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La lunga storia del parcheggio sotterraneo sotto il Palazzo di Giustizia di Palermo

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La storia del parcheggio sotto il palazzo di giustizia di Palermo sembra una di quelle senza fine.  Una storia che potrebbe sembrare una telenovela.

C’era una volta, era il 1999, la società Gecopre Spa. Fu allora che questa società chiese l’ affidamento in concessione della “progettazione, costruzione e gestione” del parcheggio sotterraneo multipiano di piazza V.E.Orlando.

Dopo due anni, alla fine del 2001, il tribunale adiacente al parcheggio chiese la concessione “a titolo esclusivo” di un piano della struttura. Per questo, la Gecopre Spa chiese in cambio, “a compensazione”, un canone annuo di 450.000 euro (oltre iva).

Passarono altri due anni e, nel 2003, la Giunta municipale deliberò la “concessione alla Gcopre Spa per la progettazione, costruzione e gestione del parcheggio sotterraneo multipiano per complessivi 701 posti auto e di circa 865  posti auto in superficie”. Stranamente però pare che la somma relativa al canone da pagare da parte dell’Amministrazione Giudiziaria sia stata chiesta dal Comune solo due mesi più tardi. A febbraio 2004, l’Amministrazione Giudiziaria pare abbia fatto sapere al Comune di non voler pagare il canone richiesto.

Nuove diatribe e, come facilmente prevedibile, nuove richieste avanzate dalla Gecopre Spa come “compensazione”. Richieste che la società presenta non all’Amministrazione Giudiziaria, ma al Comune di Palermo. L’amministrazione comunale cerca di mediare e offre altri 128 posti auto in superficie nella zona intorno al Tribunale. Ma Gecopre Spa rilancia. E chiede la concessione di ben 1836 posti auto in altre zone.

Per questo, il Ragioniere Generale chiede la valutazione della richiesta all’Unità Tecnica Finanza di Progetto (UTFP), che esprime parere contrario. Di conseguenza  anche il Ragioniere Generale, nel 2005 (gli anni passano), esprime parere contrario. Le motivazioni sono abbastanza chiare: il lavoro della Gecopre Spa sarebbe comunque lautamente remunerato anche senza le somme secondo alcuni promesse dall’Amministrazione Giudiziaria, ma, soprattutto, vista la concessione del diritto di superficie sull’area di Piazza V.E.Orlando e del relativo sottosuolo per quasi un secolo, sorgono dubbi sul fatto che l’opera sia realizzata a carico del privato.

Passano poche settimane e si verifica un nuovo colpo di scena: nonostante i due pareri contrari, il RUP, Responsabile Unico del Procedimento, chiede formalmente all’UTFP di riformulare il proprio parere sulla base di alcune modifiche dell’accordo. Il parere viene trasmesso poco dopo, ma (tanto per colorare di giallo la vicenda) il documento allegato al fax inviato non è scritto su carta intestata. Anzi pare che manchi anche la firma autentica di chi ha emesso il parere. Un giudizio che è in ogni caso, anche questa volta, negativo. Le motivazioni sono analoghe alle precedenti: 90 anni sono un lasso di tempo che viene definito “del tutto straordinario per operazioni del genere” e, inoltre, l’UTFP  chiede che (in virtù dell’art.19 della legge 109/1994), esclusivo responsabile della costruzione e della gestione dell’opera sia il concessionario. Cosa ben diversa  da quanto previsto dalla convenzione firmata. In pratica la valutazione afferma che non deve essere venga concesso il diritto di cedere in subappalto la gestione dopo il completamento dei lavori.

Nuovo parere negativo dell’UFTP e, quindi, nuovo parere contrario del Ragioniere Generale. Stranamente, però, la Giunta emette una delibera con la quale affida la progettazione realizzazione e gestione dell’opera alla Panormus 2000 Srl, subentrata alla Gecopre Spa, quasi alle stesse condizioni richieste da quest’ultima. L’affidataria, infatti, affida la gestione dei parcheggi in superficie all’Apcoa Parking Italia spa alla quale l’Ufficio Traffico, incurante di tutti i pareri nel giugno del 2006, affida i parcheggi in superficie.

Ma non basta. Anche le parti sotterranee, appena finiti i lavori, nel 2009, vengono affidati ad Apcoa. E Panormus 2000 Srl? Lo stesso anno viene effettuata un’operazione di lease back (pare senza chiederne l’autorizzazione o anche solo comunicarla al Comune di Palermo), nonostante questa decisione pare alteri sensibilmente la struttura del progetto dal punto di vista finanziario.

Una telenovela infinita. Una vicenda lunga e complessa che presenta non poche ombre. Per chiarire le quali, due consiglieri del Comune di Palermo, Filippo Occhipinti e Paolo Caracausi, dopo un lungo lavoro di indagine, hanno presentato un esposto alla Procura Generale evidenziando le “criticità” della vicenda (sopra riportate). Quello che chiedono i due consiglieri comunali (ma in tutto questo tempo dove sono stati tutti gli altri? Possibile che solo loro si siano accorti di ciò che avveniva sotto i loro occhi? anzi sotto i loro piedi) è verificare se esistono responsabilità, soprattutto di natura penale, connesse con questo progetto dai contorni poco chiari.

Ciò nonostante i lavori vengono completati. Almeno così sembra, tanto che viene programmata l’inaugurazione per il mese di agosto 2010. All’ultimo momento, però, colpo di scena: ci si accorge che si sarebbe trattato di una “finta” inaugurazione dato che, per quella data, l’opera non era agibile né completata. Motivo per cui l’inaugurazione viene ripetuta a novembre (in Italia, è una prassi usuale inaugurare le “incompiute”: ad esempio, l’autostrada PA-ME è stata inaugurata ben 17 volte. E ancora…).

Qualche anno dopo, nel 2015, un nuovo colpo di scena: a seguito di controlli effettuati su tutto il Palazzo di Giustizia, viene fuori che il parcheggio sotterraneo antistante il Palazzo di Giustizia pare essere privo di controlli di sicurezza adeguati.

E non è finita ancora. A gennaio scorso il Comune, sulla base di un parere tecnico reso dall’Unità Tecnica sulla Finanza di Progetto istituita presso il Cipe ,  chiede alla Panormus 2000, un milione e quattrocentomila euro (da versare entro 60 giorni) come “correttivi” da apportare alla Convenzione già sottoscritta, al fine di tutelare gli interessi dell’Amministrazione comunale e dei cittadini. “Da anni ripeto e in tanti ripetiamo che questo sistema delle zone blu a Palermo presenta delle anomalie; una considerazione che non aveva bisogno certamente di conferme tecniche ma che è oggi confermata da questi pareri. Il fatto che le anomalie fossero note già nel 2005 getta un’ombra sull’intera operazione e ci determina ancora di più a fare chiarezza perché quello che in tutte le città è un servizio per la collettività non diventi invece uno strumento di guadagno facile per un soggetto privato”, dichiara il sindaco Orlando, riaprendo una nuova puntata dell’interminabile  telenovela.

Ovvia la replica della Panormus 2000 che risponde che si tratta di “una richiesta del tutto illegittima e infondata”. E aggiunge: “La convenzione infatti (art 6 lettera h) prevede che il Comune, giustamente, debba verificare l’andamento economico dell’iniziativa, confrontando i bilanci di previsione allegati alla convenzione del 2005 con quelli relativi ai risultati conseguiti, non solo i ricavi – come sostiene incomprensibilmente il Comune – bensì i bilanci, e questo sacrosanto principio è stato riconosciuto in precedenti sentenze dal Tar e dal Consiglio di Stato, per i quali il piano economico-finanziario allegato alla convenzione costituisce il nucleo centrale degli interventi, anche perché consente di verificare la sostenibilità della proposta di iniziativa privata da parte dell’investitore, sotto il profilo dei ricavi attesi e dei relativi flussi di cassa in rapporto ai costi di produzione e gestione”.

Beghe, rinvii a giudizio, polemiche, gestioni amministrative discutibili che fanno sorgere spontanee due domande: possibile che sia stato necessario attendere il 2015 e la buona volontà di due consiglieri (Filippo Occhipinti e Paolo Caracausi) per chiedere alla procura di far luce su tutta questa vicenda? Dov’erano gli altri consiglieri quando venivano girate le puntate  di queste interminabile telenovela? Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Senza contare che, con tutta probabilità la buona volontà di  Occhipinti e Caracausi potrà essere ripagata solo in parte: molti dei reati penali, infatti, potrebbero essere ormai prescritti. Ma non le responsabilità civili. Tutta la vicenda è stata denunciata anche alla Corte dei Conti che, però non si è ancora espressa. E questo potrebbe aprire un nuovo capitolo della storia infinita.

Gli unici a pagare per questo spettacolo (davvero indecoroso) saranno, come sempre, i cittadini.

C.Alessandro  Mauceri

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