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Risposta lampo dei Carabinieri, arrestato P.R. 32enne per violenza sessuale e rapina, trovato solo dopo poche ore dai fatti

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L’1 settembre alle ore 22 circa, al termini di una delicatissima attività investigativa, iniziata immediatamente dopo una denuncia per violenza sessuale presentata, nel pomeriggio dello stesso giorno, da una 30 enne con menomazioni psico-fisiche, presso la Compagnia Carabinieri di Riccione, i militari dell’aliquota operativa dipendente dallo stesso Comando Riccionese, traevano in arresto L.M. 31enne genoano, pregiudicato, tossicodipendente, P.R. di note discoteche della riviera, per violenza sessuale aggravata e rapina. In particolare nella denuncia dell’1 settembre 2015 presentata dalla ragazza che, per motivi di privacy chiameremo Francesca, denunciava una patita violenza sessuale nell’arco della notte, senza ricordare bene l’ora in quanto per motivi fisici era costretta ad assumere sonniferi per dormire, ad opera di un ragazzo di cui conosceva solo il nome di battesimo e che aveva conosciuto, ad inizio estate in centro a Riccione, in compagnia della propria fidanzata, mentre svolgevano l’attività di P.R.. Nella stesura della denuncia la ragazza raccontava che la coppia, così conosciuta, con la promessa di farla lavorare come P.R. (cosa mai avvenuta) le chiedeva di ospitarla in casa in attesa di trovarne una in affitto durante la stagione, richiesta a cui, la vittima, vivendo da sola, acconsentiva. La loro permanenza in casa durava solo due settimane perché, a loro dire, riuscivano a trovare una nuova sistemazione. Il 31 enne in questi mesi faceva più volte dell’avances a Francesca senza che lei acconsentisse minimamente, a volte anche chiedendole di fare sesso in cambio di denaro. Anche tre giorni prima, l’arrestato, dopo avervi mangiato una pizza insieme a casa sua ripeteva insistentemente la richiesta ma senza esito sino a che fortunatamente per lavoro era costretto a lasciare la sua abitazione. La sera della violenza, la vittima raccontava di essere andata a cena dopo una lezione di allenamento in spiaggia ed alle ore 22.00 circa veniva raggiunta sul cellulare dal padre che la informava che dei suoi (di Francesca) vicini di casa l’avevano informato telefonicamente che un ragazzo aveva scavalcato la recinzione della sua abitazione (n.d.r. di Francesca) perché la cercava e che poi si sentiva litigare nella sua abitazione, ma Francesca, nella circostanza appunto a cena, lo rassicurava dicendogli che non era in casa. Dopo la cena, in biciletta e da sola, Francesca raggiungeva la propria abitazione dove dopo aver notato la finestra dell’appartamento aperta, ma senza darci peso, assumeva delle gocce perché molto agitata e si metteva a letto. Dopo qualche ore, Francesca, pur non ricordando l’orario preciso perché intontita dalle medicine, sentiva dei rumori in casa e successivamente la porta della sua camera aprirsi ed alzando il capo scorgere nella penombra il 31 enne genoano che riconosceva sia dai tatuaggi che ha sul petto, perché in quel momento solo con i pantaloni, che dalla sua voce. Visto ciò, Francesca, lo invitava con veemenza ad uscire ma senza successo in quanto per tutta risposta la giovane le saltava a dosso e tenendola ferma abusava, quasi in maniera completa, sessualmente di lei, apostrofandola con epiteti offensivi e sputandola più volte. Francesca solo con le esigue forza rimastole riusciva a dimenarsi ed a costringere il suo aguzzino, dopo essersi rivestito, ad uscire dalla sua abitazione. Immediatamente dopo i fatti Francesca, dopo essersi fatta una doccia, si rimetteva a letto non avendo la forza di chiamare soccorsi ma alle ore 06.30 circa, non riuscendo a dormire, decideva di informare telefonicamente dei fatti il padre che vive fuori Rimini per lavoro, riuscendovi solo tramite il suo tablet perché non più in possesso del proprio telefono cellulare. Pertanto dopo qualche ora, alle 10.30 circa, il padre informava dei fatti, tramite numero unico “112”, i Carabinieri di Riccione che si portavano immediatamente sotto casa dove vi accedevano, unitamente alla madre, nel frattempo accorsa, trovando la ragazza molto scossa che raccontava loro quanto descritto. A quel punto la stessa veniva accompagnata presso l’ospedale di Rimini per le visite ginecologiche del caso che non riportavano segni di evidenti violenze subìte. Nel primo pomeriggio, subito dopo la visita, la vittima, unitamente alla madre si recava in caserma dai Carabinieri per sporgere querela verso il ragazzo di cui conosceva solo il nome di battesimo unitamente a quello della sua fidanzata conosciuti, come detto in viale Ceccarini mentre svolgevano l’attività di P.R.. Contemporaneamente alla ricezione della querela, i Carabinieri dell’aliquota operativa della Compagnia di Riccione procedevano a scandagliare in maniera minuziosa la banca dati rinvenendo in essa un controllo che la vittima aveva subìto ad inizio Luglio a Riccione in compagnia di un ragazza dello stesso nome della fidanzata del suo aguzzino che faceva presuppore quasi con certezza che fosse lei. Pertanto non appena avuto questa conferma dalla vittima, anche estrapolando le foto tramite FACEBOOK, i militari scandagliavano, anche con il suo nome, la banca dati riuscendo a ritrovare un controllo che quest’ultima aveva avuto con un ragazzo, con diversi pregiudizi di polizia, dello stesso nome dell’aguzzino di Francesca ed anche in questo caso se ne chiedeva la conferma dalla vittima, che, appena arrivata, faceva scattare le ricerche da parte di tutto il personale della Compagnia di Riccione, munendo tutti gli equipaggi in turno delle foto dell’aguzzino. Le ricerche davano esito positivo perché, i miliari in abito civile dell’aliquota operativa, alle ore 22.00 circa, in viale Ceccarini, rintracciavano il genoano intento a bere “tranquillamente” una birra unitamente alla fidanzata. Pertanto i militari lo bloccavano e lo accompagnavano in caserma, unitamente alla fidanzata alla quale, pensando di non essere visto, passava, in auto, un telefono cellulare, gesto notato dai Carabinieri tramite lo specchietto retrovisore interno all’auto di servizio. Detto telefono è poi risultato essere quello della vittima. Una successiva perquisizione ad alcune borse in uso alla coppia, che momentaneamente avevano lasciato a casa di un’altra loro conoscente, consentiva di recuperare due flaconi di metadone utilizzati dall’aguzzino nonché 6 telefoni cellulari di provenienza illecita, di cui uno rubato a fine maggio, ad un paziente presso l’ospedale di Rimini e pertanto denunciato anche per ricettazione di 6 telefoni.
L’arrestato veniva accompagnato presso il carcere di Rimini a disposizione dell’autorità giudiziaria. E’ anche doveroso rappresentare che tutte le attività sono iniziate solo dopo che gli inquirenti hanno dato il giusto apporto morale alla vittima, dando priorità anche all’aspetto sanitario piuttosto che a quello giuridico visto la delicatezza dei fatti e la fragilità emotiva della vittima.

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