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FILM: Il tuttofare ~ La commedia dei padri?

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Alcuni giovani autori dell’(amara) commedia nostrana odierna intendono dimostrare di non ispirarsi solo a parole alle lezioni dei vari Monicelli, Risi, Scola, Comencini, bensì di essere in grado di coglierne l’essenza e attualizzarla, ché tanto difetti e atteggiamenti dell’italiano medio son sempre gli stessi. In tal senso Genovese e Leo, per dire, se la cavano senza troppi proclami, ma è probabilmente il team della trilogia di Smetto quando voglio ad aver raggiunto i risultati più prossimi al modello. Dallo script del capostipite della mini-saga proviene il debuttante Valerio Attanasio, che anche dietro la cinepresa maneggia sapientemente la materia, dosa il ritmo e lo humour e inocula un personale gusto per il paradosso e la satira di costume. Benché ci siano margini per migliorare…

Un opportunamente incontenibile Castellitto (memore del Sordi de Il vedovo, nonché di Troppo forte) è Toti Bellastella, vanesio e infingardo principe del foro (imparentato con un altro suo scorretto, patetico e meno abbiente avvocato, l’Oscar de La buca) che sfrutta i propri deferenti praticanti, schiavizzati con paghe da fame (in nero, è ovvio). Su tutti il povero Antonio Bonocore (Guglielmo Poggi, visto in ruoli minori ne L’estate addosso, Beata ignoranza e <the_startup>, perfettamente in parte), tanto brillante quanto volenteroso, la cui integrità legata alla conoscenza della legge si disgrega un compromesso alla volta. Soprattutto quando lo sfrontato mentore, dipendente dalle ricchezze della rigida moglie Titti (Elena Sofia Ricci), gli chiede di sposare una sua giovane protetta sudamericana (Clara Alonso) per farle avere il permesso di soggiorno.

La trama procede spedita e frizzante lungo una direzione ben definita – l’onestà assoluta non esiste, vedi pure la figura solo apparentemente irreprensibile del padre di Antonio (Tonino Taiuti), residente in campagna per un investimento sbagliato – e sfoggia parecchi momenti irresistibili, perlopiù grazie a fitti e cinici dialoghi. A maggior ragione dispiacciono i pasticci di montaggio dell’ultimo momento (decisioni superiori, quasi a confermare extra-diegeticamente la tesi della pellicola?) che alterano l’altrimenti invidiabile qualità generale. Anzitutto, l’impattante anticipazione dell’incipit è riproposta in versione diversa (e smorzante). Poi, oltre a non esser chiaro quali siano le nuove accuse (fra le tante possibili) mosse a Bellastella, sembra parecchio forzata la vicenda del boss Malaspina (Mimmo Mignemi), che ignora l’incredibile scappatoia procedurale (votata alla fuga) del figlio detenuto (Roland Litrico); anzi, come l’accetti quest’ultimo è davvero inspiegabile.

Il tuttofare (Italia, 2018) di Valerio Attanasio con Sergio Castellitto, Guglielmo Poggi, Elena Sofia Ricci, Clara Alonso, Tonino Taiuti

Massimo Arciresi

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