Breve

Il rispetto del dolore di una donna


Ho trascorso un pomeriggio al reparto di ginecologia. No, non per me. Ero in visita ad un’amica. Stanza da quattro pazienti, un caldo atroce, tanto che qualcuno, ad un certo punto, ha spalancato le finestre. Un letto era vuoto, finchè non hanno portato una ragazza -non so dire quanti anni avesse- rannicchiata. Al seguito, quello che doveva essere il suo fidanzato o suo marito. La ragazza aveva appena subito un raschiamento perchè il cuore del suo bimbo aveva smesso di battere. Non conosco questa coppia, non so la loro storia, non so quanto avessero desiderato questo bimbo, ma lo sguardo di lui trasmetteva dolore. Dolore per la perdita di un figlio e probabilmente dolore nel vedere la sua compagna così rannicchiata, un pò sicuramente per il dolore fisico e probabilmente anche per il dolore del cuore. Non deve essere facile, deve essere un dolore atroce. Quando ti dicono che non c’è più nulla da fare immagino si provino sensazioni tremende. Nella stanza, qualcun altro era felice, tempo di buone notizie, tempo di bimbi perfettamente sani nelle pance delle loro mamme. Chi era felice cercava di contenere la propria gioia nel rispetto di quella coppia. Noi siamo andati fuori ad abbracciarci per una buona notizia, quando siamo rientrati parlavamo piano per non disturbare loro. Perchè il dolore di quella coppia andava e va rispettato. Ho pensato a quanto non fosse giusto che una donna che sta provando un dolore così grande debba essere costretta a dividere la propria stanza con chi, invece, è felice per qualcosa che a lei la felicità l’ha tolta. Poi sono andata a fare pipì. E ho attraversato un corridoio pieno di stanze vuote, più piccole, letti che non erano occupati da nessuno. Ho pensato che sarebbe stato giusto dare a quella coppia uno spazio solo per loro, senza dover assistere alla gioia di qualcun altro. Uno spazio per stare tranquilli, in un momento difficile. Si lo so che la vita va così, che sono cose succedono. Solo che sono cose che succedono, finchè non succedono a noi. E ogni donna avrebbe diritto al rispetto del proprio dolore, così come ogni uomo.

di Gilda Serafini

KKKKK
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