’Italia: i treni hanno un’età media di oltre 22 anni e molti di questi sono a gasolio (con le conseguenze per l’ambiente che comportano). Ai siciliani è permesso di utilizzare treni vecchi oppure prendere la propria auto e, giunti a Messina, salire su uno dei traghetti che attraversano lo Stretto. In attesa che qualcuno (ormai sono secoli che se ne parla senza ottenere nulla se non un mucchietto di voti durante questa o quella elezione) realizzai il ponte che dovrebbe unire la Sicilia all’Italia. Un ponte che i cinesi avrebbero voluto fare. Salvo poi, forse dopo essersi resi conto del modo di gestire la cosa comune e le prospettive di crescita dell’economia del Meridione d’Italia, ritirare l’offerta.

E preferire andare ad investire altrove. In Kenia, ad esempio, dove in tempi brevissimi è stata realizzata una linea ferroviaria che i siciliani, forse, non avranno mai.

C.Alessandro Mauceri

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