REYKJAVIK – Prima del lancio commerciale, il nuovo Discovery Sport ha sciorinato un notevole repertorio. Con un test estremo in Islanda in uno scenario artico che inghiottiva i geyser, le cascate e i vulcani ma anche l’asfalto ghiacciato delle strade. Land Rover forte del suo dna estremo qui vi battezzò prima Freelander e adesso l’erede, appunto il Discovery Sport con un test di 290 km di scalate verso il parco nazionale, passaggi border-line a picco sull’Atlantico, poi un guado mozzafiato. Come fuori programma Damon, la tempesta di vento ghiacciato in arrivo dalle coste americane che ha colpito la misteriosa isola del Nord sospesa fra Groenlandia e Gran Bretagna. Una prova molto hard, davvero singolare. Si procedeva a passo d’uomo, quasi alla cieca. Però si è imparato tutto di questa Discovery Sport che è la prima figlia di tre sorelle Rover concepite dal prototipo Discovery Sport. Una gamma che si articolerà su tre brand: Range Rover, Defender e Discovery che diventa la gamma centrale del marchio inglese dell’indiana Tata. Discovery Sport nasce nell’impianto britannico di Halewood ma verrà assemblato anche in Cina con il partner Chery e in Brasile. Una forte calamita, dunque, questo modello per attrarre nuovi clienti quelli che puntano a trovare un veicolo pratico e concreto e con una forte connotazione fra Evoque e Sport. Il design esterno evoca il family feeling della famiglia Range sia nel frontale con le luci sottili e Led, sia nella pulita fiancata caratterizzata da generosi passaruota, sia nella coda rastremata ed alta dal suolo con paracolpi integrati in colore alluminio. Sbalzi ridottissimi accrescono la sportività oltre ad incrementare le capacità 4×4 con angoli d’attacco e d’uscita favorevoli. Dispone di un sistema di trazione che distribuisce automaticamente la coppia motrice in funzione delle condizioni di aderenza delle singole ruote. E poi c’è a vigilare il sistema Terrain Response con 5 programmi: Generico, Erba/ghiaia/neve, Fango e Solchi e Sabbia più la modalità Dynamic disponibile in opzione. Misura 4,59 metri in lunghezza ed offre una ammirevole abitabilità interna con la possibilità dei 5+2 posti con la seconda fila di sedili scorrevole longitudinalmente e regolabile individualmente con suddivisione 60/40. Ampio lo spazio per le ginocchia dei passeggeri che arriva a 112 mm e quello per le gambe a 1.011 mm, valori vicini a quelli Range Rover, bagagliaio, in configurazione 5 posti, da 829 a 981 litri di capienza. Discovery Sport, in listino, propone già da febbraio 4 allestimenti (S, SE, HSE e HSE Luxury) abbinati a motori benzina e diesel tutti con Start&Stop. Come prezzi dai 35.600 euro della 2.2 TD da 150 cv diesel, consumo di 5,7 litri x 100 km ai 37.800 della 2.2 SD da 190 cv e consumo di 6,1 litri x 100 km per chiudere con i 40.200 euro dells 2.0 benzina da 240 cv e consumo di 8 litri di benzina x 100 km. Propulsori abbinati al cambio ZF a 9 marce o ad un manuale a 6 rapporti solo per le unità diesel. Successivamente è prevista una versione 4×2. <Questo è il Suv premium compatto più versatile sul mercato – ha spiegato Lidia Dainelli, PR di Land Rover e Jaguar – una svolta netta rispetto a Freelander, a comimciare dallo stile che molto ha preso da Evoque e a cui ha contribuito per gli esterni l’italiano Massimo Frascella. Quest’ultimo ha precisato <che ha rispettato la tradizione sposando un salto generazionale, in particolare nel frontale>. Una Discovery Sport agile come una gazzella e che ha dimostrato di poter superare qualsiasi difficoltà grazie anche al sistema di trazione integrale gestito dal Terrain Response che adegua la vettura alle condizioni di aderenza ed al tipo di fondo. E’ sufficiente selezionare uno dei quattro programmi per procedere in totale sicurezza (5 le stelle Euro Ncap, c’è perfino un airbag per la protezione dei pedoni). Il Discovery Sport ha fatto tutto da solo anche nel test nazionale effettuatosi recentemente a San Martino di Castrozza. Lunga la lista di optionals. L’infotainment con InControl Apps ha touchscreen da 8″ a centro plancia e permette ogni connessione con smartphone e tablet.
di Vincenzo Bajardi
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