Evidenza

L’angoletto: “Chilometro 9” a Palazzo De Gregorio


Siamo giunti al secondo appuntamento de “L’angoletto”, una rubrica mensile, che L’Ora vuol dedicare alla recensione di alcuni degli ultimi libri inediti e scritti da autori siciliani. Insieme a Dario Costantino, letterato e noto personaggio palermitano per le sue trasmissioni radiofoniche ed i tanti interventi ad eventi culturali di rilevanza come la conduzione del “Premio Recalmare – Sciascia”  , vi proponiamo una disamina dei testi che da noi scelti e presentati ogni ultima settimana del mese.

Maggio, sono gli splendidi saloni di Palazzo De Gregorio a far da cornice alla presentazione del romanzo “Chilometro 9”, della scrittrice Giusi Russo, insegnante di italiano e latino al Liceo Statale “Benedetto Croce” di Palermo. Insieme all’autrice, presenti al tavolo dei relatori, anche il prof. Dario Costantino; Giovanna Cirino, nota giornalista palermitana; Rosa Vitale, architetto e critico d’arte, autrice della splendida copertina del libro, ideata per l’occasione e realizzata personalmente con la preziosa tecnica della china. Moderatrice del Tavolo è stata Isabella Tondo, anche lei insegnante a Palermo. Ad accompagnare alcune letture del romanzo, che l’autrice ha voluto dedicare ai presenti, l’arpista Antonella Calandra, in arte “Dariel” che ha eseguito alcuni brani di musica celtica come sottofondo alla vibrante voce della Russo. Diversi gli interventi dal pubblico coinvolto da una trascinante emozione, trasmessa dall’autrice durante le letture, al punto da suscitare un vero e proprio desiderio di liberazione emotiva in alcuni dei presenti. Il libro è stato inoltre premiato con il prestigioso “Premio Luzzi”.  Abbiamo chiesto a Costantino, anche questa volta, di offrirci una sua “critica” sul testo che vi proponiamo di seguito.

“Lascia più di un’emozione, in chi vi si imbatta, il  romanzo di Giusi Russo, intitolato Chilometro 9, vincitore del premio letterario internazionale Mario Luzi, pubblicato da Fondazione Mario Luzi Editore. Opera prima eppure già innervata di sapienza compositiva, pregevole nella fattura, come nella fitta trama degli eventi che magistralmente sa dispiegare. E’ un appuntamento con l’arte, quello che ci consegna Chilometro 9. Non quella frettolosa di una penna che improvvisa-  folgorazioni di fugace durata- ma quella che indugia sulla pagina, che sa coglierne il confine per trasfondervi perizia calligrafica  e vigorìa di contenuto. Di questa sostanza è la scrittura dell’autrice. Densità semantica e  rigore espressivo, dunque, si compongono e si saldano nella laboriosa tessitura che dà vita a Chilometro 9. Una storia intima e, nel contempo, violentemente umana. Un lungo e complesso montaggio alternato lungo l’asse segmentato del tempo della vita, fioritura di emozioni affioranti ora dal passato, ora dal presente. Quest’ultimo  indicato graficamente dal corsivo e affidato alla voce di una figlia che ripercorre, nel testo in tondo, l’esistenza della madre, una donna di ottantasei anni, condannata da un ictus ad una paralisi permanente e irrimediabilmente privata della sua capacità ragionativa.  Il ritorno a casa dopo giorni di degenza ospedaliera e una evidenza che esige solo di essere accettata: sua madre non potrà più riconoscerla. Due identità frantumate. Una relazione attraversata da irrisolte conflittualità che ora, e solo ora, nello spazio bianco della non riconoscibilità, può attingere nuovo senso. Da qui, da questa intuizione prende l’avvio il romanzo. Intuizione e urgenza di una figlia, venuta al mondo tardi, ultima di una lunga catena di parti, che decide di ripercorrere, come dentro un cerchio salvifico, l’esistenza di sua madre. Dall’infanzia, incisa negli anni difficili della prima guerra, alla sua stessa nascita nel 1962. Sarà il compimento di una trasfusione insperata. “Ti do la mia voce”, le dice in apertura. Così, tra recupero memoriale e sguardo costante sul presente, in uno scambio dialogico privato della parola rivelatrice di Salvina, ha inizio il racconto della sua lunga storia, luogo di abbondoni e di irragionevoli menomazioni,  nello sfondo di una Sicilia di miseria e di povertà. Un destino di inesorabili sconfitte se non vi fosse l’ampio respiro della maternità a riconvertire tutto. Memoriale rimarchevole per forza evocativa e suggestioni di immagini, Chilometro 9  affida al lettore l’affascinante parabola di una vicenda  in cui indiscussa protagonista è la Madre. Vastità disabitata  e spazio di trincea nell’inarrestabile flusso della vita. Grembo che si fa vaso accogliente, mentre un destino incoercibile di morte va disegnando  l’ordito di una tela  già drammaticamente  sdrucita. Chilometro 9, crogiuolo di spinte contrapposte, alloggio di vite perdute  e di vite risorgenti, è un romanzo che fa vibrare.  Arciere di punta e freccia che non fallisce,  irretisce  senza mai ingabbiare. Seduce e non viola  libertà. Così, in ultimo, il lettore si sente convitato alla dimora delle emozioni dove il battito del cuore si fonde in unità con il fluire del pensiero.” Prossimo appuntamento a Giugno, con un novo libro per l’estate ed una nuova emozione da condividere con i nostri lettori.

Di Mauro Faso

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