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Rifiuti, ecco il piano per la Sicilia

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La Sicilia ha un piano rifiuti, redatto in attuazione della legge regionale 9 del 2010. Prima di passare la mano alla neo assessora regionale Daniela Baglieri, l’uscente Pierobon è così riuscito nel suo intento, quello di dotare l’isola del piano regionale dei rifiuti, che ha appena avuto il placet da parte del Consiglio di giustizia amministrativa, dopo la sua prima bocciatura, ritenendo valide le correzioni apportate dall’assessorato al progetto originariamente bocciato proprio dal Cga.

Il piano servirà ora a dare una “mossa” alla gestione dei rifiuti in Sicilia, dove ancora oggi regnano sovrane le discariche, gli impianti alternativi continuano a scarseggiare, spesso gestiti dai privati, e la raccolta differenziata arranca (solo da poco è arrivata a toccare una media del 40%, con numeri ancora molto lontani dai modelli più virtuosi del Nord). Col nuovo piano si dovrebbe così chiudere l’era delle discariche, che resteranno assolutamente marginali, mentre ogni ambito provinciale dovrà essere autosufficiente, scegliendo la tecnologia necessaria a gestire e chiudere il ciclo rifiuti, un modo per “aggirare” il rischio Nimby (Not in my back yard, cioè: non nel mio giardino), l’insorgere di proteste da parte delle comunità locali contrarie all’installazione “sotto casa” di qualsiasi impianto di trattamento dei rifiuti, bloccando di fatto ogni possibilità di svolta verso un moderno e razionale ciclo di gestione integrata dei rifiuti. Di contro, proprio la mancata diffusione di “veri” e funzionanti impianti di trattamento dei rifiuti si ritorce contro i cittadini, costretti a pagare di più i maggiori costi di conferimento in discarica o, peggio, di “esportazione” nelle altre regioni o all’estero dei rifiuti (ricordiamo infatti che la Tari, la tassa sui rifiuti, è una tariffa, per cui ogni euro di costo in più sostenuto dai comuni viene “scaricato” direttamente sui contribuenti). Secondo un rapporto di Utilitalia, perché l’isola possa stare “tranquilla” e diventare autonoma in materia di rifiuti occorrerebbero almeno sei impianti di digestione anaerobica, un termovalorizzatore, oltre ad un ciclo completo di trattamento per il riciclo dei rifiuti. Ma anche tanti piccoli impianti, piuttosto che uno bello grosso regionale, dislocati in più punti della Sicilia, potrebbero sempre soddisfare i bisogni dell’isola. Insomma, il piano adesso c’è, vedremo come e quando verrà attuato.

Ciro Cardinale

CS

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