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Rubrica, La storia del teatro popolare raccontata da Giacomo Civiletti – parte IV –

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Burruano ed io avevamo appena concluso la tournée con il teatro Sistina, avevamo fatto bella figura e l’avevamo fatto fare anche al Teatro Biondo ch’era il coproduttore del “Rinaldo in Campo”. La stampa nazionale aveva riconosciuto l’originalità della nostra interpretazione lontana e diversa da quella dei nostri illustri predecessori, e così per premio il maestro Pietro Carriglio, allora direttore del Teatro Biondo Stabile di Palermo, ci fece rappresentare “Palermo oh cara”a Villa Filippina e fu un successo come sempre, abbiamo avuto il pienone anche in giornate consacrate al calcio trasmesso in TV. Guardando Burruano e Civiletti che erano una ditta che faceva serate in tutta la Sicilia, molti giovani si buttarono nella mischia imitando il nostro modo di fare teatro. Un giorno i “vecchi” cioè chi scrive, Burruano, Li Bassi e Sabato fecero uno spettacolo di satira molto feroce sul futuro che aspetta l’umanità. Il titolo era “L’ultimo spizio”, il pubblico al convento faceva la fila per i biglietti dal lunedì. Oltre alla bravura degli attori era il testo ch’era forte, esasperava, ma non di molto, la condizione socio politica ed ambientale nella quale verrà a trovarsi l’umanità fra qualche anno. Non si voleva certamente che dai giornali partisse chissà quale internazionale grido d’allarme, si desiderava solamente una recensione più attenta, affinché il pubblico non leggesse soltanto il riassunto dello spettacolo. Comunque nonostante qualche generale distrazione la gente ci ama. Sono  quarant”anni che regaliamo loro emozioni, tutti noi, tutti quelli che siamo in questa rubrica … e scusate se è poco!

di Giacomo Civiletti e Serena Marotta

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