Evidenza

Interrogazioni Ue, le italiane ci prendono gusto


La contabilità dell’Europarlamento viene messa a dura prova dai costi delle interrogazioni.  L’interrogazione parlamentare è un dono democratico. Consente agli eletti di controllare il potere a dodici stelle e farsi voce degli elettori. Possono essere orali o scritte, ma soprattutto, hanno un costo, perché ogni testo va registrato, tradotto, studiato dall’esecutivo Ue, spedito al Parlamento, ritradotto. Un conto della commissione Bilancio è che ogni «question» pesa circa 1500 euro. Ad esempio la deputata Lara Comi ha dato vita a 82 interrogazioni il 15% di quelle catalogate a Strasburgo in 24 ore. Spaziano dalla Garanzia Giovani alle imprese cipriote, dalla lotta alla disoccupazione spagnola e alla crisi olandese, per un costo di 120mila euro. Mentre la leghista Mara Bizzotto ha firmato 228 testi (340 mila euro), quasi uno al giorno, dopo i 1344 nella passata legislatura. Tutto ciò lo si fa per vai motivi, per scrutare l’ operato dell’ Ue o, ad esempio, per il ranking, perché dar vita ad una interrogazione vale quanto essere un relatore.

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