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Il tempo di un drink

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Skyfall, il 23° film ufficiale della corposa serie dedicata all’agente 007, ha incassato tantissimo? Allora, riscritturato il James Bond in carica Daniel Craig (e forse non sarà l’ultima occasione…), si riconferma anche il regista Sam Mendes (che tra l’altro aveva già lavorato con l’attore, mettendolo in luce in Era mio padre). La caratteristica scelta del capitolo precedente (2012) di sondare la misteriosa sfera personale della spia più famosa del mondo aveva intrigato parecchio, quindi perché non rincarare la dose?
Semplicemente perché gli sceneggiatori John Logan, Neal Purvis e Robert Wade, supportati dal sempre più richiesto Jez Butterworth, stavolta sembrano affidarsi ai cascami “privati” di quella storia, depotenziandola indirettamente. In pratica, il nocciolo della trama qui è – a conti fatti – più debole, quasi pretestuoso, ed è un aspetto che nemmeno la sontuosità della messinscena riesce a ridimensionare. C’è un altro difetto: la parte ambientata sul treno (connotata, da un certo momento in poi, da un deserto interno, oltre che esteriore) , a onta dell’ottima sequenza di lotta con l’imponente Dave Bautista (la new entry più azzeccata del cast), rappresenta il culmine di una mancanza di credibilità che, pure in un contesto di azione & avventura (per giunta “blasonato”), andrebbe accuratamente arginata.
Per il resto, note soprattutto positive. L’indagine si dipana secondo i canoni che piacevano a Fleming, con una scena d’apertura a Città del Messico (avviata da un articolato, bellissimo piano-sequenza) che farà epoca. Indubbiamente l’idea di ritirare fuori la Spectre, la mitica organizzazione del male – con tanto di Blofeld (oggi non poteva che farlo Waltz) provvisto di gatto bianco –, è un azzardo, ma il suo restyling tecnologico e le sue diaboliche ramificazioni in fondo non stonano con l’attualità. Nemmeno il principio di collegare – senza eccessive pretese – gli episodi “craighiani” della saga può dirsi sbagliato, e ci si comincia ad abituare alle presenze di Ralph Fiennes (il successore di M, qui con più spazio a disposizione e votato a contrastare un losco programma che mira alla cancellazione della sezione dei servizi segreti che dirige), Ben Whishaw (il geniale Q, una tantum esposto al pericolo) e Naomie Harris, una Miss Moneypenny nella fattispecie più defilata, nondimeno attiva e affascinante. Il suo “turno” è finito, tuttavia, e le Bond girls sono altre: la matura vedova sotto tiro Bellucci, conquista di passaggio (e un po’ attaccaticcia, per essere franchi), e l’intelligente pulzella Seydoux, inguaiata da colpe paterne. L’insieme è annaffiato da golose citazioni per fans irriducibili.

Spectre (id., GB/USA, 2015) di Sam Mendes con Daniel Craig, Léa Seydoux, Christoph Waltz, Ralph Fiennes, Monica Bellucci

di Massimo Arciresi

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KKKKK
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