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Nei meandri della mente

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La portata del fenomeno Pixar è tale che non si può non parlare della sua nuova, frizzante, colorata creatura, frutto di un’elaborata preparazione studiata con minuzia, perfino scientificamente. Ci si riferisce a una casa di produzione che dal 1995 sforna lungometraggi animati computerizzati (e già dal 1986 pure corti), affinando la sempre più stupefacente tecnica senza mai perdere d’occhio dei contenuti che non mirino soltanto a essere edificanti per le platee di bambini, bensì siano in grado di sollevare problematiche di rilievo in grado di non lasciare indifferenti nemmeno gli “accompagnatori” adulti (ma ormai da un pezzo il pubblico esclusivamente maturo è ben felice di uscire allo scoperto). Il “capo” John Lasseter ha condiviso volentieri i meriti del differenziato successo planetario riscosso da questi moderni cartoons (che all’inizio hanno dovuto vincere la comprensibile diffidenza dei puristi a suon di valide idee) con gli altri registi della scuderia (Stanton, Unkrich, Bird – ultimamente “convertitosi” ai film con attori in carne e ossa – e, appunto, Docter) che negli ultimi 20 anni si sono distinti nella realizzazione di piccole perle. In pratica un marchio riconoscibile e affidabile, che nella fase 2007-2010 (quando si avvicendarono titoli quali Ratatouille, WALL•E e Toy Story 3, con il sapido “intermezzo” chiamato Up) riusciva a superare instancabilmente se stesso.
Un fisiologico periodo di assestamento ha preceduto la trionfalistica affermazione di Inside Out, incentrato – come già illustrato magnificamente dalla sapida scena scelta per il trailer programmato da mesi nelle sale con martellante lungimiranza, malgrado per il nuovo Star Wars la straripante Disney stia “strillando” ancor più forte – su un’undicenne, Riley, i cui “dolori di crescita” sono catalizzati da un non preventivato trasloco che le causa, dopo un’iniziale e paziente accondiscendenza, uno scompenso caratteriale non proprio facile da arginare, soprattutto perché le sue sensazioni contrastanti, Gioia e Tristezza (rivoluzionariamente valorizzata), hanno perduto la strada (non si fa per dire), lasciando ai comandi i più instabili colleghi: Paura, Disgusto e Rabbia. L’umanizzazione delle emozioni non è solo un efficace espediente narrativo (replicato con esilaranti risultati all’interno delle altre teste, soprattutto quelle dei genitori della piccola; anzi, divertitevi a notare i generi dei vari umori, e soprattutto chi presiede nelle altre menti…), è un modo per semplificare i complessi meccanismi di apprendimento e immagazzinamento delle informazioni attuati con spontaneità dal nostro cervello. In una parola: emozionante!

Inside Out (id, USA, 2015) di Pete Docter e Ronaldo Del Carmen (animazione)

Di Massimo Arciresi

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KKKKK
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