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Pelé ~ Quando il calcio era uno sport

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Dopo aver assistito a questa ricostruzione romanzata scritta e diretta dai fratelli Zimbalist, di solito documentaristi, degli esordi del campione brasiliano Edson Arantes do Nascimento, meglio noto come Pelé (nomignolo appioppatogli  per caso), molto prima, dunque, che diventasse “O Rei”, sorge spontaneo il confronto con un’altra recente biografia sportiva, Race – Il colore della vittoria, incentrata sulle imprese olimpiche dell’atleta nero Jesse Owens nella Berlino nazista. Ma se il film di Stephen Hopkins, pur con la “necessaria” retorica, parlava a conti fatti di eroismo (in generale emozionando di più), quello in esame si concentra maggiormente sul riscatto dalla povertà, sia individuale che collettivo. Infatti, l’aspetto che emerge quasi romanticamente dal romanzo di formazione in salsa hollywoodiana che ne è venuto fuori riguarda il senso di appartenenza di un popolo diseredato, il bisogno di ottenere attenzione almeno nell’ambito del calcio internazionale e le numerose, cocenti delusioni (soprattutto la finale persa con l’Uruguay ai Mondiali del 1950) che hanno preceduto il liberatorio momento dell’affermazione. Ma evidentemente parliamo di un’epoca in cui il pallone non era troppo “infettato” da interessi miliardari, truffe, invadenti diritti tv e tifoserie ottusamente violente.

Il protagonista, figlio dell’ex-giocatore infortunato e relativamente disilluso Dondinho (personaggio – non gestito benissimo sul piano narrativo – che ha il volto del simpatico cantante Seu Jorge), cresce vivace tra le baracche di Bauru (in tale fase lo interpreta il piccolo Leonardo Lima Carvalho, in seguito sostituito da Kevin de Paula), palleggiando con gli amici e sviluppando la sua abilità istintiva nella ginga, derivante dalla capoeira, danza antica che rappresentava anche una difesa dagli schiavisti. Uno stile proibitissimo in campo quando il talentuoso ragazzino, segnato da dolori personali che gli tolgono entusiasmo e poi spronato dal comprensivo padre, è notato da un osservatore esperto e finisce a giocare con la maglia del Santos. Da lì alla nazionale il passo non sarà così lungo, e il nostro si ritroverà a 17 anni a lasciare la sua impronta negli annali della Coppa del Mondo, dando per giunta una salutare svecchiata agli schemi.

La sceneggiatura ridimensiona o addirittura sacrifica in favore della drammaturgia altri nomi di rilievo – come Garrincha (recitato da Felipe Simas) o Altafini (reso antipatico da Diego Boneta) – della gloriosa squadra che conquistò la vittoria contro la Svezia nel 1958; però almeno il minutaggio non sbrodola. Cameo vocale di Bruno Pizzul e fisico del vero Pelé, che in più produce.

Pelé (Pelé: Birth of a Legend, USA, 2016) di Michael Zimbalist, Jeff Zimbalist con Kevin de Paula, Leonardo Lima Carvalho, Vincent D’Onofrio, Seu Jorge, Colm Meaney

di Massimo Arciresi

KKKKK
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