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Emergenza eternit a Catania

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Secondo quanto traspare da un’indagine del Comune, sarebbero stati individuati nel territorio almeno 39 siti, la cui concentrazione del materiale cancerogeno è talmente alta da costituire un serio pericolo per la salute dei cittadini. La notizia sarebbe stata confermata nelle scorse ore dall’assessore comunale all’Ambiente Rosario D’agata, che conferma, anche, la pronta adozione delle misure idonee alla bonifica: «Una ditta si è aggiudicato l’appalto per effettuare 39 interventi già localizzati in tutta la città». Va comunque precisato che, al contrario di quello che credono in molti, l’amianto non è affatto velenoso e neppure tossico, perché crea pericoli di tutt’altra natura, che nascono infatti dalle dimensioni estremamente piccole delle sue fibre, che se vengono respirate si insediano negli alveoli polmonari, dove danno origine a gravi patologie, a partire dall’asbestosi, nota dai primi decenni del ‘900, fino ad arrivare a patologie tumorali come il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare. A confermarlo anche le parole di Vito Torrisi, biologo e fondatore del movimento “Ripuliamo Catania”, il quale alla domanda postagli dalla redazione di Catania Today sul potenziale pericolo del materiale risponde: «Non sempre, ma solo quando il materiale formato da amianto e cemento risulti danneggiato». A Catania, così come nel resto dell’Isola, l’emergenza eternit è un problema che sta assumendo dimensioni sempre più grandi, anche a causa delle problematiche collegate allo smaltimento dei rifiuti. Tra le varie denunce pervenute all’amministrazione comunale, vi è stata anche quella di Davide Ruffino, consigliere presso la prima circoscrizione, che ha individuato nella zona di sua competenza un’area di deposito abusivo, nei pressi di via Ugo Bassi, traversa del viale delle Medaglie D’oro. Anche “i quartieri alti” della città non sono esenti da denunce; numerose discariche infatti sono concentrate proprio nelle zone di Monte Po, San Giovanni Galermo, San Cristoforo, Picanello Cibali e Scogliera. Ecco perché Ruffino giudica di “fondamentale importanza l’intervento che l’amministrazione sta portando avanti”. Bonificare le aree non porrà comunque fine al problema dell’eternit, andrebbe infatti preliminarmente risolta la questione pregiudiziale inerente il sistema di smaltimento dei rifiuti. «Gli alti costi dello smaltimento» rimprovera Ruffino «alimentano spesso l’inciviltà degli abitanti». Un rischio che potrebbe in futuro portare al ripresentarsi di situazioni analoghe. «Situazione da monitorare» aggiunge Ruffino «anche dopo l’intervento varato dall’amministrazione per la bonifica dei 39 siti attuali». Ad oggi il sistema di smaltimento del materiale cancerogeno rientra in particolari normative di legge inerenti i cosiddetti rifiuti speciali, che prevedono sia possibile attuarlo soltanto rivolgendosi a ditte private e specializzate nel settore. In linea del tutto teorica, la procedura da adottare prevede che le lastre e gli altri materiali in amianto debbano essere rinchiusi in appositi imballaggi non deteriorabili, in modo tale che le polveri non si disperdano nell’ambiente. Per i pezzi di amianto con superficie inferiore a 30/40 mq e con un peso al di sotto dei 450 kg si può procedere alla rimozione da soli e conferire il materiale all’azienda locale che gestisce lo smaltimento. Le lastre grandi, accatastate in attesa di essere trasferite in discarica, devono essere protette con teli di plastica sigillati. Tutti i materiali devono essere etichettati a norma di legge e portati nelle discariche autorizzate allo smaltimento dell’eternit. Onde risolvere i problemi legati agli ingenti costi di una simile procedura, vi è chi propone la determinazione di una convenzione tra cittadini e società di smaltimento atta a calmierare i prezzi. Proprio a riguardo di ciò l’assessore D’Agata afferma: «Il Comune conta di fare un protocollo d’intesa, che le ditte possono sottoscrivere con il Comune, stabilendo in questo modo costi specifici non alti per eventuali interventi di bonifica. Non si possono spendere soldi invece su manufatti privati».

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