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BOLOGNA – Operazione “MONDO SEPOLTO” 30 misure cautelari

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Eseguite dai Carabinieri di Bologna, con il supporto di Comandi Territoriali contermini ed Unità Specializzate, 30 misure cautelari (9 custodie cautelari in carcere, 18 arresti domiciliari e 3 divieti di esercizio di attività di impresa) e 43 perquisizioni in tutta l’Emilia Romagna. Sequestrati beni mobili ed immobili per 13 milioni di euro. Al centro dell’inchiesta il delicato comparto funerario.

L’articolata e complessa indagine, condotta dai militari della Compagnia Bologna Centro e dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo – coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna diretta dal Procuratore Capo dott. Giuseppe AMATO – viene avviata nel novembre del 2017 in seguito all’esposto ed alle dichiarazioni di due degli attuali indagati che, per la prima volta, forniscono una serie di indicazioni sull’illecito sistema asseritamente caratterizzante lo specifico segmento imprenditoriale, con particolare riferimento al monopolio conseguito dai Consorzi “R.I.P. Service Srl” e “C.I.F. Srl” nell’acquisizione dei servizi funerari nell’ambito del Capoluogo.

La complessa piattaforma tecnica impiantata e progressivamente implementata ha di fatto riscontrato a pieno tali contributi, apportando al contempo molteplici elementi di novità. In primo luogo le attività informative e di intercettazione telefonica, ambientale e video hanno consentito di ricostruire compiutamente gli assetti interni caratterizzanti i due citati cartelli di imprese, rispettivamente riconducibili agli imprenditori bolognesi ARMAROLI Giancarlo cl.’52[1] e BENETTI Massimo cl.’56[2] (tra i destinatari

[1]     ARMAROLI Giancarlo, amministratore unico del “R.I.P. SERVICE”.

[2]     BENETTI Massimo, Presidente del Consiglio d’amministrazione del Consorzio Imprese Funebri  (“C.I.F.”) e della “RONCATO Srl”, dipendente della “GOLFIERI Srl”, consigliere dell’”Antico Consorzio Funebre Bolognese”, vice presidente del c.d.a. della “SPV BOLOGNA SPA” ed amministratore delegato della “Bologna Servizi Cimiteriali Srl”, ovvero una società partecipata del Comune di Bologna (che detiene il 51% delle quote).

in carcere) emersi essere, di fatto, a capo di due associazioni ben distinte e perfettamente autonome in termini di capacità delinquenziali e struttura.

Sodalizi che, sin dalle prime battute, palesavano aver da tempo strategicamente provveduto a spartirsi il mercato – evitando sconvenienti e poco produttive sovrapposizioni – in modo da acquisire e consolidare le rispettive posizioni di primazia nel settore, in seno all’Ospedale Maggiore (la “R.I.P. Service Srl”) ed al Policlinico Sant’Orsola – Malpighi (il “C.I.F. Srl”).

Le indagini hanno infatti messo in luce un sistema ampiamente rodato e consolidato nel tempo, strutturato su almeno tre livelli, e perfettamente speculare nell’ambito delle due realtà associative:

  • l’ARMAROLI ed il BENETTI all’apice dei relativi Consorzi, rivestenti funzioni di promotori, capi ed organizzatori delle illecite progettualità;
  • un livello intermedio costituito da prescelti rappresentanti delle varie agenzie funebri coinvolte, aventi il compito di gravitare stabilmente nei pressi degli uffici delle camere mortuarie dei due nosocomi (contrariamente a quanto espressamente previsto dall’art. 13 c.5 della Legge Regionale nr. 19/2009) e di rivestire quindi funzioni di raccordo tra gli infermieri ivi operativi ed i succitati vertici;
  • la base, rappresentata proprio dagli infermieri incaricati di pubblico servizio, aventi il delicato incarico di “agganciare” i familiari dei defunti mettendoli in contatto con i rispettivi referenti delle varie agenzie di servizi (previa presentazione delle imprese di interesse come le più economiche, piuttosto che efficienti e/o rapidamente reperibili o in grado di fornire prodotti eco-compatibili). Il tutto, chiaramente, dietro sistematica corresponsione di contanti, per cifre variabili tra i 200 ed i 350 euro per ogni “lavoro” fatto acquisire al gruppo.

Determinante nell’ottica del funzionamento dei sodalizi nel loro complesso la strategica e consistente realizzazione di “nero aziendale” – gestito da affiliati aventi specifiche mansioni attraverso contabilità parallele – finalizzato non soltanto ad ampliare i personali margini di guadagno degli associati ma, soprattutto, ad alimentare in maniera regolare e sistematica il complesso meccanismo corruttivo alla base della progettualità criminale.

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Ecco che l’ARMAROLI, indiscusso dominus nell’ambito della “R.I.P. Service Srl” emerge essere supportato in particolare dai vari VECCHIATTI Giuliano cl.’81[1], EVANGELISTA Domenico cl.’43[2] e PINELLI Albertino cl.’47 – sotto il profilo della complessiva organizzazione delle attività criminali e trait d’union verso la base – piuttosto che da VENTURI Giuseppe cl.’63 e PARISE Giuseppe cl.’58, infermieri a libro paga del sodalizio (incaricati di pubblico servizio appartenenti all’AUSL di Bologna) che partecipano all’associazione comunicando ai superiori livelli nomi ed informazioni sui deceduti ed indirizzando i loro familiari presso le ditte conniventi, in modo da consentire a titolari e loro incaricati di giungere tempestivamente presso gli uffici della camera mortuaria e di essere così incaricati per lo svolgimento delle esequie.

Cenno a parte, in tale quadro, meritano:

  • L. cl.’72, braccio destro operativo dell’ARMAROLI, che oltre a collaborare nelle attività di direzione dell’associazione, si pone quale anello di congiunzione tra i vertici del sodalizio e gli altri associati, garantendo altresì la sua personale stabile permanenza per conto della “ARMAROLI TAROZZI Srl” (di cui è dipendente) anche presso la camera mortuaria dell’ospedale Sant’Orsola – Malpighi, obiettivo privilegiato del consorzio concorrente;
  • S. cl.’80, avente il compito di occultare le ingenti somme illecitamente introitate (oltre 220.000,00 euro nel solo periodo delle investigazioni), nonché di gestire la contabilità parallela e riciclare il “nero” attraverso mirate attività di reinvestimento.    

Analogamente, per quanto attiene il “C.I.F.“, BENETTI Massimo emergeva essere dotato di nutrita schiera di sodali a vario titolo organizzatori e/o meri partecipi all’associazione. Nel novero non soltanto suoi stretti collaboratori – spesso diretti dipendenti – quali ad esempio MUZZI Graziano cl.’57 e ROSSI Maurizio cl.’51, ma anche – a vario titolo – qualificati referenti delle varie ditte consorziate, tra i quali LELLI

[1]     Coordinatore delle attività corruttive dell’associazione con compiti di direzione. E’ lui a rendere conto al vertice in merito ai servizi funebri ottenuti tramite l’attività di corruzione esercitata presso l’Ospedale Maggiore ed a garantire, laddove necessario, la sua fisica presenza presso la camera mortuaria.

[2]     Quale testa di ponte dell’organizzazione nel settore amministrativo ed istituzionale. Ha il ruolo di trait d’union tra il sodalizio criminale ed i funzionari/dipendenti degli uffici della Pubblica Amministrazione funzionalmente interessati dai servizi funebri. Contribuisce alle attività corruttive svolte in direzione degli infermieri incaricati di pubblico servizio.

Lorenzo cl.’64, L. D. cl.’91, BABINA Gianluca cl.’66, C. N. cl.’62 e BUGAMELLI Carla cl.’71[1], per quanto attiene la “LELLI Srl”, piuttosto che BERTOCCHI Marco cl.’61, GHINI Andrea cl.’75, MAZZINI Nadia cl.’52[2], V.D. cl.’73 e IANNELLI Stefano cl.’72[3], relativamente alla “FRANCESCHELLI Srl”. Ancora emergeva l’operatività criminale di PALLONI Gianluca cl.’76, SARTI Alessandro cl.’62 e ZAMBONELLI Marco cl.’53, in seno alla “GOLFIERI Srl”, o di P.C., della “GRANDI Mario”.

Anche tali dinamiche associative vedevano il loro perfezionamento attraverso:

  • una rilevante schiera di infermieri corrotti, incaricati di pubblico servizio appartenenti all’AUSL di Bologna, che partecipano alle medesime fornendo uno stabile contributo nell’aggiudicazione dei servizi funebri da parte del Consorzio di loro primo riferimento (nel caso di specie il “C.I.F. Srl”): tra costoro BULTRINI Daniele cl.’55, MONTAGUTI Paolo cl.’59, CAMPISI Maria cl.’78, M. cl.’73, RAMOSCELLI Francesco cl.’74, M. R. cl.’62 e GIANFRANCESCO Raffaella cl.’57.
  • una indispensabile e quantomai rodata squadra di soggetti dediti alle attività di amministrazione e contabilità, ingranaggio determinante nel perseguimento degli illeciti obiettivi. Sul punto le indagini documentavano come la stessa fosse articolata su due livelli, ovvero quello costituito dai vari sodali incaricati delle specifiche mansioni nell’ambito dell’impresa di appartenenza e, in progressione, quello superiore rappresentato dal binomio BENETTI/BERTAGNI, responsabile della successiva sistematica raccolta dei liquidi (per tutte le agenzie affiliate), della loro tenuta e delle successive fasi di reinvestimento/redistribuzione.

[1]     Partecipe, dipendente della “LELLI Srl”, svolge compiti di amministrazione e contabilità in relazione all’acquisizione di servizi funebri conseguiti dall’associazione con metodi corruttivi ed al pagamento delle vestizioni delle salme di defunti in favore di referenti corrotti presso il la camera mortuaria del Policlinico Sant’Orsola – Malpighi, in violazione dei loro doveri d’ufficio.

[2]     Organizzatrice, dipendente della “FRANCESCHELLI Srl”, della quale gestisce la contabilità, stretta collaboratrice e braccio destro di MUZZI Graziano, collabora alle attività di direzione dell’associazione, coordina le attività criminali della stessa nel settore dei servizi funebri e si occupa della gestione della contabilità occulta dell’attività corruttiva della consorteria, predisponendo di persona a fine mese le buste contenenti il denaro contante per il pagamento degli operatori della camera mortuaria, quantificando esattamente il prezzo della corruzione.

[3]     Partecipe, dipendente della “FRANCESCHELLI Srl”, contribuisce al rafforzamento e consolidamento dell’associazione occupandosi dell’attività di corruzione presso il Policlinico Sant’Orsola – Malpighi con il costante apporto dato dalla sua presenza in loco. Nel contesto delle strategie operative si pone quale punto di collegamento tra l’organizzazione e gli infermieri dell’Ospedale Maggiore ove nonostante la primazia del “R.I.P” si assicura l’organizzazione di servizi funebri con il metodo corruttivo.

Il riferimento va quindi in particolare, in prima battuta, all’operato dei vari contabili/amministratori delle agenzie consorziate, tra i quali ad esempio G. S. cl.’67[1], in seno alla “GOLFIERI Srl”, N. M. cl.’62[2], nell’ambito della “GARISENDA Srl”, piuttosto che MAZZINI Nadia per la “FRANCESCHELLI Srl”. Numerose le attività di intercettazione, ad esempio, che esaltavano proprio il ruolo svolto in tale ambito da quest’ultima: era lei stessa, in diversi passaggi censurati, a disvelare incidentalmente le modalità attraverso le quali venivano generati i proventi occulti consentendo al sodalizio di ricevere in contanti, senza rilascio di alcuna fattura, una cifra oscillante tra i 500 ed i 900 euro per ogni singolo funerale. E’ ancora la stessa affiliata, interloquendo con altro sodale, a fare altresì riferimento al “canovaccio” sistematicamente utilizzato nei confronti dei clienti per raggirarli ed indurli a pagare parte della spesa in contanti (soprattutto nell’ottica del risparmio) o al più con un doppio assegno (l’uno intestato, l’altro in bianco). Identiche le modalità utilizzate da pressochè tutte le imprese associate, fondate proprio sull’ingenerare nell’ignaro cliente il convincimento che una parte del servizio debba essere corrisposto in contanti in quanto costo non detraibile.

Le indagini non mancavano, al contempo, di evidenziare la grande attenzione ad ogni buon conto prestata dagli indagati in questa fase, benchè forti di meccanismi ampiamente rodati ed ampiamente standardizzati: prova ne sono le (rare) occasioni in cui sono gli stessi intermediari a rappresentare superiormente quando agire con particolari cautele verso alcuni utenti e/o addirittura quando è meglio evitare di proporre l’illecita pratica.

A fungere quindi da raccordo, in veste di collettore e prima responsabile del segmento amministrativo/contabile del “C.I.F.”, BERTAGNI Patrizia cl.’56: è lei che con cadenza settimanale provvede a far visita a tutte le aziende consorziate per raccogliere i liquidi realizzati attraverso il pagamento in “nero” dei servizi e ad occultarlo all’interno della base logistica dell’associazione, individuata in un anonimo

[1]     Contribuisce alla gestione delle attività economiche nel settore dei servizi funebri conseguiti con metodo corruttivo, occupandosi in particolare della contabilità della propria impresa, di cui amministra la cassa del denaro contante anche provento delle attività illecite interfacciandosi quotidianamente con BERTAGNI Patrizia e MAZZUCCHELLI Roberta per la costituzione dei flussi finanziari illegali e la loro veicolazione ai componenti del sodalizio.

[2]     Provvede a gestire la contabilità occulta relativa ai profitti illeciti derivanti dall’attività corruttiva dell’associazione e la custodisce, costituisce flussi finanziari illegali al fine della loro veicolazione ai componenti apicali del sodalizio, si occupa del riciclaggio e del reinvestimento dei proventi.

appartamento del centro storico, formalmente sede di associazione senza scopo di lucro, che vede lo stesso BENETTI Massimo quale legale rappresentante. Del resto la stessa affiliata non esita, in una conversazione registrata nel corso dei primi del mese di settembre 2018, ad autodefinirsi “la postina del nero”.

Le indagini, corroborate da complesse intercettazioni video ed ambientali interne al sito in oggetto hanno dunque dettagliatamente disvelato tali aspetti, documentando non soltanto le modalità di ritiro e conservazione dei liquidi, attraverso il mantenimento di contabilità parallela, ma anche le connesse successive attività di riciclaggio con il reimpiego delle somme per alimentare il complesso sistema corruttivo e per implementare gli illeciti guadagni degli associati. Stretta collaboratrice della succitata, MAZZUCCHELLI Roberta cl.’78, che collabora la BERTAGNI in tutto quanto inerente la gestione degli illeciti profitti derivanti dall’attività corruttiva dell’associazione, sia sotto il profilo dell’occultamento fisico e cartolare, sia sotto quello delle successive attività di riciclaggio e reinvestimento.

Le attività info – investigative condotte hanno poi consentito di approfondire ulteriormente il tema delle modalità di gestione dei “fondi occulti” del sodalizio, laddove veniva acclarato come soltanto negli ultimi 5 anni fosse stato deciso di affidare lo specifico segmento a BERTAGNI Patrizia e di individuare un luogo ben preciso quale base operativa ove tenere la contabilità parallela ed effettuare tutte le movimentazioni del caso.

Veniva infatti accertato come tra il febbraio 2009 ed il maggio 2013 i liquidi illecitamente realizzati dall’associazione fossero stati gestiti attraverso un conto corrente acceso presso una filiale della Cassa di Risparmio di Bologna, in San Matteo della Decima, fittiziamente intestato ad un anziano parente (inconsapevole) di G. D., dipendente del “C.I.F.”. Il tutto con la compiacenza dell’allora direttrice della filiale, madre di G. R., che di contro faceva assumere quest’ultimo dal consorzio medesimo (in data 16 luglio 2009 e dunque a pochissimi mesi di distanza dall’operazione de quo). A riscontro di quanto sopra la chiusura del conto corrente nel mese di maggio 2009, proprio in concomitanza con il trasferimento della direttrice ad altro incarico sul Capoluogo. Dall’analisi del citato rapporto bancario emergeva, tra l’altro, come:

  • l’accesso alla documentazione avvenisse mediante casella postale;
  • sullo stesso fossero state registrate oltre 520 operazioni, con movimentazioni in entrata ed uscita pari a circa 000,00 euro;
  • il rapporto fosse stato portato a 0 euro poco prima della chiusura del 2013.

Quanto sopra acclarava ancora una volta non soltanto la determinazione e la piena consapevolezza da parte degli associati circa l’illiceità delle condotte tenute – nella ricerca verso delle strategie sottese ritenute più opportune per dissimulare la lucrosa attività criminale perpetrata – ma anche ancora una volta quanto le stesse costituissero prassi consolidata e risalente nel tempo.

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Le investigazioni documentavano quindi sì la sussistenza e l’operatività di due consorzi configuranti associazioni autonome, per struttura e dinamiche criminali, ma mettevano altresì in luce anche tutti gli elementi di tangenza e raccordo tra gli stessi, a conferma di cointeressenze radicate nel tempo, che vanno ben oltre la “semplice” spartizione dello specifico business sul Capoluogo. Elemento degno di nota risulta rappresentato, in primis, proprio dalle figure dei citati S. ed I. che in perfetta reciprocità – e soprattutto senza alcun momento di attrito – vanno a costituire punto di riferimento delle rispettive associazioni presso le camere mortuarie appannaggio del consorzio concorrente, a dimostrazione di dinamiche assolutamente rodate[1].

Del resto gli stessi indagati non perdevano occasione per manifestare incidentalmente piena consapevolezza in merito all’illiceità delle condotte tenute; basti il riferimento, a titolo meramente esemplificativo ai seguenti passaggi: BULTRINI:”… io sono un killer !… “ (con riferimento alle capacità “persuasive” che lo stesso si riconosce nel raggirare i parenti dei defunti ed aggiudicarsi i servizi…”)… (…)…  se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare significa che non hai capito come funziona…”; CAMPISI:”… sono la regina della camera mortuaria…(…)… non ho paura di un cazzo …!”; MAZZINI:”… gli ospedali li devi ungere … “.

Parimenti, non mancavano aspetti ancor più drammaticamente riprovevoli, con particolare riferimento a quanto apprezzato grazie alle intercettazioni in merito al

[1]     Lo stesso cognato dell’ARMAROLI, interloquendo con terzi, anch’essi titolari di agenzia funebre, non esitava ad asserire come fosse necessario:”… ragionarci con Giancarlo … da questa parte della città…”.

trattamento spesso riservato alle salme, considerate con spregio, mero tramite per il perseguimento degli illeciti fini associativi. Emblematiche nel senso, tra le altre, le affermazioni del PARISE:”…ho un filmato dove lui mette una buccia di banana in mano ad un morto …. ““R.”:”… il morto, aspettando la barella  …. ha avuto fame !!… “, piuttosto che della CAMPISI, registrata mentre raccontava al compagno dei beni asportati al defunto:”… amò. .. ho trovato due anelli … (…) … l’ho messi già in borsa … però non so se è oro …(…) … ”.

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Giova rammentare come una costola dell’attività investigativa in oggetto abbia già visto una sua preliminare definizione nel più ampio quadro dell’operazione cd. “FIORE VELENOSO”, scaturita proprio dalle attività intercettive condotte in direzione di alcuni indagati. Il riferimento va, in particolare, alle misure cautelari già emesse dal GIP del Tribunale di Bologna – nel corso del mese di maggio 2018 su richiesta del PM, dottor Augusto BORGHINI – in relazione alle ripetute condotte di maltrattamento cui erano stati sottoposti diversi anziani ospiti della casa famiglia “IL FIORE” a San Lazzaro di Savena (BO).

A fornire lo spunto per l’approfondimento investigativo DANI Vanes cl.’52, già dipendente della “GOLFIERI Srl” e gestore del citato centro per anziani che, forte della compiacenza e della connivenza di un medico di base di Bologna, esercitava abusivamente la professione medica all’interno della sua struttura. Veniva riscontrato come questi con assoluto cinismo e totale indifferenza cambiasse arbitrariamente le terapie assegnate ai suoi anziani pazienti, giungendo persino a legarli per evitare che potessero ribellarsi; ciò oltre a costante pressione psicologica esercitata con l’ausilio delle più dirette collaboratrici.

Attesa la gravità delle condotte, su input della Procura di Bologna, il 30 maggio 2018:

  • il succitato titolare della struttura veniva tratto in arresto;
  • DESSI’ Carla e DE SIMONE Giuseppina, rispettivamente coordinatrice del centro e sua collaboratrice, venivano poste agli arresti domiciliari;
  • LUNGHINI Mario, medico di base, veniva sospeso dalla professione per aver fornito, in cambio di denaro, i propri timbri e ricettari al titolare della struttura per consentirgli di approvvigionarsi a piacimento di medicinali, e per aver indebitamente delegato sue funzioni.

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Nel corso dell’operazione, condotta tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia, i militari stanno procedendo anche ad un rilevante sequestro preventivo di beni mobili ed immobili. Giova in tale quadro precisare come gli elementi investigativamente raccolti abbiano infatti concorso a disegnare un quadro di gravità indiziaria a anche a carico delle persone giuridiche coinvolte nella vicenda. Il riferimento va, in particolare alle sottonotate aziende:

  1. “R.I.P. Service Srl – Consorzio di Imprese funebri ARMAROLI TAROZZI Srl”;
  2. “Consorzio Imprese Funebri – C.I.F. Srl”;
  3. “FRANCESCHELLI Srl”;
  4. “LELLI Srl – Impresa Funebre dei fratelli LELLI”;
  5. “Cav. Uff. Oreste GOLFIERI Srl”;
  6. “Centro Servizi Funerari Srl”,

resesi responsabili delle violazioni di cui al D. Lgs. 231/2001. L’applicazione della normativa in oggetto – avanzata dalla Procura della Repubblica di Bologna e condivisa dal GIP in fase di redazione della misura cautelare – afferisce in modo particolare alla “Responsabilità amministrativa degli Enti” e costituisce valore aggiunto dell’attività di indagine in oggetto. La stessa prevede infatti che possano essere applicate misure cautelari anche alle persone giuridiche laddove ricorrono reati di corruzione[1], vi sia un vantaggio per l’Ente e/o i fatti in oggetto siano riferibili alle persone fisiche che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’Ente stesso. I reati contestati nella fattispecie risultano evidentemente caratterizzati dal perseguimento di un illecito interesse da parte dei singoli enti, che si configura proprio nell’acquisizione illecita del maggior numero di servizi funerari e, quindi, nell’ampliamento e consolidamento della specifica fetta di mercato.

[1]     Compresi nella Sezione III del D. Lgs. 231/2001.

Basti peraltro pensare come gli stessi intermediari dipendenti delle imprese abbiano agito nel concorrente interesse a vantaggio delle società, come confermato dal fatto che il prezzo della corruzione agli infermieri si sia concretizzato attraverso provviste di liquidi a loro riferibili, ma alle imprese, poiché ricavate dall’articolato sistema di sottofatturazione in sé idoneo a generare il “nero” da destinare agli stessi incaricati di pubblico servizio corrotti.

In tale quadro il GIP del Tribunale di Bologna – dott. Alberto ZIROLDI – su richiesta del PM – dott. Augusto BORGHINI – ha disposto:

  • il sequestro preventivo ex art 321 c.1 cpp finalizzato alla confisca dei beni aziendali delle succitate 6 società, nonchè dell’ufficio “bunker” del C.I.F. in uso al binomio BERTAGNI/MAZZUCCHELLI;
  • il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto dei reati contestati (ai sensi del D. Lgs. 231/2001), par circa 000,00 euro;
  • il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto illecito realizzato dagli incaricati di pubblico servizio in relazione ai reati di corruzione, per circa 000,00 euro.

Le attività condotte sul punto, tuttora in corso, stanno vedendo sotto un profilo complessivo il sequestro di 5 immobili, 35 unità locali sedi societarie e circa 75 autoveicoli, per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro.

foto apertura  da sinistra:

Comandante Nucleo Investigativo Carabinieri Bologna, Tenente Colonnello Diego Polio, Sostituto Procuratore (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna), Dott. Augusto Borghini, Procuratore della Repubblica (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna), Dott. Giuseppe Amato, Comandante Provinciale Carabinieri Bologna, Colonnello Pierluigi Solazzo e Comandante Compagnia Carabinieri Bologna Centro, Capitano Marco Fragassi.

 

 

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