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“ Gente della notte ” I giovani e il divertimento: Alcol e droghe – una moderna macchina del tempo


La rubrica settimanale “ GENTE DELLA NOTTE ” è condotta a cura della Dottoressa Maria Italiano, psicologa clinica, numero di iscrizione all’albo 8440-A. Per ulteriori informazioni o approfondimenti sulle tematiche trattate è possibile contattarla all’indirizzo della sua pagina professionale www.facebook.com/mariaitalianopsicologa

Stando alle leggi della fisica (non me ne vogliano gli scienziati per l’ipersemplificazione dei concetti o per eventuali imprecisioni teoriche) il tempo è una grandezza scalare che si muove lungo un asse che va dal passato al futuro passando attraverso il presente. Esso dunque scorre in maniera lineare in una sola dimensione: quella della lunghezza.

Da un punto di vista psicologico invece la storia è ben diversa. Innanzitutto perché attraverso l’immaginazione ed i ricordi la nostra mente può proiettarci avanti e indietro nel tempo a nostro piacimento, senza seguire alcuno schema obbligato; e poi perché dentro di noi il tempo non si estende soltanto in lunghezza ma anche e sopratutto in larghezza. Chiaramente una larghezza simbolica, misurata (e misurabile) in termini puramente qualitativi.

Quando il nostro tempo è pieno – e per pieno intendo sia denso di eventi che di significati – la percezione del suo scorrere mostra sempre un’accelerazione, ossia sembra molto più veloce, sicuramente più leggero. Ecco perché quando ci stiamo divertendo ci sentiamo appagati.

Perché però avviene la degenerazione del divertimento da sano in patologico? Perché sentire il bisogno di riempire il tempo con ubriacature e droghe?

Uno dei motivi che oggi mi viene in mente è legato alle proprietà intrinseche a questo tipo di sostanze le quali, alterando lo stato di coscienza, alterano contestualmente la percezione del tempo.

In condizioni di “sballo”, “fusione”, “finitura” – questi sono i termini più utilizzati dai giovani per indicare lo stato di alterazione di coscienza prodotto da un abuso di alcol e/o droghe – avviene quella che potremmo definire una “presentificazione del presente”, un restringimento del tempo nella sua più piccola sub-unità: l’istante.

Questo significa che tutto ciò che viene prima o dopo praticamente non esiste. O meglio: non è contemplato. E quindi non può destare preoccupazioni.

È come avere una macchina del tempo che però non serve per muoversi avanti o indietro bensì per rimanere fermi, fissati in un eterno presente. E sentire in qualche modo di avere il controllo della propria vita, che viene ridotta però ad una minuscola particella chiamata “ora, adesso”. E pensare ingenuamente di poter così fregare il sistema, di compensare la precarietà di una società produttrice di angosce e insicurezze che da soli, soprattutto i giovani, non sanno come contrastare.

KKKKK
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