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Omicidio Petrucci, tensione in aula durante l’ultimo processo


Tensione in aula durante il processo d’appello per l’omicidio di Carmela Petrucci, uccisa nell’ottobre del 2012 da una coltellata inferta da Samuele Caruso, ex fidanzato della sorella Lucia.
Alla vista dell’omicida, il fratello della vittima, Antonino Petrucci, al quale era stato anche chiesto di abbandonare l’aula prima dell’ingresso dei Giudici della Corte d’Appello di Palermo, è andato in escandescenze ed è stato allontanato. Durante il processo hanno lasciato le loro deposizioni i legali di parte civile, la famiglia Petrucci e l’associazione Le Onde, che da anni si occupa dei casi di violenza sulle donne nel territorio. Samuele Caruso era stato condannato all’ergastolo con rito abbreviato, condanna che proprio i genitori dello stesso Caruso non sono riusciti ad accettare e in un’intervista a una Tv locale hanno dichiarato: «Anche nostro figlio è una vittima, una vittima del sistema».
Parole molto forti che hanno lasciato l’amaro in bocca ai genitori della vera vittima di tutta questa storia, una ragazza di 17 anni, morta nell’androne del suo appartamento solo per aver tentato di difendere la sorella dalla ferocia di un ex fidanzato che non ha saputo accettare la fine della loro relazione.
Al termine del processo, infatti, il padre di Carmela, Serafino Petrucci, ha voluto controbattere alle parole dei genitori di Caruso, tenendoci a sottolineare che il loro pensiero non cambia: «L’assassino deve essere punito con l’ergastolo».
Gli avvocati di Petrucci hanno comunque voluto puntare la difesa sul fatto che la ragazza è stata uccisa per errore, ma l’accusa, che continua a chiedere l’ergastolo, ha fatto notare durante l’arringa che tre coltellate inferte con quella violenza non possono essere considerate un errore.

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