Bufera di polemiche su Anas e Regione
Dopo il cedimento della Palermo Catania, tocca adesso alla Palermo Sciacca. Cede e viene chiuso al traffico da oggi anche il pilone del viadotto Traversa 2 sulla statale 624 tra il chilometro 23 e il chilometro 28. Traffico deviato e nuovi disagi per i trasporti siciliani. Che la Sicilia fosse a rischio frane, dopo la tragedia del masso venuto giù da capo Gallo a Mondello, è ormai sotto gli occhi di tutti. Fatti che stanno portando la magistratura a indagare su una serie di incompetenze e possibili collusioni tra ANAS, Imprenditori e politici, facendo temere un vero e proprio “cartello” delle autostrade messo in piedi per anni. Quest’ultimo cedimento, dalle conseguenze economiche e sociali gravi, segue a ruota ormai spesso altri avvenuti su terreno siciliano. Basti ricordare la casa scomparsa sotto il suolo a San Giuseppe Jato per lo smottamento della collina, Gianpilieri a Messina, il disastro di San Fratello dove lo scivolamento della collina ha letteralmente trasportato mezzo paese verso la collina oggi disabitato. A febbraio di quest’anno quattro villette scivolarono a valle nella zona di Baglio degli Ulivi a Bolognetta. Se le case e le villette sono un problema dei Comuni, quello delle strade e le autostrade è un problema dell’Anas che adesso tende a entrare in Borsa nel 2016. Se l’Anas sa lavorare o no questo lo dovrà decidere la Magistratura. Come pure ci si auspica indaghino presidente della regione e sindaci, sull’effettiva funzionalità degli Assessorati alle infrastrutture e ai lavori pubblici da cui passano ed escono le opere pubbliche collaudate e ancora da collaudare. Da quelle più piccole a quelle più grandi come il Ponte di Messina. Assessorati pieni di geni e consulenti dei dirigenti generali, molti dei quali provenienti dal mondo universitario. L’ultimo tra i collaudi contestati, quello del viadotto inaugurato nel 2004 dall’allora presidente del consiglio, non aveva ultimato e subito chiuso al traffico.
Per molto meno governatori, sindaci e funzionari si sono dimessi, ma non in Sicilia.
DI Salvo Sbacchis
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