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Sudan: Save the Children, a due mesi dall’inizio del conflitto, nei disegni dei bambini il devastante impatto di combattimenti e violenze

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Più di 1,9 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case, circa la metà sono minori

L’Organizzazione – che opera in Sudan dal 1983 – chiede alla comunità internazionale di aumentare e impegnare rapidamente i finanziamenti e le risorse per rispondere alle esigenze critiche sia in Sudan che nei Paesi limitrofi.

Dai veicoli militari alle strade disseminate di proiettili, e poi i morti, le case bombardate e i volti afflitti: le bambine e i bambini in fuga dalle violenze in Sudan esprimono il devastante impatto sulle loro vite e sulla loro salute mentale dopo due mesi di pesanti combattimenti in una serie di immagini pubblicate oggi da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.

I disegni sono stati realizzati dai bambini nell’ambito di un programma di sostegno psicosociale gestito da Save the Children nei suoi spazi a misura di bambino[1] per aiutare i più piccoli a elaborare ciò di cui sono stati testimoni negli ultimi due mesi di violenza.

Secondo i dati più recenti a disposizione, negli ultimi due mesi più di 1,9 milioni di persone[2] sono state costrette a lasciare le proprie case e si stima che circa la metà siano bambini. In vista di un’importante conferenza di raccolta fondi che si terrà lunedì 19 giugno a New York[3], Save the Children chiede alla comunità internazionale di aumentare e impegnare rapidamente i finanziamenti e le risorse per rispondere alle esigenze critiche sia in Sudan che nei Paesi limitrofi.

Maram*, 17 anni, è fuggita da Khartoum e ora si trova con la sua famiglia in un rifugio dell’Organizzazione. Ha disegnato un veicolo militare che spara a un bambino nascosto su un albero, mentre altri due bambini giacciono a terra morti. Nel suo disegno, c’è anche un missile terra-aria sparato in direzione del bambino sull’albero, mentre un altro coetaneo guarda da lontano, impotente, con le mani dietro di sé. “Ho visto queste scene [nel disegno] durante la fuga. Ho il cuore spezzato perchè siamo dovuti fuggire dalla nostra casa e venire qui [nel rifugio]”, ha raccontato. “Se avessi una bacchetta magica, renderei tutte le famiglie uguali e nessuna migliore delle altre. Voglio diventare un’artista e vorrei che tutti avessero una casa e vivessero vicini gli uni agli altri”.

Un disegno di Salma*, 17 anni, ritrae qualcuno che spara a una casa in fiamme. Si vedono anche dei jet da combattimento che atterrano nelle vicinanze. Altri suoi disegni mostrano il sangue che scende su un soldato e il terreno che se ne impregna. “Ho fatto questi disegni perché sono rattristata da ciò che sta accadendo in Sudan e dal vedere le case distrutte”, ha raccontato. “Ho il cuore spezzato per ogni persona la cui casa è stata bombardata e che è stata sfollata. Se avessi una bacchetta magica, renderei il Sudan un posto migliore. Voglio diventare un chirurgo famoso in tutto il mondo e vorrei che la mia famiglia fosse felice e ottenesse tutto ciò che desidera”.

Omar*, 16 anni, ha disegnato un veicolo militare che passa davanti a una casa e ai bambini che giocano nelle vicinanze. “Ho visto questa scena mentre fuggivo. Questo disegno è un ricordo di questo viaggio”, ha raccontato. “Sono triste perché ora vivo qui [nel rifugio] e voglio tornare a casa. Non voglio cambiare il mondo intero, voglio solo cambiare Khartoum e renderla come l’Egitto, piena di palazzi. Voglio lavorare e guadagnare soldi quando sarò grande, in modo da poter costruire un condominio per me e mandare i miei genitori in pellegrinaggio”.

Maab Abdelhalim, psicologa che lavora con Save the Children in Sudan, spiega che quasi tutti i bambini che arrivano negli spazi a loro dedicati sono emotivamente e psicologicamente colpiti dalla guerra. “Alcuni si riprendono rapidamente, ma altri sono gravemente traumatizzati. Ad esempio, Maha*, 12 anni, che ha vagato per giorni per le strade con le sue due sorelle maggiori, è stata coinvolta nell’assalto al Libya Souq[4] e si è persa per un po’ dai suoi fratelli”, racconta Abdelhalim. “La sorella maggiore Reem* cercava di coprire i loro occhi per non vedere le persone uccise. Posso vedere nel suo comportamento, nel modo in cui parla, quanto questo l’abbia profondamente colpita. Non parlava e non mostrava alcuna espressione. Dice di essere arrabbiata e triste per il fatto che la guerra non sia finita. Questi bambini avranno bisogno di un supporto psicologico ed emotivo continuo”.

Lunedì a New York Save the Children chiederà ai principali donatori di fornire finanziamenti flessibili, in particolare per i programmi di protezione dell’infanzia, tra cui il sostegno psicologico e gli spazi a misura di bambino.

“Questi disegni sono una chiara indicazione del fatto che i bambini soffrono di più a causa della guerra. Stiamo facendo tutto il possibile per aiutarli a riprendersi da queste esperienze traumatiche, ma se la guerra continua, il suo impatto sui bambini di oggi e su quelli che verranno non potrà che aumentare, visto che i servizi di base come l’istruzione e la sanità sono gravemente compromessi”, ha dichiarato Arif Noor, Direttore di Save the Children in Sudan. “Lunedì abbiamo bisogno di vedere impegni finanziari ambiziosi e tangibili da parte dei donatori. Se i bambini non ricevono un sostegno tempestivo, potrebbero avere un impatto negativo di lunga durata sulla loro salute emotiva e psicologica, che a sua volta può influire sul loro sviluppo e sulla loro istruzione. È essenziale che i bambini ricevano tutto l’aiuto di cui hanno bisogno per riprendersi”.

Save the Children opera in Sudan dal 1983. Nel 2022, l’Organizzazione ha raggiunto direttamente 2,1 milioni di persone, di cui 1,5 milioni bambini, con una programmazione incentrata sulla protezione dell’infanzia, sull’accesso a un’istruzione di qualità, sul sostegno alla salute e alla nutrizione e sulla risposta alle emergenze. Nel contesto attuale, Save the Children continua a sostenere i bambini e le loro famiglie in cinque Stati (Mar Rosso, Kordofan, Gedaref, Sennar, Nilo Blu), fornendo assistenza sanitaria, nutrizionale, educativa, di protezione dell’infanzia e di sicurezza alimentare e mezzi di sussistenza. Questo include un sostegno continuo attraverso 108 strutture sanitarie primarie e 176 scuole in tutto il Paese. Il mese scorso, Save the Children ha inoltre iniziato il proprio intervento in risposta all’emergenza per gli sfollati interni nello stato di Gezira, a 50 miglia a sud di Khartoum, pianificando di raggiungere almeno 4.100 sfollati con attività di protezione dell’infanzia, cure mediche di emergenza (attraverso una clinica sanitaria mobile) e la distribuzione di articoli igienici essenziali. L’Organizzazione sta inoltre sostenendo i rifugiati sudanesi in Egitto e Sud Sudan. Durante i precedenti conflitti localizzati nel Paese, ad esempio negli Stati del Blue Nile e del Darfur occidentale , sono stati  creati spazi a misura di bambino in varie località, che rimangono uno degli strumenti chiave per sostenere tutti i bambini e identificare quelli che hanno bisogno di un supporto psicologico più duraturo e specializzato.

[1] Uno spazio a misura di bambino è un’area soft play accuratamente progettata, piena di giocattoli, giochi e postazioni per disegnare. Queste stanze sono progettate specificamente per dare ai più piccoli la possibilità di tornare bambini dopo un viaggio straziante, lasciandosi alle spalle la propria casa, spesso la propria famiglia e i propri amici, affiancati da operatori specializzati che li supportano anche nell’elaborazione dei traumi subiti.

[2] DTM Sudan – Situation Report (7) | Displacement Tracking Matrix (iom.int)

[3] High-level Pledging Event to Support the Humanitarian Response in Sudan and the Region | OCHA (unocha.org)

[4] Uno scoppio di combattimenti in un mercato in una zona di Khartoum

Com. Stam.

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