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La Sicilia questa sconosciuta. Il SINALP denuncia la resa incondizionata dell’Ars nei confronti dell’Italia

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Probabilmente le nostre aspettative caricate sul Governo Musumeci sono risultate eccessive visto il deprimente quadro normativo, amministrativo, ed organizzativo messo in campo.

Ci aspettavamo dalla compagine governativa una difesa ad oltranza dell’Autonomia dell’isola con il conseguente rilancio della propria rete di enti, aziende e municipalità.

Facendoci forti dei proclami da leoni espressi in passato da chi oggi ci governa speravamo in una vera svolta politica ed un ritorno alla dignità di Popolo e Nazione; Dignità purtroppo persa negli anni bui gestiti da politici sempre proni verso il governo centrale italiano permettendo il depauperamento della Sicilia.

L’emblema dello sfascio siciliano è dato dalla voglia pruriginosa di cedere la rete viaria stradale ed autostradale all’Anas uccidendo quel che resta del CAS (consorzio autostrade siciliano) con sicuramente conseguenziale creazione di ulteriori disoccupati e disperati come se non bastano quelli già abbondantemente creati con la illuminata gestione e riforma del comparto della formazione professionale.

In merito il Sinalp Siciliano si è battuto contro il precedente governo Crocetta che aveva tentato di “regalare” il CAS all’Italia e grazie al fondamentale aiuto di alcune forze politiche del Parlamento Siciliano si era riusciti a bloccarne la cessione.

Oggi alcuni di questi difensori della sicilianità sono al governo e senza alcun “rossore” ripropongono quanto bocciato nella passata legislatura, invece di lavorare seriamente al rilancio dell’Ente ed ad una seria programmazione di sviluppo ed ammodernamento della rete viaria.

L’emblema dello sfascio siciliano è dato dal totale fallimento della rivoluzione copernicana, così era stata presentata, delle ormai famigerate ex province regionali siciliane.

La loro “abolizione” veniva presentata come una vittoria della capacità politica della Sicilia che arrivava per Prima a questa importante riforma.

Tranne il Sinalp, che anche in quell’occasione ne denunciò l’assurdità normativa, tutti plaudirono al successo della buona politica senza però ragionare sull’effettiva portata della norma.

Oggi assistiamo al fallimento degli enti provinciali rinominati “Città Metropolitane” e “liberi Consorzi” con l’ennesima macelleria sociale ricaduta totalmente sulle spalle dei lavoratori che oggi si ritrovano poveri tra un popolo di poveri.

L’emblema dello sfascio e dell’incapacità di chi ci governa e ci ha governato è dato dall’abolizione, di fatto, della rete ferroviaria isolana.

Invece di mettere in mora lo stato italiano per la mancata programmazione di investimenti e sviluppo delle ferrovie siciliane ci siamo accontentati dell’elemosina di una riprogettazione delle linea Messina Palermo abbandonando al suo destino tutto il resto.

Con la caduta, annunciata da oltre 10 anni da una frana, del ponte dell’autostrada Palermo Catania, guarda caso gestita da quell’Anas che dovrebbe accaparrarsi tutto il sistema viario siciliano, nei pressi di Scillato è venuta allo scoperto la volontà pervicace e probabilmente agognata da qualcuno, della distruzione ferroviaria siciliana; visto che prima dell’evento la tratta PA CT si percorreva in più di 6 ore adducendo motivi di vetustà dei binari e subito dopo, a causa dell’emergenza creatasi, senza aver fatto alcun intervento strutturale lungo la linea ferroviaria interessata, la stessa tratta si percorre in 3 ore.

L’emblema dello sfascio siciliano è dato dalla resa incondizionata e senza nemmeno l’onore delle armi, nei confronti dell’Italia nella gestione del petrolio presente in abbondanza nell’Isola.

Abbiamo consegnato forse l’asset più importante, che da solo avrebbe portato ricchezza e serenità all’intero popolo siciliano, nelle mani di altri senza pretendere di fatto alcuna contropartita e con l’aggravante che chiaramente tutto il degrado ambientale, paesagistico e sociale causato è a nostro totale carico.

Ultima nota, purtroppo di una lunghissima serie, è la fuga dei siciliani e dei giovani siciliani dalla nostra terra per crearsi in futuro sereno.

E’ probabile che i nostri politici ed il nostro Governo non si siano accorti, impegnatissimi come sono nella ricerca delle soluzioni dei grandi sistemi mondiali e della pace nel mondo, che la Sicilia negli ultimi 10 anni ha perso quasi un milione di abitanti che se sommato a tutti quei giovani che di fatto vivono fuori dai confini dell’isola ma mantengono ancora la residenza nelle nostre città, andiamo abbondantemente oltre il 1.600.000 siciliani in fuga dalla morte sociale ed economica come unica prospettiva futura di questa terra.

Il danno sociale ed economico è devastante per l’isola e per il futuro della stessa esistenza di questo popolo ricco ormai solo di storia e di sole.

Presidente Musumeci lotti per fare rispettare almeno quanto da Lei stesso dichiarato quando era all’opposizione nel Parlamento più antico d’Europa.

La Direzione Regionale

Dr. Andrea Monteleone

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