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FILM: Una doppia verità ~ L’avvocato di un diavolo?

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Ognuno dei personaggi principali (e di noi) mente. È l’elementare, dichiaratissimo assunto sul quale s’impernia la sceneggiatura di questo thriller a sfondo processuale (negli anni ’90 genere di gran moda, oggi saggiamente frequentato con maggiore parsimonia da Hollywood), scritta da Rafael Jackson alias Nicholas Kazan (sì, il figlio di Elia). E per fortuna tale idea di base non viene persa di vista, dato che il piacere della visione e la (controllata) tensione discendono e dipendono da essa.

La trama è perfino classicheggiante. Il giovane Mike Lassiter (Gabriel Basso, compresso secondo i canoni della situazione) è sorpreso vicino al corpo pugnalato e agonizzante del padre Boone (un Belushi specificamente incarognito), cinico penalista di fama che non ha mai mostrato rispetto né per le opinioni e le scelte del ragazzo, né per la sottomessa consorte Loretta (Zellweger, in panni a lei congeniali), e non solo per via dei ripetuti e quasi sbandierati tradimenti. Piena flagranza di reato, dunque, ma Richard Ramsay (Reeves, la cui nota “sottrazione” recitativa ben si addice alle circostanze), collega del defunto e amico di famiglia, intende ugualmente perorare la causa dell’adolescente, intanto chiusosi in un mutismo assordante. I testimoni chiamati dall’accusa, rappresentata dal metodico avvocato Leblanc (Jim Klock, caratterista che merita spazio), si susseguono, dimostrando indirettamente il teorema accennato all’inizio, ciascuno per posizioni peraltro facilmente immaginabili dai contesti (perlopiù lavorativi). Nel frattempo il difensore è affiancato da una sagace apprendista, Janelle, (Gugu Mbatha-Raw), coinvolta per “ragioni d’immagine” eppure determinante nel progressivo svelamento della verità. Iter che subisce uno scossone improvviso, una possibile svolta diversiva che però, di nuovo, invita lo spettatore a non distogliere l’attenzione.

In effetti, lo scioglimento dei nodi non è davvero imprevisto, tuttavia la coerenza stilistica, grazie alla saldezza della regista Courtney Hunt (già autrice dell’ignobilmente dimenticato Frozen River), è salva. Fra l’altro, l’ardua ricostruzione dell’accaduto per flashback – tutti attendibili? – è congegnata con discreto acume (succede lo stesso nell’assai diverso Aspettando il re, uscito la medesima settimana: coincidenza che sarebbe degna di un approfondimento). Per così tanti motivi dà pena notare dei fastidiosi granelli di sabbia nel lubrificato ingranaggio: pur ammettendo che delle foto di percosse (referto di un certo peso) spuntino per calcolo, come la mettiamo – senza rivelare alcunché – con il dozzinale e al contempo rilevante particolare dell’orologio da polso?

Una doppia verità (The Whole Truth, USA, 2016) di Courtney Hunt con Keanu Reeves, Renée Zellweger, Gabriel Basso, Jim Belushi, Gugu Mbatha-Raw

di Massimo Arciresi

KKKKK
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