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FILM: La casa sul mare ~ Il valore della compresenza

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Autore di 20 titoli (a partire da Dernier été, 1981), Robert Guédiguian è rimasto fedele a un personalissimo modello di cinema, semplice ed efficace. Gira perlopiù dalle parti di L’Estaque, quartiere operaio della sua Marsiglia. Analogamente all’ammirato collega inglese Loach, mette in scena – dosando diversamente l’ironia – conflitti sentimentali intrisi d’impegno politico. Con la concreta eccezione de Le passeggiate al Campo di Marte (2005, basato su Mitterrand), collabora quasi sempre con la moglie Ascaride e i fedeli amici Darroussin (molto attivo in patria) e Meylan, infermiere prestato al cinema, con l’aggiunta frequente di Jacques Boudet (qui, in coppia con Geneviéve Mnich, è l’anziano vicino disilluso). In Italia lo abbiamo scoperto nel ’98 con il delizioso Marius e Jeannette, ma dal 2006 in poi la distribuzione nostrana ha ripreso a ignorare i suoi intensi lavori, concedendoci solo Le nevi del Kilimangiaro (2011). Un vero peccato!

Al centro della vicenda tre fratelli accorsi al capezzale del padre paralizzato (Fred Ulysse), abitante nella casa ubicata di fronte alla caletta in cui tutti sono cresciuti. Angèle ha fatto fortuna tra teatro e tv, però è segnata da un lutto che l’ha a lungo allontanata dal genitore e dalla villetta. Joseph è un intellettuale sconfortato (soprattutto sul piano ideologico) e prevalentemente depresso che percepisce l’imminente fine della sua storia con la giovane allieva Bérangère (Anaïs Demoustier). Infine Armand, l’unico rimasto in zona, gestore, fra crescenti difficoltà, d’un piccolo ristorante nel quale si pregia di offrire pasti a prezzi contenuti, in nome di un’incrollabile visione “comunista”. Il raduno è arricchito dalla presenza sfuggente del figlio in carriera dei vecchi dirimpettai (Yann Trégouët) e da un pescatore/corteggiatore (Robinson Stévenin). Origini simili, percorsi diversi (e condizionanti), i personaggi si confrontano scansando d’un soffio la retorica, finché trovano tre ragazzini naufragati e ricercati che indirettamente, replicando lo schema della fratellanza, attualizzano i discorsi, rendendo urgente un cambio di prospettiva, il “seppellimento” del passato (c’è perfino chi si fa da parte con sereno orgoglio) che non va comunque dimenticato.

Un affresco familiare che fa risaltare il buono in ognuno, con un finale bellissimo che richiama in causa l’infermo e sfrutta, in una sequenza assai emozionante riadattata a mo’ di flashback, le immagini d’un film di Guédiguian di oltre trent’anni prima, Ki lo sa?, stessi interpreti e luoghi. Un giovevole espediente già usato dal regista ne La ville est tranquille (2000), dove inserì un brano dal suo esordio.

La casa sul mare (La villa, Francia, 2017) di Robert Guédiguian con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Anaïs Demoustier, Robinson Stévenin

Massimo Arciresi

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