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Film : L’ora legale ~ Sette mesi d’utopia


Dall’esordio al cinema, nel 2002, con Nati stanchi (unico film di cui sono in tête d’affiche scritto ma non diretto o co-diretto da loro), Salvo Ficarra e Valentino Picone hanno compreso due importanti lezioni: i lungometraggi necessitano di una sceneggiatura con un inizio, un’evoluzione (con sorprese) e una fine che non riconduca pigramente al punto di partenza; il set è uno spazio ampio, che accoglie ciclicamente tanti caratteristi, teatranti e cabarettisti della loro regione d’origine (qui domina un inquietante Leo Gullotta in abito talare), in nome di una genuina coralità. Se a ciò si aggiunge che il duo ambienta le sue storie, mai volgari, su (valorizzati) sfondi siciliani sempre diversi, si capisce che il suo lavoro non si limita a divertire le platee, facendole pure identificare nelle contraddittorie indolenze siculo-italiane. Anzi, il legame di base con il territorio conosciuto (non è un caso che l’eccezione in tal senso – Anche se è amore non si vede – abbia dato i risultati più discontinui) aiuta a “spiccare il volo”. Inoltre i personaggi-tipo del furbastro e l’ingenuo non rappresentano – almeno finora – una gabbia, bensì l’embrione vincente dei loro soggetti. E ancora una volta, complice un ottimo trailer e un acuto titolo, la risposta del pubblico arriva.

La sceneggiatura, firmata dagli autori insieme a Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone e il collaudato Fabrizio Testini, illustra la vita in un paesino immaginario, sapidamente battezzato – per descriverne l’immobilità – Pietrammare (le riprese si sono svolte a Termini Imerese), dove inaspettatamente sale al Comune un professore di sani principi (un convincente Amato), a onta dell’uscente predecessore maneggione (Sperandeo, perfetto). La gente, dunque, invoca un concreto cambiamento; però appena il neo-eletto sguinzaglia gli “invisibili” vigili per far rispettare le regole e inizia, tra piste ciclabili e raccolta differenziata, a bonificare seriamente il luogo, il consenso cala: quasi nessuno è disposto a sacrifici, in primis il fratello della moglie defunta del sindaco (Ficarra), voltagabbana di professione (strano che le passi tutte lisce…), gestore di un chiosco insieme al marito della sorella del primo cittadino, suo sostenitore dall’inizio. Si oscilla così tra notazioni al vetriolo (le campagne a colpi di spesa, l’indefessa difesa del “cognato” in fila, la marcia dei forestali… imboscati, l’ipocrisia degli uscieri) e compromessi smascherati. I due protagonisti – migliorati in campo registico – si tirano pudicamente fuori dall’amaro, non inedito finale, compimento di una breve utopia. Non una resa, però. Che gli spettatori lo sappiano.

L’ora legale (Italia, 2017) di Ficarra & Picone con Salvo Ficarra, Valentino Picone, Vincenzo Amato, Eleonora De Luca, Tony Sperandeo

di Massimo Arciresi

KKKKK
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