Apertura

L’esercizio del potere tra democrazia e popolo sovrano. del prof. Vincenzo Musacchio


L’articolo 1 della nostra Costituzione sancisce in modo solenne il risultato del referendum del 2 giugno 1946: l’Italia è una Repubblica democratica. Diventa chiaro, in questo modo, anche il significato etimologico della parola Repubblica: lo Stato non è un patrimonio familiare o nepotistico ma è invece una “res publica”, è di tutti, nessuno escluso. Coloro che sono temporaneamente chiamati a svolgervi un importante ruolo di direzione politica non ne sono i proprietari, ma i servitori. I governati, ergo, non sono sudditi, ma cittadini che devono essere messi in condizione di esercitare la loro sovranità. Per questo l’articolo 1 rimarca il carattere democratico e repubblicano intendendo che la sovranità, cioè il potere di amministrare e di compiere le scelte politiche che riguardano la comunità, appartiene al popolo. Più precisamente, l’esercizio effettivo della sovranità popolare avviene in varie forme tra le quali il diritto di voto (art. 48 Cost.), con cui ogni cittadino sceglie i propri rappresentanti e delega loro non la sovranità, ma la cura degli affari pubblici (art. 54 Cost.). Il modello appena delineato prende perciò il nome di democrazia rappresentativa e deve essere tenuto distinto da quello della cosiddetta democrazia diretta. Il cittadino, nel primo caso, è rappresentato dagli eletti, nel secondo caso l’esercizio della sovranità non richiede il meccanismo della delega e della rappresentanza. Dell’ideologia democratica se ne può avere un esempio appropriato già ai tempi di Pericle. Democrazia, dunque, vuol dire prima di tutto fiducia del popolo nelle sue leggi: che il popolo senta le leggi dello Stato come le sue leggi, come scaturite dalla sua coscienza, non come imposte dall’alto. Tra gli obiettivi di una democrazia vi è quello di salvaguardare i diritti delle minoranze e di evitare la tirannia della maggioranza. Come afferma Rousseau la democrazia esiste laddove non c’è nessuno così ricco da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi. Questa è la vera Democrazia. La domanda da porsi è: esiste oggi?

VINCENZO MUSACCHIO
Docente di Diritto Penale presso la Scuola di Formazione (CONF.S.A) in Roma
Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sulla Corruzione in Roma
Direttore Scientifico della Scuola della Legalità “Don Peppe Diana”
Editorialista de “L’Ora” di Palermo e della Gazzetta del Mezzogiorno

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