«Sono veramente costernato del fatto che Zambuto dica che sia andato a palazzo Grazioli per garantire dell’onestà di un parlamentare rispetto ad un possibile coinvolgimento di quest’ultimo nel concorso per un omicidio. Ma cosa c’entra questa cosa che dice? Queste affermazioni mi hanno lasciato sconvolto». Con queste parole il governatore Rosario Crocetta colpisce Marco Zambuto dopo che il Presidente siciliano del Pd, ex pupillo di Mannino e Cuffaro, è stato scoperto in visita da Silvio Berlusconi insieme al deputato di Fi Riccardo Gallo. Zambuto non è nuovo a queste “scappatelle”, già da sindaco, dopo le elezioni vinte in passato col centro-sinistra ad Agrigento, cercò di entrare a far parte di quello che una volta era il Popolo delle libertà, accompagnato ad Arcore da Angelino Alfano. Fausto Raciti, segretario regionale Pd fa sapere che: «Non si permetterà a nessuno di considerare il Pd un autobus su quale salire ad uso e consumo dei propri calcoli». Giuseppe Civati insorge polemico: «Se si inceppa il trasformismo… no, vabbè, sembra una trama di Andrea Camilleri, però purtroppo è tutto vero». Marika Cirone Di Marco, parlamentare regionale del Pd, ne fa una questione di rispetto, prima che politica: «Quando si ricoprono cariche di responsabilità all’interno del Pd,» dice «bisogna sempre avere rispetto per gli iscritti e i sostenitori». Ninni Terminelli, componente della direzione regionale del Pd, afferma: «Il caso Zambuto dimostra la leggerezza con cui il Pd siciliano opera nella politica delle aperture a discapito delle storie dei propri esponenti. Si guardi alle aperture nella società e non solo al ceto politico per irrobustire potere contrattuale dei capicorrente». Che futuro si profila adesso per Zambuto?