Evidenza

Non si trattava di mazzette ma di prestiti


“Il fatto non sussiste”. Non si tratta di tangenti ma di prestiti per risolvere un periodo difficile. Pippo Bono, dipendente pubblico, era stato rinviato a giudizio per istigazione alla corruzione, ma il collegio della terza sezione penale presieduto da V. Massa lo ha assolto.
Bono, funzionario del Demanio marittimo dell’assessorato al Territorio e Ambiente, secondo l’accusa, aveva chiesto tangenti per lo svolgimento di un lavoro che gli spettava d’ufficio. I fatti riguardano tre vicende accadute nel 2009. 500 euro richiesti ad un imprenditore di Termini Imerese per una pratica di sdemanializzazione di un centro sportivo; 3 mila euro al titolare di uno studio legale di Palermo che eseguiva, per conto di clienti, pratiche demaniali; 5 mila euro al gestore di un rimessaggio di barche sempre a Termini che aveva richiesto di rinnovare concessioni demaniali.
L’avvocato della difesa R. Geraci ha convocato una serie di testimoni ed è risultato evidente che non esistesse alcun collegamento tra le tre pratiche e la richiesta di denaro. I testimoni hanno anche dichiarato di non aver mai ricevuto minacce. Si trattava solo di prestiti, mai concessi, chiesti ad imprenditori conosciuti in ufficio, che Bono si impegnava estinguere nel momento in cui avesse risolto la sua complicata situazione economica.

di Diego Ventimiglia

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