Cultura

Domus fa tappa a Palermo

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“C’era una volta un ragazzo di 18 anni originario di Ascoli Piceno, spinto dal grande desiderio di fare l’ editore. Il parroco del paese gli consiglia di trasferirsi a Milano, una realtà più favorevole per la realizzazione del suo grande sogno. Fu proprio in quell’ambiente  che conobbe un altro ragazzo, di qualche anno più grande, che dirigeva una rivista di architettura”. I due giovani in questione sono l’editore Gianni Mazzocchi e l’architetto Gio Ponti, ed è proprio da quell’incontro che nascerà, nel lontano 11 luglio 1929, la favola dell’Editoriale Domus, la famosa rivista di architettura divenuta una delle eccellenze internazionali nel campo dell’editoria

Ieri è stato il grande giorno della festa di Domus, che ha visto il coinvolgimento di tantissimi studenti e docenti soprattutto della Scuola Politecnica di Palermo, dando vita ad una giornata ricca di eventi volti a celebrare non solo la famosa rivista di architettura, ma anche a provare a scrivere un nuovo corso della disciplina all’interno delle dinamiche sociali che governano la nostra contemporaneità.

L’evento ha visto la partecipazione dell’ odierno direttore della rivista Nicola Di Battista, divenendo un’ occasione in cui “Nonostante il momento di difficoltà che attraversa l’università, la determinazione dei ragazzi e dei docenti ha fatto forza comune dando vita non solo ad una manifestazione importante ma anche grande prestigio all’intera Scuola Politecnica” , così ha commentato l’organizzatore dell’iniziativa Vincenzo Melluso, architetto e docente di Progettazione architettonica.

Con commozione, le prime parole della giornata di Nicola Di Battisti che inizia con una premessa:  “Non sono contento della situazione dell’istruzione universitaria. –poi, rivolgendosi ai tanti accorsi- Oggi studenti e domani architetti.. che mestiere è quello che volete fare? Perché oggi non si è più portatori del peso dell’importanza dei luoghi dell’abitare”.

Con queste pungenti e precise parole si è aperta la prima parte della giornata dedicata all’inaugurazione di due mostre: “…Correva l’anno 1928” in cui si esplica tutto quello che Domus ha rappresentato all’interno del dibattito italiano, ripercorrendone le tappe più significative a partire dall’anno della sua fondazione e che ha visto la presenza di personaggi illustri quali Alessandro Mendini, Ernesto Nathan Rogers e Giuseppe Pagano.

Mentre  “571 giorni con la nuova Domus”,  spiega il nuovo corso editoriale della rivista, attraverso i 18 numeri dell’attuale direzione di Nicola Di Battista, “nel quale si intende riportare al centro dell’attenzione il lettore cercando di contribuire ad ampliare la conoscenza e gli orizzonti dell’architetto”, e per questo scopo il neo direttore si è circondato di una squadra formata da grandi Maestri dell’architettura e della critica (quali David Chipperfield, Kenneth Frampton ed Edoardo Souto De Moura) ed un pool di giovani professionisti che si sono distinti per le loro grandi capacità.

Inoltre non poteva mancare un momento di riflessione ed elogio alla grande figura di Gio Ponti, il primo direttore della rivista, avvenuto attraverso la proiezione del documentario “Gio Ponti. L’uomo che ha vissuto due volte.”

Se la prima parte della giornata è stata occasione di conoscere e scoprire la storia della rivista, i contributi dei grandi protagonisti e le ambizioni dell’ultimo direttore, il pomeriggio è stato dedicato ad un dibattito aperto riguardante  le tante dinamiche che investono il mondo editoriale dell’architettura e le grandi responsabilità che  essa ha sul vivere quotidiano di ogni singolo uomo.

La conversazione, suddivisa in tre momenti contenenti la specifica volontà di sottolineare il rapporto tra una rivista di architettura con la Scuola, l’architettura e il mondo dell’arte, ha toccato questioni riguardanti non solo il mondo editoriale, quale l’importanza del narrare e il ruolo della critica, ma anche i luoghi dell’architettura fino al suo tema più attuale di sostenibilità.

Si è parlato del tema, molto caro al direttore, dell’ architettura come racconto, una sfida ancor più importante e difficile nei nostri giorni, dove spesso l’importanza delle parole è tralasciata con il risultato di una scarsa qualità che imperversa il campo editoriale; infatti è  sempre più difficile rintracciare una qualità delle informazioni e delle storie raccontate al mondo d’oggi, dove paradossalmente l’informazione è al centro dei sistemi della nostra società.

E proprio questa deficienza, Nicola Di Battista, la riscontra nel campo dell’architettura, che definisce “orfana di una critica”, pur rappresentando uno strumento fondamentale che non solo racconta le tante storie di ognuno di noi, ma che si configura come “Una critica operativa, che crea stimoli, che sia capace di lasciare a chi la riceve un qualcosa su cui ripartire già dal prossimo progetto. La critica che ci serve per vivere.”

L’immagine che il direttore proietta è un mondo trasfigurato in un gigantesco ufficio stampa dove le informazioni vengono rigettate senza alcuna verità e controllo, provocando una omogeneità di scarsa qualità delle informazioni; e proprio all’interno di questo contesto che si inserisce la sfida di una delle riviste più accreditate a livello internazionale, con il suo rinnovato slogan “Città dell’uomo”, in cui “L’architettura dovrebbe servire a realizzare i luoghi dove l’uomo abita, dove l’uomo lavora, dove l’uomo si diverte, cioè a dire dove l’uomo possa pienamente, liberamente e poeticamente abitare”.

Questa la grande sfida che ha lanciato il neo direttore nel suo primo editoriale di settembre 2013, nel numero 972, proprio perché “La Domus non è una storia solo nostra, ma una storia collettiva, che appartiene a tutti”.

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