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Agrigento, depuratore consortile di due milioni e mezzo. Non funziona

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[dropcap size=big]S[/dropcap]opralluogo del presidente dell’Irsap e del nucleo tecnico-ispettivo per verificare lo stato d’abbandono. L’agglomerato industriale di Campobello di Licata utilizzato per illeciti, edifici abbandonati, sperpero di denaro pubblico. Questa è l’ennesima manifestazione di degrado e sperpero di denaro pubblico, siamo a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, un depuratore consortile costato due milioni e mezzo di euro non è mai stato messo in funzione perché è troppo grande. “L’opera è stata realizzata volutamente sproporzionata, così da non poter essere utilizzata e poter essere sfruttata da Cosa Nostra. Il boss Falsone ha fatto la sua scalata ai vertici della mafia offendendo la comunità e il territorio, utilizzando impropriamente la zona industriale. In passato anche un’azienda nel territorio di Campobello-Ravanusa è stata collusa al boss. Ci sono insidie, attorno ed approfittamenti di un certo rilievo”, dichiara Alfonso Cicero presidente dell’Irsap che ha effettuato il sopralluogo insieme al nucleo tecnico-ispettivo, per prendere visione e vagliare le decisioni da assumere. Il depuratore, infatti, costato due milioni e mezzo di euro, è stato realizzato con i fondi del “Contratto d’Area” sulla base di un progetto presentato all’ASI, ex consorzio di Agrigento. Il progetto doveva costare inizialmente un milione e ottocento mila euro per arrivare a due milioni e mezzo comprensivo di ulteriori spese progettuali. In più, Il lodo arbitrale condanna il Consorzio ASI a elargire la somma di €957.094,94, in favore del Consorzio Cooperative Costruttori CCC , comprensivO di interessi. Il lodo non è stato appellato. Il depuratore consortile è solo l’ultimo degli sprechi, degli abusi di cui si fa protagonista la zona. Uno spreco di denaro pubblico ingiustificato, che oggi costringe le imprese ad utilizzare costose alternative; un territorio offeso, una comunità offesa. “Queste vasche contengono, il bene prezioso dell’acqua e non sono al servizio delle imprese ma di soggetti che fanno altro e prelevano acqua in modo abusivo. Questa è la verità. L’Irsap lancia un segnale, promuovendo il rilancio delle zone industriali, fino ad oggi terre di saccheggio alle spalle di imprese sane che rappresentano il futuro del territorio”. Ma il depuratore non è l’unico impianto mal funzionante, danneggiato e utilizzato per scopi impropri, infatti, anche un centro direzionale e un potabilizzatore della zona sono manifestazione di spreco di denaro pubblico. Il centro direzionale è costato quattro milioni di euro e veniva utilizzato come stalla. Oggi, dichiara il Presidente “sono stati messi a disposizione delle infrastrutture un milione e seicentomila euro, già trasmessi ad Urega, per avviare la manutenzione. Stanno iniziando gli interventi sull’illuminazione ed è stato aperto uno sportello IRSAP, come segno di vicinanza alle imprese di Campobello. Legalità e sviluppo devono segnare la vita di ognuno di noi perché per demolire ci vuole un attimo, per costruire bisogna crederci”.

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