Evidenza

I palombari richiesti sul mercato del lavoro. La regione Sicilia punta di eccellenza nella formazione

• Bookmarks: 3


In un periodo in cui il lavoro sembra scarseggiare e la Regione Siciliana è attaccata su tutti i fronti sorprende scoprire che esistono delle eccezioni a questo stato di cose. Se da un lato è pur vero che il mercato del lavoro è in crisi, dall’altro è altrettanto vero che ci sono lavori che non conoscono crisi. Sono quelli che prevedono specializzazioni uniche e altamente professionali (e proprio per questo facilmente spendibili sul mercato del lavoro). Una di queste è quella dei palombari: per loro le offerte di lavoro sono tali e tante che non è possibile soddisfarle. A permettere tutto questo è il fatto che per esercitare questa professione è indispensabile avere una adeguata qualifica. Ma a rilasciare questo titolo sono pochissimi centri di formazione altamente qualificati. A questo si aggiunge che, come per molti altri settori, anche in questo caso l’Italia è indietro anni luce rispetto al resto del mondo. I decreti ministeriali emessi nel 1979, nel 1981 e nel 1982 non bastano. Sono molte infatti le lacune che rendono le vecchie qualifiche finora rilasciate dagli enti accreditati in base a queste leggi che non permetto ai palombari di lavorare. A meno che. A meno che queste qualifiche non vengano rilasciate in base a quanto prevede una legge della Regione Sicilia: sebbene pochi ne abbiano parlato, ad Aprile dello scorso anno la Regione Sicilia ha emesso una legge (l.r. n. 7, “Disciplina dei contenuti formativi per l’esercizio delle attività della subacquea industriale” (pubblicata sulla GURS del 29 Aprile) che ad oggi è l’unica a soddisfare tutti i requisiti per il rilascio delle certificazioni. Una legge per la quale, nella riunione del Consiglio dei ministri n. 121 del 20 giugno 2016, è stata deliberata la non impugnativa. Ciò significa che quanti fossero stanchi di cercare lavori che non ci sono e volesse conseguire una qualifica per lavorare in questo settore può farlo. A patto che l’ente di formazione sia accreditato in base a quanto prevede la legge emanata dalla Regione Sicilia. Come il Cedifop, che ad oggi è l’unico soggetto autorizzato a rilasciare qualifiche per questo settore che rispettano le norme vigenti. Oggi questo centro di formazione che ha sede a Palermo, è l’unico in grado di rilasciare qualifiche per “Sommozzatori e lavoratori subacquei” riconoscibili ai sensi della direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 settembre 2005. Chi volesse lavorare in uno dei tre i livelli di qualificazione previsti dalla legge regionale (primo livello o inshore diver per per le attività fino ai -30 metri, secondo livello o offshore air diver definito categoria “TOP UP” per le attività fino ai -50 metri e terzo livello o offshore sat diver, detto anche “altofondalista”  per le attività oltre i -50 metri) deve seguire uno di questi corsi, iscriversi al repertorio telematico gestito dalla regione Sicilia e ottenere il rilascio di una card nominativa corredata dei dati integrali di iscrizione, valida per le attività svolte in ambito inshore, offshore o nelle acquee interne, livelli di addestramento nettamente superiori a quelli previsti per coloro che sono iscritti al registro sommozzatori gestito dalle capitanerie di Porto, come OTS, di cui al decreto ministeriale 13 gennaio 1979. Per strano che possa sembrare, in questo momento, questa è l’unica strada percorribile: l’iscrizione al repertorio telematico della Regione Siciliana è il solo a garantire una corretta interpretazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, recante il testo unico in materia di sicurezza sul lavoro. In base alla normativa vigente, tutti gli operatori delle aziende che operano fuori dai porti in Italia, (si pensi ai lavoratori delle aziende iscritte nella categoria merceologica “acquacoltura” in acqua di mare, salmastra o lagunare, piccole o grandi imprese di lavori subacquei, ma anche negli impianti offshore, operanti fuori dall’area portuale) devono aver seguito un percorso formativo, valido per l’iscrizione al repertorio telematico (” … devono essere conformi nei contenuti agli standard internazionalmente riconosciuti, con riferimento ai tempi di immersione e di fondo ed alle attività in acqua, dall’International Diving Schools Association (IDSA)…”, “…ai controlli che devono essere effettuati per il rispetto di obblighi e requisiti generali in materia di salute, sicurezza ed ambiente (HSE), anche in conformità alle linee guida di International Marine Contractors Association (IMCA)…”). E a rispettare queste norme è attualmente solo la legge 07/2016 della Regione Sicilia. Le ripercussioni dal punto di vista occupazionale sono solo immaginabili (per i non addetti ai lavori): sono almeno 6.000 le aziende che operano nel settore su tutto il territorio nazionale e circa 30.000 gli occupati. Numeri che fanno comprendere come, per una volta, la Sicilia, Palermo e le sue Aziende (quelle con la A maiuscola come il Cedifop) non sono il fanalino di coda dell’Italia e dell’Europa. Al contrario sono le uniche ad aver raggiunto standard qualitativi e professionali che per tutti gli altri sono ancora lontani. E questo, in periodi di crisi come quelli attuali (per le pubbliche amministrazioni, per le aziende e soprattutto per che cerca un lavoro per la vita), non è poco.

C.Alessandro Mauceri

3 recommended
KKKKK
99 views
bookmark icon
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com