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FILM: Maria Maddalena ~ L’altro punto di vista

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Al di là di un’implicita temerarietà, cosa avrà spinto l’australiano Garth Davis, dopo l’exploit mondiale di Lion – La strada verso casa (davvero incisivo solo nella prima metà), a cimentarsi, buon ultimo, con “la più grande storia mai raccontata”? Probabilmente la valida e documentata sceneggiatura approntata da Philippa Goslett e Helen Edmunson, portatrice di alcune novità importanti e non gratuitamente in linea con i tempi. Per essere più chiari: il film esprime un femminismo sobrio, moderno, obiettivo, necessario, slegato da facili prese di posizione

Anzitutto, Maddalena, la vera protagonista – già ce lo dice l’inequivocabile titolo – di questa versione della Passione (e Rooney Mara è senz’altro una buona scelta), non viene dipinta – secondo la lettura equivoca di papa Gregorio Magno risalente al 591 e tramandata quasi fino ai giorni nostri, in cui la figura è stata finalmente e doverosamente riabilitata – come una peccatrice, bensì una pescatrice, una ragazza di famiglia rispettabile già alle prese con le reti che però non vuol piegarsi al solito matrimonio combinato e per questo viene ricusata (più dal fratello Daniele/Denis Ménochet che dal padre Tchéky Karyo). Condividendo gli insegnamenti del profeta Gesù (un Phoenix che per asprezza del viso, dubbi e scatti d’ira – contro i mercanti nel tempio – ricorda il Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo), lo segue, entrando a far parte di un apostolato credibilmente multietnico (Pietro, per esempio, ha il volto di Chiwetel Ejiofor). Di più: diventa la migliore – se non l’unica – interprete del pensiero di un messia che manifesta comunque delle incertezze assolutamente umane, il complemento insostituibile per la diffusione della sua parola. Se non bastasse, perfino a Giuda (ingentilito da Tahar Rahim), al netto dei famigerati 30 denari, sono attribuite delle motivazioni: l’ingenua impazienza lo inganna e lo conduce al tradimento.

Aggiungono punti a favore della pellicola gli splendidi scorci naturali (gli esterni sono perlopiù siciliani e lucani, con qualche puntata in Puglia e Campania). È chiaro che il minutaggio impone una sintesi (non siamo al cospetto di un kolossal biblico vecchia maniera), sicché gli episodi evangelici semplificati o del tutto assenti sono da mettere in conto. Quel che stona, tutt’al più, è l’occasionale enfasi della confezione, riconducibile principalmente all’uso delle pompose e un po’ convenzionali musiche composte dai pur quotati islandesi Hildur Guðnadóttir e Jóhann Jóhansson, purtroppo scomparso nelle scorse settimane. Nel cast internazionale si riconoscono Hadas Yaron, Lubna Azabal e Valentina Carnelutti.

Maria Maddalena (Mary Magdalene, USA/GB/Australia, 2018) di Garth Davis con Rooney Mara,  Joaquin Phoenix, Chiwetel Ejiofor, Tahar Rahim, Tchéky Karyo

Massimo Arciresi

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