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CISL Sicilia: Migranti, firmato protocollo per lavoro in Tunisia

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È stato siglato nella sede del consolato tunisino di Palermo, sullo sfondo della strage di Sousse. Riguarda il settore dei call center. A promuovere il piano, col governo di Tunisi, Cisl Sicilia e le sue
istituzioni, e il vescovado di Mazara del Vallo
“Lotta all’abbandono forzoso della terra d’origine”, da parte delle popolazioni africane. E “riduzione delle diseguaglianze socioeconomiche” tra paesi in via di sviluppo e paesi del nord del mondo. Recita così, tra gli obiettivi generali, il protocollo per la formazione e la successiva occupazione in Tunisia di operatori di call center e telemarketing, firmato nel pomeriggio di oggi a Palermo, nella sede del consolato di Tunisia. Sullo sfondo, la strage di Sousse, sulle coste tunisine, con oltre trenta morti a seguito dell’attacco terroristico condotto, oltre che in Tunisia, in Francia, Kuwait e Somalia. Un’operazione, espressione di una “strategia nuova, globale, del terrore”, con le parole del console tunisino a Palermo, Farhat Ben Soussi. “Ma l’Islam è una religione di pace”, ha tenuto a rimarcare. “Questi con l’Islam non hanno nulla a che spartire”. “Manifestiamo il nostro cordoglio a un paese amico che vive ore terribili, di nuovo a due mesi dall’assalto al Bardo”, ha dichiarato Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, porgendo al console “le condoglianze del mondo del lavoro siciliano”.
Il protocollo, promosso dalla Cisl siciliana e dalle sue istituzioni del terzo settore (Iscos, Anolf e Anteas), e dal vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, punta, d’intesa col governo tunisino, a creare opportunità di lavoro nel paese del nord-Africa mediante “corsi intensivi full time in aula”, da tenersi per il tramite di società specializzate, “partner”. Nel caso specifico, le
veronesi Italhouse, Unifil Customer Service e la coop PromozioneLavoro.
Saranno cinquanta i giovani tunisini che a partire dal 17 agosto, a scadenza trimestrale per un triennio, saranno selezionati per partecipare ai corsi. A seguire, trenta di essi saranno assunti per
condurre in Tunisia attività di call center. Avranno uno stipendio di 800 dinari, “nella media di un insegnante o di un poliziotto in carriera”, e avranno diritto al rimborso spese e all’uso della mensa. È richiesta la conoscenza delle lingue per un’attività che sarà localizzata in Tunisia ma il cui bacino di riferimento non avrà confini, né nazionali né europei. Ma le lingue, hanno voluto precisare in consolato, non sono un ostacolo per un paese di 11 milioni di abitanti che ogni anno sforna 110 mila laureati il 90% dei quali ne parla almeno tre.
Il progetto, informano alla Cisl, si rivolge segnatamente ai tunisini immigrati in Italia che volessero cogliere l’opportunità che si apre, rientrando nel proprio paese.
“Offriamo un modello virtuoso di cooperazione – ha spiegato Milazzo – individuando procedure, modalità e tempi di un percorso che punta a promuovere sviluppo e occupazione direttamente nei paesi del nord-Africa. Il nostro vuole essere un contributo per un argine all’emergenza umanitaria che è sotto gli occhi di tutti”. Per il console Soussi, “il progetto è interessante, sono sicuro che
offrirà grandi chance ai giovani tunisini. Collaboriamo con la Cisl anche per l’annuale organizzazione della Settimana della cultura tunisina, è un partner serio e costruttivo”.
Oltre a Milazzo e Soussi, hanno firmato il protocollo, Paolo Greco, presidente dell’Iscos Sicilia, istituto capofila; Nadine Abdia, copresidente regionale Anolf; Rosaria Aquilone, presidente
dell’Anteas Sicilia. E i vertici delle aziende-partner.
Com. Stam.

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